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Giorno del Ricordo 2020: "Negare significa non riconoscere"

L’istituzione del Giorno del Ricordo, avvenuta con legge 92 del 30 marzo 2004, ha permesso finalmente alla tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, di diventare un capitolo di storia nazionale.

Come disse il presidente Mattarella nel 2015 "Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia. Il Parlamento con decisione largamente condivisa ha contribuito a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale".

La data prescelta, il 10 febbraio, ricorda il giorno in cui, nel 1947, furono firmati i trattati di pace di Parigi, che assegnavano l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara alla ex Jugoslavia, in precedenza facenti parte dell’Italia.

Il Giorno del Ricordo fu celebrato ufficialmente, per la prima volta, nel 2005. Da allora la ricorrenza fa parte del calendario delle solennità civili nazionali.

Purtroppo la maggior parte dei 350mila sopravvissuti agli eccidi, che hanno abbandonato le loro terre sperimentando lo sradicamento totale, sono morti senza veder riconosciuto il loro sacrificio. Nelle foibe furono gettati maestri di scuola, impiegati, carabinieri, medici, artigiani, operai, imprenditori… tutti, purché italiani o avversi alla nuova dittatura.

Per molti anni questa tragedia collettiva è stata oggetto di censura per pregiudizio ideologico. Anche gli stessi testimoni diretti si sono rassegnati per lungo tempo a non parlarne perché guardati con sospetto. Hanno rinunciato a raccontare, certi di non essere creduti. Ciò che durante e dopo la II guerra mondiale era accaduto in decine di migliaia di famiglie restava un incubo privato perché al resto degli italiani non interessava. Eppure era storia.

Sempre il Presidente della Repubblica nel discorso celebrativo di ieri ha dichiarato che oggi i veri avversari da battere sono "l’indifferenza il disinteresse e la non curanza“.

Io dico che purtroppo ancora oggi il primo nemico da battere è ancora il negazionismo di una certa parte politica, in Italia e anche nella nostra città, dove alcune realtà locali, esprimendosi con comunicati, aumentano la contrapposizione sulle tragedie della storia per cecità ideologica.

Sulla pelle delle vittime non ci sono né se, né ma, né però. E come dice ancora Mattarella "Non si trattò di una ritorsione contro i torti del Fascismo, perché tra la vittime di un odio comunque intollerabile … vi furono … tanti innocenti, colpevoli solo di essere italiani“.

Negare significa non riconoscere, non riconoscere significa calpestare ancora una volta i martiri a cui la vita è stata strappata.

Non possiamo accettare che nella nostra città parole così ignobili vengano pronunciate.

Che ruolo abbiamo dunque noi oggi nel Giorno del Ricordo?

Quello di non celebrare questo appuntamento solo per dovere istituzionale, in modo retorico, ma quello di difendere una verità e di dare spazio alle voci e alle testimonianze delle persone che hanno vissuto quel dramma.

La memoria è un dovere, è la via imprescindibile per la riconciliazione.
Non è vero che rimuovere aiuta a superare, anzi, la storia dimostra che il passato si supera solo facendo i conti con esso e da esso imparando.

Dobbiamo tenere alta la memoria, non per recriminare ma per non dimenticare, perché ciò che è stato non avvenga mai più.

Come segno importante per la nostra città è stato scelto questo luogo che da qualche anno porta il nome di Vittime delle Foibe.

Da oggi segniamo un passo in avanti: sostituiamo il termine di "Vittime" con quello di "Martiri" perché così possono essere considerate le persone che hanno perso la vita in quel tempo e dedichiamo questo angolo verde di Balsamo a Norma Cossetto.

Con questa scelta intendiamo porre l’accento sul sacrificio di tutte le persone che hanno conosciuto la morte in questa drammatica pagina di storia, e diamo un volto preciso a questi martiri, scegliendo una donna simbolo.

Chi è Norma Cossetto.
Si tratta di una giovane studentessa universitaria istriana catturata e imprigionata da partigiani Jugoslavi nel 1943, che è stata lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba.
Una testimonianza di coraggio e di amore per la patria che vogliamo portare all’attenzione di tutti i nostri concittadini.

Il tempo del presente deve diventare luogo di relazioni e confronto, dove c’è spazio per la testimonianza, e il compito di educare alla verità diventa responsabilità comune.

La storia e la memoria comune possono fornire un grande aiuto per guardare al futuro senza dimenticare coloro che hanno dato e perso la vita per la nostra amata Italia.

Nel ringraziarvi e nel porgere a tutti voi presenti un caro saluto, Istituzioni, Forze dell’ordine, parenti e familiari degli esuli, associazioni e tutti i cittadini, uomini e donne liberi…..
possiamo certamente affermare che

Oggi, 10 febbraio, è il giorno che non si può più dimenticare,
Oggi è il giorno del riscatto
Oggi è il giorno dell’orgoglio italiano.

Grazie per l’attenzione

Data ultima modifica: 8 ottobre 2020
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