Il progetto “U.R. Impact”, parte del programma europeo URBACT, ha preso avvio prima dell’estate. Le prime azioni di progetto hanno portato il Comune di Cinisello Balsamo in giro per l’Europa e oggi vi raccontiamo in che modo.
La prima tappa è stata Malmo, in Svezia, in cui abbiamo partecipato alla URBACT Summer University dal 28 al 30 agosto. Sono stati tre giorni intensissimi: con più di 500 partecipanti, l’iniziativa prevedeva workshop e altri momenti formativi per approfondire il concetto di rigenerazione urbana, confrontarsi con realtà diverse e scoprire strumenti utili per pianificare le azioni e coinvolgere i soggetti interessati. L’approccio promosso da URBACT, infatti, auspica a un processo dinamico e collaborativo tra le municipalità, che faccia del confronto la sua ricchezza e la chiave dell’agire.
Successivamente a Malmo, sono iniziate le Study visits: Cinisello Balsamo infatti detiene il ruolo di capofila del progetto, ragione per cui Massimo Capano, in rappresentanza della municipalità, si è recato insieme a Liat Rogel, la Lead Expert del progetto, in tutte le municipalità che fanno parte di questo partenariato per fare un sopralluogo e comprendere da vicino queste realtà e il punto di partenza, fondamentale per sapere come strutturare il progetto e verso quali obiettivi dirigersi.
La prima città è stata Kamza, in Albania, una delle più densamente popolate e in crescita dal 1996. Oltre ad avere registrato una forte crescita demografica, è interessante notare che la maggioranza della popolazione ha tra i 30 e i 50 anni.
Sebbene abbia una storia recente, ha già fronteggiato sfide complesse: nel 2019, a seguito di un terremoto, si è trovata a dover ricostruire le abitazioni dei cittadini; lo ha fatto però con un’attenzione di prim’ordine alla transizione green, all’inclusione e all’assistenza sociale.
Nonostante ciò, il lavoro da fare è ancora molto e riguarda soprattutto l’integrazione delle comunità rumena ed egiziana. Tra gli obiettivi du U.R. Impact, infatti, c’è rendere la città policentrica trasformando gli spazi abbandonati o non ancora impiegati in poli di aggregazione per la cittadinanza.
A seguire, abbiamo visitato Bovec, cittadina slovena abbracciata da un panorama splendido, che è la sua fortuna ma non solo. La città, infatti, ha due vite: una estiva, in cui è un’ambita e apprezzata meta turistica, e una invernale, in cui è il fantasma di sé stessa e deve fronteggiare anche il problema dell’emigrazione della fascia più giovanile di cittadini.
Questo è forse il problema più grande, perché oltre alla ricerca di lavoro che porta i giovani a trasferirsi altrove, il problema si presenta ancor prima che in altri posti a causa della mancanza di scuole: i ragazzi, dai 15 anni, sono costretti a trasferirsi per poter completare il loro percorso scolastico. Per questo motivo Bovec deve fronteggiare un trend crescente nell’invecchiamento della popolazione.
E perfino il turismo pone delle questioni da risolvere: come gestire questi flussi di persone senza danneggiare le risorse naturali della città? In che modo renderlo un turismo sostenibile?
Al momento, si sta costruendo un centro sportivo che ambisce a essere risorsa sia per il turismo sia per le opportunità che la città può cogliere.
L’obiettivo che Bovec vorrebbe raggiungere all’interno del progetto riguarda principalmente l’impatto sociale: creare una community che convinca i giovani a restare a Bovec, che dia loro un motivo per farlo, e farlo a partire da un turismo sostenibile e mettendo in risalto la storia, la cultura e la capacità di rinascere della città.
In Spagna, partecipa con noi la municipalità di Murcia, la settima citta spagnola per abitanti: 465.000.
Murcia è dunque una città ricca di diversità, che registra la presenza di oltre 146 nazionalità. Per questo motivo, si impegna da anni sul fronte della coesione sociale e nello specifico per coinvolgere nel processo di rigenerazione urbana le periferie e i suoi abitanti. Ha già partecipato a progetti innovativi per ridisegnare al meglio il profilo della città e, per la stessa ragione, è in corso un investimento per migliorare la zona sud della città a partire dai collegamenti. La ferrovia sotterranea infatti si sta estendendo per sette ulteriori chilometri e si sta realizzando un centro culturale artistico.
Proprio perché propensa ai cambiamenti, Murcia si è unita a U.R. Impact per perseguire uno scopo complesso ma fondamentale a un vero progresso della città: far sì che ognuno si senta parte della comunità, venga ascoltato e si senta rappresentato dalle scelte di rigenerazione urbana che vengono compiute. Che nessuno, insomma, venga lasciato indietro, ma che tutti si sentano parte attiva di Murcia.
La tappa successiva è stata la cittadina di Mértola, che si trova nel Sud del Portogallo, al confine con la Spagna. Abitata da 6.206 cittadini, si estende per 1292km quadrati; eppure, è un luogo immensamente importante per il suo patrimonio culturale e la rilevanza dal punto di vista ecologico. Dagli anni 80, infatti, Mèrtola si è impegnata a pieno nella ricerca archeologica: vanta 14 centri museali in cui si può seguire, passo dopo passo, la sua storia dal periodo romano in poi, ed è stata candidata nella lista UNESCO per i luoghi che costituiscono un patrimonio mondiale. Inoltre, nel Parco Naturale della Vale do Guadiana trovano casa alucue specie animali protette quali la lince e l’aquila imperiale iberiche.
Nonostante tutto ciò, però, Mértola deve affrontare delle sfide altrettanto corpose: invecchiamento della popolazione, fragilità del territorio dovuta al cambiamento climatico, il rischio di desertificazione… Per questo motivo la città si sta impegnando per attrarre residenti stabili nel territorio, promuovere uno sviluppo nel segno della sostenibilità ambientale e garantire la migliore qualità della vita possibile, soprattutto per la popolazione anziana.
Mèrtola è consapevole del cammino difficile che la aspetta, è che il solo modo di affrontare queste sfide è affrontare la rigenerazione urbana con un approccio inclusivo e soprattutto partecipativo.
Ancora una volta, la soluzione è ripensare la città insieme, come comunità di abitanti.
Anche la città di Targu Frumos, in Romania, è determinata a dare una svolta ai problemi che la affliggono e ha ben chiare le sfide che dovrà affrontare.
La sua storia si sviluppa nel segno del commercio e dello scambio, gli abitanti sono predisposti alle relazioni comunitarie e al networking; per metà della sua superficie riservata all’agricoltura urbana – che viene supervisionata dalla minoranza locale Lipovan, è una città verde in cui si sviluppa anche un mercato contadino che offre a tutti la possibilità di acquistare prodotti locali e freschi. Ha messo in moto, per le sue numerose scuole, dei piani di ristrutturazione edilizia volti a implementare l’efficienza energetica, e lo stesso si può dire per il fronte educativo, che vede in atto piani per migliorare le opportunità educative per i giovani. Inoltre, le aziende locali – per lo più specializzate nella costruzione di strade, ma è presente anche una fabbrica di panetteria – rafforzano l’offerta lavorativa.
Eppure, i problemi rimangono: il traffico, la sua congestione e la difficile situazione dei parcheggi, dovuti anche a un fortissimo utilizzo dell’automobile, all’assenza di trasporti pubblici e piste ciclabili; la povera offerta di istruzione superiore che favorisce gli spostamenti a Iasi per proseguire la carriera; gli allevamenti limitrofi di maiali e polli, che hanno conseguenze sulla qualità olfattiva dell’area.
Unendosi a U.R. Impact, Targu Frumos vuole coinvolgere tutta la comunità urbana nell’affrontare queste sfide e farlo in modo sostenibile.
Dopo Targu Frumos, è stato il turno di Broumov: si trova in Repubblica Ceca, al confine con la Polonia, ma la parete rocciosa che la incornicia, di fatto, la isola dal resto della nazione, sebbene la città si trovi nel cuore dell’Europa.
Broumov è stata fortemente influenzata dai monaci benedettini, come si nota a partire dal famoso monastero che ospita e che ha restaurato con cura e donato di nuova vita: oggi il luogo di culto è un centro culturale molto vivace, all’insegna della creatività e della voglia di apprendere, che è attivo in tutta la regione.
La sua storia però è complicata: sconvolta più volte dagli avvenimenti storici, gli abitanti originari sono prima stati oggetto di rimozione forzata dalla città, e successivamente vi si sono reinsediati.
Questo ha ovviamente creato una rottura identitaria, oggi contrastata dall’arrivo di una nuova ondata di residenti e dal legame con il resto della regione.
Oggi Broumov sostiene in diversi modi la partecipazione degli abitanti alla vita cittadina con spazi dedicati a loro in cui possono organizzare incontri o eventi e organizzando la municipalità stessa visite guidate alla scoperta del patrimonio della città.
L’ombra del deflusso di giovani, del declino commerciale della città e della sfiducia tra cittadini e istituzioni però è la cartina di tornasole di tutto il lavoro che Broumov deve ancora fare su sé stessa, a partire da un approccio collaborativo, inclusivo, orientato al cittadino.
U.R. Impact ci ha portati poi alla scoperta di Bielsko-Biała, una volta “la città delle cento industrie”, centro socio-economico a base appunto industriale – in cui sono fiorenti anche il settore IT e i servizi alle imprese - in Polonia, nel Voivodato della Slesia e incastonata tra panorami mozzafiato.
Bielsko-Biała, a seguito della guerra in Ucrania, si è trovata ad affrontare nuove sfide: ha accolto 7.000 rifugiati, principalmente donne e bambini, e ha scoperto la forza della sua assistenza sociale e lo spirito inclusivo della comunità, fenomeni che hanno avuto impatto anche sulle imprese locali.
La città inoltre ha una rete di piste ciclabili e funicolari, ma anche una ricca attività culturale, che oltre a festival, musei e spettacoli teatrali vanta la galleria d’arte Point 11, emblema del legame tra cultura e rigenerazione urbana. Bielsko-Biała ha messo in moto un programma di rigenerazione comunale a partire dalle indicazioni nazionali che ha portato alla riqualificazione di Piazza Fabryczny, sede dell’Università di Medicina della Slesia, tramite la creazione di un moderno centro educativo.
Altro motivo di vanto per la città è la Sala Cavatina, struttura contemporanea completata nel 2021, realizzata in acciaio e vetro, in cui è presente una sala concerto dalla capienza di 650 persone e dalla struttura architettonica moderna e accattivante, con una caratteristicha busta di vetro a forma di spirale. Allo stesso tempo, una nuova costruzione invece costituisce un problema: si tratta di un centro commerciale, che ha alterato gli equilibri del centro storico, che già si trovava ad affrontare i cambiamenti demografici e post-Covid.
Bielsko-Biała sta cercando di fronteggiare le problematiche partendo da un miglioramento del centro città, da rivitalizzare, e della qualità della vita in esso, traendo forza dalla rinascita economica e dall’impatto sociale di questi cambiamenti e promuovendo un’identità locale.
In Irlanda, si è unita a U.R.Impact la contea di Longford, di cui fa parte la città di Ballymahon: una comunità vivace, dal forte spirito partecipativo, ma con altrettante complesse sfide da gestire a partire dalle scarse condizioni dell’urbanistica e dai collegamenti ancora peggiori. I tassi di disoccupazione sono elevati e preoccupati, l’aria affronta un alto livello di deprimazione. Ma la comunità partecipa attivamente e non si tira indietro di fronte a queste difficoltà notevoli. La loro forza è la ricchezza culturale: nel 2016 1/3 della popolazione aveva nazionalità diverse, e le difficoltà economiche sono affiancate da una multiculturalità arricchente, che fa fronte comune.
Al momento, la città sta promuovendo iniziative per ridare vita al convento e trasformarlo in un hub per la cittadinanza: piani di risorse per le famiglie, centro per gli anziani, spazi di aggregazione giovanile e co-working, perfino alloggi sociali per coloro che hanno necessità.
Il Piano di Azione Integrato da realizzare con URBACT si propone di andare oltre la rigenerazione degli spazi urbanistici, costruendo un modello di governance per le esigenze della città e la loro evoluzione, volto ad affrontare il futuro. Nonostante le avversità, Ballymahon è fortemente resiliente: la sua comunità è pronta a partecipare attivamente al cambiamento.
Le study visit nei luoghi partner di U.R. Impact si sono concluse con Hannut come tappa finale. Situata in Belgio al confine con la regione Flaminia, è una cittadina rurale dai paesaggi pittoreschi e con un’economia costruita intorno all’agricoltura: l’atmosfera è quieta, e una vivace strada commerciale attraversa la città . La qualità della vita e il benessere di prim’ordine fanno sì che la sua crescita demografica sia in questo momento costante, incoraggiata anche dalla sua posizione strategica tra i villagi e le città vicine con cui i collegamenti sono davvero agevolati. Inoltre, sono in corso progetti che incrementino la mobilità attraverso le piste ciclabili e la rendano un vero e proprio punto di riferimento per le realtà che la circondano.
Nonostante ciò, la via commerciale di cui abbiamo parlato ha subìto i danni successivi alla pandemia di Covid19: molti negozi sono stati costretti a chiudere, e al momento sono in corsi tavoli di discussione per riportarla all’atmosfera vitale che la caratterizzava prima del 2020. Del resto, il fermento culturale della città dà luogo a continue iniziative rivolte alla collettività.
Quest’ultima è centrale negli interrogativi che Hannut sta gestendo: una nuova area di sviluppo, che dovrebbe ospitare biblioteca, sala concerti e centro commerciale, richiede una scelta sui modelli di governance tra il settore pubblico e il privato e che è fondamentale compiere avendo a cuore l’interesse della collettività, superiore a qualsiasi altro.
Altro elemento significativo è l’impegno attivo dei cittadini nelle iniziative di conservazione, mobilità, questioni energetiche: questo ha dato vita a pratiche esemplari di progettazione partecipata come un’app per la mobilitàBuy realizzata dai giovani di FridayForFuture e, sempre grazie all’impegno dei giovani, la progettazione (oggi diventata realtà) di uno skate park.
Non si bada solo ai numeri: Hannut cerca di sondare la caratura sociale e qualitativa generata da tali iniziative, per pianificare una crescita della città sostenibile nel luogo periodo. Le pratiche già esistenti sono viste come strumento per l’obiettivo finale: un cambiamento, positivo e duraturo, nel nome dell’ambiente e della comunità cittadina.
Dopo questi mesi ricchi di trasferte e sopralluoghi, siamo pronti per passare alla fase operativa del progetto. Ma prima un ultimo momento di collettività: il Comune di Cinisello Balsamo ospiterà dal 4 al 7 dicembre i rappresentanti delle città partner, per dialogare insieme sul lavoro da fare e sulle modalità con cui compierlo. Perchè il cuore di URBACT IV è proprio questo: partire dalle conoscenze comuni, dai singoli punti di vista e dal confronto con gli altri per realizzare un Piano di Azione Integrato in cui la rigenerazione urbana ha valore solo se genera un impatto sociale positivo e partecipato.