Il ritorno in patria in questo anno così particolare è stato strano, diverso e inaspettato.
È passato un anno dall’ultima volta che ho visto tutti quanti in Italia e ora mi trovo a rimettere piede nella mia vita. Gli ultimi mesi trascorsi in Danimarca sono stati all’insegna di lavoro e inaspettato lockdown (all’inizio sembrava che il covid-19 non potesse toccare la Danimarca, quindi mentre tutti in Italia erano già in isolamento, noi continuavamo la nostra vita tra lavoro, spesa, passeggiate e amici).
Alla chiusura del centro culturale giovanile avevo “paura” in quanto non ero pronta ad affrontare la completa solitudine in un paese cosi distante dall’Italia, senza amici e famiglia; ma devo dire che tra i piccoli giretti in bicicletta, le lunghe camminate e i workshop creativi ho passato il tempo e mi sono divertita con il mio coinquilino Sasha. La mia paura più grande era quella di non rivedere più i ragazzi e i bambini del centro, con i quali avevo creato un rapporto molto bello. Fortunatamente mi sono trattenuta in Danimarca più a lungo e ho avuto la possibilità di rivedere tutti quando il centro ha riaperto a Giugno.
Ho vissuto un’esperienza che tutt’ora mi lascia senza parole. Ho appreso nuove “lezioni di vita”, ho migliorato il mio inglese e allenato la mia mente imparando anche il danese. Mi sono circondata di persone fantastiche, a partire dal mio capo Mette, ai miei colleghi fino ai miei più cari amici. Mi sono relazionata con una realtà che in Italia non avevo mai visto da vicino, quella dei centri di aggregazione giovanile e questo mi ha fatto riflettere molto su questo tema tanto delicato quanto importante.
È stato molto difficile dire arrivederci alla Culthus family, perché in essa sono cresciuta e ho imparato nuove cose. Ma sapevo che quel giorno sarebbe arrivato e allora mi sono armata di tanto coraggio (ho pianto) e ho salutato tutti, consapevole che l’Italia mi stesse aspettando.
Come è stato quando sono tornata? Prima di tutto impossibile capire come si mettono le mascherine e secondo un po’ particolare, in quanto la mia famiglia e i miei amici erano qui ad aspettarmi ma nei primi giorni la mia testa era ancora in Danimarca.
Dopo una settimana, posso dire di essermi ri-adattata alla mia vita, ho ripreso le mie attività, a studiare per l’università. Ciò non toglie che sono ancora in contatto con una mia carissima amica e con gli altri ragazzi, e con Sasha ovviamente!
È stata un’esperienza a 360° in cui ho imparato a vivere da sola, a condividere spazi, ad assumermi determinate responsabilità e a mettermi in gioco. Consiglio a tutti quelli che stanno leggendo questo post di informarsi riguardo i progetti ESC e di essere curiosi di ciò che ci circonda. 😊