RADAELLI DAVIDE

Nacque a Cinisello il 13 maggio 1918 da Francesco Radaelli e Delfina Tagliabue. Abitava in via Garibaldi 21. Celibe, prima della chiamata alle armi svolgeva la professione di autista.

Arruolato nell’Esercito, fu inquadrato come caporal maggiore in forza al 66° Reggimento Fanteria, Compagnia Mortai n. 81.

Ferito durate un combattimento presso la Ridotta Capuzzo* (fortino) sul confine libico-egiziano, vicino alla località di Amseat, morì il 6 dicembre del 1941 a Bir el Gobi**(Libia).

La salma fu tumulata nel cimitero vicino la zona di Trigh Capuzzo (Libia). Radaelli è ricordato sulla tomba di famiglia nel cimitero di Cinisello

Il suo nome compare sulla lapide Ai caduti della seconda guerra mondiale sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5.

PER APPROFONDIRE

*La Ridotta Capuzzo cadde in mano inglese già il 14 giugno 1940 (4 giorni dopo la dichiarazione di guerra). In prossimità di Forte Capuzzo il 16 giugno 1940 avvenne il primo scontro della campagna in Africa settentrionale (battaglia di Nezuet Ghirba) tra carri italiani e inglesi. La Ridotta fu poi riconquistata in occasione dell’avanzata di Graziani e dei suoi uomini su Sidi el Barrani nel settembre 1940 e perduta nuovamente con la successiva prima offensiva britannica del dicembre 1940. In seguito seguì i repentini rovesciamenti del fronte.


**La Battaglia di Bir el Gobi (Libia 3 dicembre - 7 dicembre 1941) rappresentò uno degli scontri più duri nell’ambito dell’offensiva inglese denominata Operazione Crusader. La battaglia vide impegnate in particolare le forze italiane contro quelle del Commonwealth.

Bir el Gobi era un importante crocevia per le carovane, nonché ultimo caposaldo della linea dell’Asse nell’entroterra. Per questo motivo gli inglesi lo reputavano il baluardo da superare per poter aggirare e intrappolare i soldati italiani e tedeschi e, conseguentemente, liberare le truppe alleate che difendevano Tobruch (Libia).

Il 18 novembre, a nord di Bir el Gobi, le forze del Commonwealth passarono all’offensiva. Il 23 ebbe luogo una grande battaglia di carri nel deserto, passata alla storia come battaglia di Totensonntag (battaglia della domenica dei morti). A Bir el Gobi si insediarono intanto le truppe italiane: i Battaglioni Giovani Fascisti e alcuni reparti del corpo dei Bersaglieri. I soldati italiani ampliarono le fortificazioni presenti costruendo postazioni di mitragliatrici e di cannoni anticarro, approntando reticolati di filo spinato, ma soprattutto scavando profonde buche per il combattimento individuale.
Alle ore 12 del 3 dicembre, sotto una pioggia battente, l’artiglieria alleata diede il via all’offensiva con un nutrito bombardamento sulle posizioni italiane che subirono le prime perdite. Nella notte, tutte le unità italiane, al di fuori del perimetro difensivo di Bir el Gobi, con relative strumentazioni e automezzi, furono catturate dagli attaccanti. La mattina del 4 furono i Camerons scozzesi ad aprire le ostilità contro le buche presidiate dai soldati del 1° Battaglione. Centinaia di uomini si riversarono contro le postazioni nemiche sorretti dai tank e dal fuoco di sbarramento dell’artiglieria. Anche le postazioni del 2° Battaglione, più a Nord, furono sottoposte a un duro attacco. Anche in questo settore le forze britanniche risultarono superiori per numero e mezzi.
L’intera zona di Bir el Gobi fu accerchiata dalle truppe inglesi. Il terzo attacco alle linee italiane si registrò verso le 14 di quello stesso giorno. La pressione delle artiglierie e delle fanterie crebbe di ora in ora ma la combattività e la resistenza dei vari presidi italiani non venne meno. Nella serata però fu persa quota 188, la 4^ Compagnia che la presidiava dovette attestarsi su quota 184.
Gli attacchi continuarono; tra il 2 e 5 dicembre per ben sette volte il XXX Corpo britannico fu respinto con gravi perdite. La sete e la mancanza di rifornimenti indebolirono i reparti italiani che continuarono però la loro accanita resistenza. Vennero richiesti aiuti al comando superiore italo-tedesco e lo stesso Erwin Rommel fu informato della coraggiosa resistenza dei reparti italiani che continuavano a tenere il caposaldo. Ormai conscio dell’importanza strategica di questa postazione, la Volpe del Deserto decise di inviare delle truppe corazzate a sostegno degli italiani.
Alle 17 del giorno 5 dicembre giunsero in prossimità di quota 188 i primi reparti delle Divisioni corazzate tedesche. Dopo un violento scontro tra i carri tedeschi e quelli inglesi, la postazione fu riconquistata è poté iniziare l’avanzata verso Bir el Gobi dove erano attese le divisioni Ariete e Trieste. La prima fu bloccata da un attacco nemico, mentre la seconda si perse nel deserto.
L’arrivo di rinforzi e di qualche rifornimento fu molto importante. Gli italiani poterono così attaccare gli inglesi che dovettero abbandonare velocemente il campo di battaglia.
Intanto continuarono i combattimenti tra le varie forze corazzate dei due schieramenti: i panzer tedeschi del generale Crüwell e gli M14 dell’Ariete che nella notte poterono raggiungere Bir el Gobi, riuscendo a respingere gli ultimi attacchi delle forze inglesi.

Il 7 dicembre il presidio italiano di Bir el Gobi venne infine liberato.



GALLERIA FOTOGRAFICA

Davide Radaelli

Cimitero di Cinisello

La Ridotta Capuzzo dopo essere stata bombardata

La Ridotta Capuzzo conquistata dagli inglesi

Soldati volontari durante la battaglia di Bir el Gobi