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Gruppo di lettura del giovedì

Frattura – Andrés Neuman

giovedì 19 Ottobre 2023
gruppo di lettura
21:00 Il Pertini . piano 1 . area ragazzi


Ricostruire il presente e dargli un futuro senza negare il passato

C’è chi sostiene che il passato non si può comprendere, che è un fenomeno opaco per definizione; una posizione, molto comune in Spagna, è ritenere che il passato è passato e insistere sulla ferita non fa altro che replicare il danno. Se mi chiedessi qual è la mia opinione personale, ti parlerei dell’arte del kintsugi, che come metafora mi seduce molto.
È l’antica arte giapponese di riparare oggetti rotti evidenziando il punto in cui si sono rotti con polvere d’oro. È una riparazione il cui obiettivo non è nascondere il punto di rottura ma valorizzarlo. L’arte di unire le crepe senza segreti. Di riparare mostrando il punto di frattura. Una inclinazione, questa, che penso abbia conseguenze sia emotive che politiche e che ho cercato di mettere in moto narrativamente. Perché il discorso sulla memoria storica sembra costringerti a scegliere tra guardare indietro o andare avanti. E l’arte del kintsugi è una confutazione fisica e sintetica di quella dicotomia, un oggetto riparato attraverso il kintsugi è un oggetto che viene restituito al futuro, che può essere utile oggi, ma che ricorda indelebilmente ciò che gli è successo, e addirittura ne aumenta il valore. Se lo trasferiamo alle cicatrici, fisiche o invisibili…
Occorrerebbe tradurre kintsugi in tutte le lingue e farne sinonimi, per non dimenticare che l’oro della vita sta nella capacità di rinsaldare le ferite nei cerchi concentrici delle reminiscenze del corpo e portarle con sé consapevolmente. Non sarebbe affascinante applicare quel principio di riparare mostrando le crepe, di ricostruire il presente e dargli un futuro senza negare il passato, non solo agli oggetti ma anche alle persone, all’amore e alla politica? Questo è almeno ciò che tenta il romanzo. Corpi e cose si riuniscono attraverso la metafora del kintsugi.
È significativo che alcune parti di Frattura, sembrano ora, collegarsi ai nostri dibattiti più urgenti, e questo forse rappresenta non solo il potere anticipatore della letteratura, ma anche il nostro dono come lettori di rileggere ogni storia per comprendere meglio il nostro presente. Ogni singolo libro è un dispositivo di traduzione tra momenti e spazi che appaiono distanti. Riprendendo una vecchia idea di Italo Calvino, potremmo sostenere che i libri non cessano mai di dire quello che hanno da dire. Questo perché ci muoviamo e i libri sono sicuramente uno dei nostri migliori mezzi di trasporto.

Volevo raccontare una storia che esplorasse le difficoltà nel trasmettere la nostra vulnerabilità anche alle persone che amiamo. Il signor Watanabe sembra non riuscire a trovare il momento, il tono o il contesto per parlare di quello che gli è successo. È una persona ingannevolmente silenziosa. Sembra esserci una sorta di silenzio strutturale che si applica a generazioni diverse, per ragioni diverse.
Un altro personaggio, Mariela, la traduttrice argentina, dice che per la prima generazione di ogni genocidio non ci sono ancora le parole a cui fare riferimento…
Ma per la generazione successiva quelle parole diventano scomode, innominabili. E poi, per quella dopo, la tragedia sembra così lontana da essere inimmaginabile: non può essere accaduta, o non potrebbe mai più accadere.
ll signor Watanabe è una sorta di individuo collettivo, un riflesso immaginario. È fatto di molte vite in molti luoghi e sembra portare con sé i ricordi di molte persone. Per quanto riguarda il rapporto oggi tra cronaca e letteratura, temo che stia in qualche modo restringendo i margini e le libertà della scrittura letteraria, oltre a farci
confondere il presente (che è una cosa complessa fortemente legata alla memoria del passato) con le ultime notizie che consumiamo ogni giorno. Come se la letteratura avesse bisogno di rientrare negli schemi dell’attualità per rimanere rilevante. Paradossalmente, se lo facciamo, la letteratura smette di essere necessaria e finisce per essere inghiottita dal flusso di informazioni. Come dice Pinedo: La verità è importante. Solo che la verità dipende meno dai dati che dalle metafore sottostanti.
Forse quelle metafore provengono dal grande stomaco della finzione, che è in grado di assorbire la realtà in modi più lenti e profondi.
A volte la finzione ci aiuta a scoprire che ciò che è lontano è vicino, che le creature immaginarie sono reali e che ciò che pensavamo fosse estraneo fa parte della nostra stessa famiglia.
Per me il presente è qualcosa di molto più complesso dell’attualità. L’attualità parla solo di quello che accade oggi. Il presente, al contrario ha la capacità di avere memoria e anche di anticiparsi. Di guardare passato e futuro. E di metterli in relazione. Penso che l’arte appartenga al presente, non all’attualità.

Andrés Neuman

Link per partecipare all’incontro ON LINE:clicca qui

Pagina dedicata all’incontro: Frattura di Andrès Neuman (link)

Andrés Neuman al Festivaletteratura di Mantova 2022 (link)

Hibakusha, tesori viventi (link)

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