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Giorno della Memoria 2021

La Shoah non è l’unico genocidio di cui l’essere umano si sia reso responsabile, ma è certamente il simbolo di un orrore che vede tanto nei numeri (sei milioni di ebrei sterminati), che nella condivisione di una follia, la sua unicità.
L’ Olocausto è stato l’unico caso in cui la civiltà europea ha tentato di eliminare una parte fondamentale del suo patrimonio umano e culturale. La stessa civiltà europea che era stata capace di produrre tantissima innovazione: dagli antibiotici, al motore a scoppio, al cinema.
Lo stermino non è stato la conseguenza di trattamenti disumani che hanno portato alla morte, ma lo si è realizzato costruendo apposite strutture per l’annientamento psicofisico e la morte di esseri umani a prescindere dalla loro età (con nessuna pietà neanche per i bambini) e addestrando uomini e donne trasformati in spietate macchine da guerra.
E’ indispensabile conoscere per riconoscere ed impedire che quelle circostanze si possano nuovamente creare.
“Celebrazioni e monumenti sono necessari, poiché un monumento nella sua etimologia, vuol dire ammonimento” (Primo Levi).
Queste le ragioni che hanno portato ad istituire la “Giornata della Memoria”

I Nazisti realizzarono la volontà di sterminare ogni cittadino classificato di razza ebraica, considerandolo un pericolo per la sicurezza nazionale e la purezza della razza ariana. E per farlo studiarono ogni mossa. Utilizzarono anche il sistema dei ghetti come tappa temporanea finalizzata alla realizzazione della “soluzione finale”.
I ghetti nazisti, distribuiti in quasi tutta Europa, erano dei contenitori che facilitavano il controllo dei detenuti in attesa del trasferimento in altri luoghi. La deportazione nei campi di concentramento non era unicamente riservata agli ebrei, ma a quanti venivano ritenuti diversi ed indesiderabili: Rom, omosessuali, prigionieri di guerra. Le persone ritenute più sane e più attive venivano obbligate a lavorare per l’industria bellica tedesca e non appena perdevano la loro capacità lavorativa venivano deportati nei campi di sterminio.

Immagini di vita nei ghetti

Per non dimenticare, l’Italia e altri Stati europei, hanno istituito il Giorno della Memoria facendolo coincidere con il 27 Gennaio, la data in cui l’Armata Rossa entrò nel campo di Auschwitz, nel 1945.

In Italia, più precisamente, la Giornata della Memoria, è stata istituita con la legge 211 del 20 luglio 2000 e lo scopo è ben delineato nei primi due articoli.
Al “fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei e gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e che, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” (art.1).
Nel Giorno della Memoria “sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al
popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, affinché simili eventi non possano mai più accadere” (art.2).

Sul tema c’è anche una copiosa produzione cinematografica.

In particolare, ricordiamo il lungometraggio di Alfred Hitchcock, a metà tra documentario e finzione di ispirazione neorealista, rimasto sconosciuto per tantissimi anni. Forse dimenticato, in un cassetto dell’Imperial War Museum di Londra e improvvisamente scoperto, per caso, nel 1980 da un ricercatore americano.
Il lavoro venne commissionato, al termine della guerra, dal primo ministro Wiston Churchill. Hitchcock supervisionò tutto il materiale girato dai soldati filmakers, scegliendo le scene che ritenne più idonee a rappresentare il tema.
L’opera risultò la fusione di interviste a sopravvissuti, militari, testimoni e di immagini prese a caldo da soldati cameraman inglesi e russi, nei primissimi giorni dopo la liberazione dei campi, quando l’orrore di quegli anni non si era ancora spento e rimaneva lì, tra le piaghe e le cicatrici dei sopravvissuti. Scene crude di un incubo senza fine, che destarono sgomento anche al grande regista del cinema horror, ma che restituiscono anche empatia, umanità e verità. Quando finalmente Hickock offri alla supervisione la sua anteprima, il prodotto venne giudicato "atroce", inadatto per poter essere diffuso. Fu poi proposto in una versione incompleta al Festival di Berlino del 1984 con il titolo "Memory of the camps" – “Ricordo dei campi” e successivamente trasmesso anche sulla rete tv americana «Pbs». Solo nel 2014 la versione originale fu completamente recuperata, restaurata digitalmente e presentata al pubblico con il nuovo titolo "The Night will fall".

Per approfondimenti :
in biblioteca

articolo di
Caterina Testa

Data ultima modifica: 29 settembre 2021
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