I DEPORTATI

Si possono leggere le biografie dei deportati in due modi: partendo dalle schede delle singole lapidi su cui sono incisi i loro nomi, oppure da queste pagine dove i nomi sono elencati in ordine alfabetico.

I numeri

Le ricerche ci restituiscono un numero totale di deportati, nati o residenti al momento dell’arresto a Cinisello Balsamo, di cinquantatre persone: cinque donne e quarantotto uomini.

I luoghi di lavoro al momento dell’arresto

Ventiquattro lavoravano alla Breda, undici alla Falck, nove alla Pirelli, tre alla Ercole Marelli, uno alla Magneti Marelli, uno all’Argenteria Broggi, uno era parrucchiere e di tre non si conosce il dato.

Le motivazioni dell’arresto della deportazione

Trentotto di loro furono arrestati a seguito degli scioperi, undici per attività antifascista e quattro per ragioni non note.

La sorte dei deportati

Trentatre furono i sopravvissuti e venti i deceduti di cui: diciotto non fecero ritorno dai Lager e due morirono poco tempo dopo il ritorno in Italia a causa degli stenti e delle violenze subite
Due morirono nel Lager di Mauthausen (Austria), uno nel Lager di Ebensee (Austria), due nel Castello di Hartheim (Austria), dieci nel Lager di Gusen (Austria), uno durante un bombardamento sul campo di Wien Schwechat (Austria) (tutti sottocampi di Mauthausen), uno morì nel campo di Kahla (Germania) e uno durante i combattimenti per la conquista di Berlino (Germania).

I nomi dei deportati sulle lapidi

La lapide collocata nell’atrio del Palazzo comunale riporta i nominativi di tredici deportati deceduti nei Lager, nell’ordine:
Vergani Giovanni (Gusen - 5 febbraio 1945), Berna Cesare (Gusen - 22 aprile 1945), Remigi Rodolfo (Gusen - 11 marzo 1945), Galbiati Giuseppe (Gusen - 30 gennaio 1945), Paravisi Giovanni (Gusen - 29 aprile 1945), Guazzoni Alfredo (Kahla - 27 marzo 1945), Oggioni Anselmo, il cui nome compare anche su una lapide in via Mazzini, (Gusen - 12 marzo 1945), Beretta Aldo (Gusen - 21 aprile 1945), Barichella Attilio (Castello di Hartheim - 2 ottobre 1944), Limonta Carlo, deceduto subito dopo il suo ritorno in Italia, (Milano - 20 luglio 1945), Limonta Riviero detto Oliviero (Castello di Hartheim - 24 agosto 1944), Villa Severino (Berlino - 29 aprile 1945), Zaffoni Marcello (Wien Schwechat - 26 giugno 1944).

I nomi dei deportati che non compaiono sulle lapidi

La lapide non include però i nominativi di altri cittadini deceduti nei Lager. Della loro morte si venne a conoscenza solo in un secondo tempo attraverso le comunicazioni ufficiali trasmesse alle autorità italiane dalle forze militari che liberarono i campi di concentramento, e anni dopo, anche a seguito di ricerche condotte da Giuseppe Valota, presidente dall’A.N.E.D. (Associazione Nazionale ex Deportati) di Sesto San Giovanni.
Inoltre, recenti ricerche condotte negli archivi del Comune di Cinisello Balsamo forniscono ulteriori dati da verificare con il Servizio Internazionale di Ricerche di Bad Arolsen (Germania) che potrebbero far aumentare il numero dei deportati, restituendoci un quadro sempre più tragico di quegli avvenimenti.

Oltre ai tredici deportati ricordati sulla lapide, ne risultano pertanto altri sette, di cui sei deceduti nei campi di concentramento: Berna Giuseppe (Mauthausen - 14 maggio 1945), Ghezzi Edoardo (Gusen - 17 febbraio 1945), Merati Ettore (Gusen - 22 aprile 1945), Molteni Giuseppe (Gusen - 26 aprile 1945), Ragazzo Giovanni (Mauthausen - 26 maggio 1944), Sagripanti Vittorio (Ebensee - 30 gennaio 1945) e uno, Cappelletti Ermanno, deceduto per TBC cinque anni dopo il suo ritorno in Italia, anni passati quasi totalmente in ospedali e sanatori, (Cinisello Balsamo - 20 gennaio 1950).

Il monumento al Deportato al Parco Nord

Tutti i cittadini deceduti nei Lager, eccetto Sagripanti, essendo lavoratori delle fabbriche dell’area industriale di Sesto San Giovanni, sono ricordati sul Monumento al Deportato sito a Sesto San Giovanni, all’interno del Parco Nord.

Anche i deportati sopravvissuti, lavoratori delle fabbriche dell’area industriale di Sesto San Giovanni, eccetto Viganò Ernesto e Viscardi Antonio, sono ricordati sul Monumento al Deportato. Si tratta di ventotto nominativi: Agliardi Raffaele, Arienti Natale, Arnaboldi Luigi, Belloni Angelica, Brancaleoni Venturino, Bruschi Giuseppe, Cantiero Sigifredo, Cazzaniga Alfredo, Colombo Pietro, Corneo Maria, Crovi Rosa, Fugazza Maria, Fumagalli Fedele, Galbiati Enrico, Galbusera Leandro, Gerosa Ines, Ghezzi Dante (deceduto nel 1951 per le malattie contratte nel Lager), Longoni Giuseppe, Magni Carlo, Marafante Giuseppe, Recalcati Eugenio, Riva Agostino, Sala Natale, Sesti Carlo, Tesser Angelo, Vergani Tarcisio, Visioli Addone e Zanetti Luigi.

Risultano inoltre altri tre deportati sopravvissuti che non erano lavoratori delle fabbriche di Sesto San Giovanni e quindi non compaiono su nessuna lapide o monumento: Agostoni Enrico, De Francesco Umberto e Meroni Giuseppe.

Date, luoghi e motivazioni degli arresti

- Agliardi Raffaele (Magneti Marelli)
settembre 1943 - Bocche di Bonifacio - come partigiano antinazista;

- Agostoni Enrico - (?)
21 ottobre 1943 - Monza - presumibilmente per attività antifascista;

- Marafante Giuseppe (Ercole Marelli)
fine novembre 1943 - Milano - per attività antifascista;

- Sesti Carlo (Breda)
12 febbraio 1944 - in fabbrica - per attività antifascista;

- Magni Carlo (Breda)
14 febbraio 1944 - in fabbrica - per attività antifascista;

- Bruschi Giuseppe, Cazzaniga Alfredo, Longoni Giuseppe (Breda), Molteni Giuseppe (Ercole Marelli)
tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo 1944 - solo per Molteni si sa che fu arrestato in casa a Cinisello Balsamo - prima dello sciopero indetto l’1 marzo 1944;

- Colombo Pietro (Breda)
2 marzo 1944 - in fabbrica - mentre era in corso lo sciopero indetto l’1 marzo 1944;

- Merati Ettore (Breda)
4 marzo 1944 - in fabbrica - mentre era in corso lo sciopero indetto l’1 marzo 1944;

- Riva Agostino (Falck)
presumibilmente il 6 marzo 1944 - in fabbrica - ?;

- Recalcati Eugenio (Breda)
6/7 marzo 1944 - in casa a Sesto San Giovanni - mentre era in corso lo sciopero indetto l’1 marzo 1944;

- Berna Giuseppe (Breda)
11/12 marzo 1944 - in casa a Milano - per aver partecipato allo sciopero indetto l’1 marzo 1944;

- Belloni Angelica, Crovi Rosa, Fugazza Maria, Gerosa Ines, Limonta Riviero, Ragazzo Giovanni, Remigi Rodolfo, Vergani Giovanni, Vergani Tarcisio, Visioli Addone, Zaffoni Marcello (Breda)
13/14 marzo 1944 - in casa a Cinisello Balsamo - per aver partecipato allo sciopero indetto l’1 marzo 1944;

- Corneo Maria (Breda)
13/14 marzo 1944 - in casa a Sesto San Giovanni - per aver partecipato allo sciopero indetto l’1 marzo 1944;

- Barichella Attilio, Berna Cesare, Fumagalli Fedele, Galbiati Giuseppe, Limonta Carlo, Paravisi Giovanni, Tesser Angelo (Falck)
27/28 marzo 1944 - in casa a Cinisello Balsamo - per aver partecipato allo sciopero indetto l’1 marzo 1944;

- Ghezzi Edoardo (Falck)
27/28 marzo 1944 - in casa a Sesto San Giovanni - per aver partecipato allo sciopero indetto l’1 marzo 1944;

- Oggioni Anselmo (Falck)
27/28 marzo 1944 - in fabbrica - per aver partecipato allo sciopero indetto l’1 marzo 1944;

- Sagripanti Vittorio - (?)
aprile 1944? - ? - ?;

- Cappelletti Ermanno (Argenteria Broggi)
giugno 1944 - sul treno nel tragitto Milano-Como - per attività antifascista;

- Meroni Carlo (parrucchiere)
14 luglio 1944 - Esino Lario (Como) - per attività antifascista;

- De Francesco Umberto - (?);
17 agosto 1944 - Garbatola, frazione di Nerviano (Milano) - per non essersi presentato alla chiamata militare fascista e per essersi rifiutato di far parte della G.N.R.;

- Cantiero Sigifredo (Breda)
26 settembre 1944 - ? - ?;

- Arienti Natale, Arnaboldi Luigi, Brancaleoni Venturino, Galbiati Enrico, Ghezzi Dante, Guazzoni Alfredo, Villa Severino, Zanetti Luigi (Pirelli)
23 novembre 1944 - in fabbrica - mentre era in corso uno sciopero;

- Beretta Aldo (Ercole Marelli)
22 ottobre 1944 - locale pubblico a Monza - per aver partecipato allo sciopero indetto l’1 marzo 1944 (sfuggito all’arresto del 27/28 marzo);

- Galbusera Leandro (Falck)
1 gennaio 1945 - in casa a Sesto San Giovanni - per attività antifascista e di intelligence con gli Alleati;

- Sala Natale (Pirelli)
? - ? - si può presumere per attività antifascista dal momento già nel 1935 era stato condannato dal Tribunale Speciale Fascista.

Le ricerche

Molte delle informazioni sui deportati di Cinisello Balsamo sono state ricavate dalla documentazione dell’I.T.S. (International Tracking Service - Servizio Internazionale di Ricerche) di Bad Arolsen (Germania).

Alla fine della seconda guerra mondiale gli Alleati affidarono la documentazione relativa alla deportazione e alla Shoah, rinvenuta nei campi nazisti liberati, al Comitato Internazionale della Croce Rossa di Ginevra (Svizzera).

Nel 1955 undici Paesi (Belgio, Olanda, Francia, Polonia, Germania, Lussemburgo, Usa, Germania, Grecia, Italia e Israele) si accordarono per la gestione dell’archivio e firmarono il Trattato di Bonn. Per custodire questo archivio venne creato un organismo apposito, l’International Tracking Service con sede a Bad Arolsen. Il Trattato vietava la divulgazione e la pubblicazione dei documenti; solo una minima parte era consultabile dalle famiglie delle vittime.

L’archivio è composto da quarantasette milioni di file, di cui un terzo è già stato digitalizzato e inviato in doppia copia al Museo dell’Olocausto di Washington e allo Yad Vashem di Gerusalemme. Nei ventisei chilometri di archivio ci sono i registri trovati negli ospedali, negli alloggi della Gestapo (Geheime Staatspolizei - Polizia segreta di Stato) e negli armadi delle SS (Schutzstaffeln - reparti di difesa), i registri di morte, l’elenco degli informatori e degli arrestati, le motivazioni per cui una persona si trovava nel campo e anche la lista di chi aveva deciso di collaborare per sopravvivere. Una sezione è dedicata alle cartelle cliniche degli internati, di cui si possono sapere le malattie e le malformazioni, oltre a particolari degli esperimenti medici che venivano condotti nei campi. Le SS annotavano tutto. Si può risalire anche alla vita sessuale di molte vittime: chi faceva la prostituta, chi era accusato di reati come l’incesto o la pedofilia, chi era omosessuale. Tra queste informazioni su cittadini comuni, emergono anche informazioni famose come la Schindler’s list (i mille ebrei salvati da Oskar Schindler e raccontati da Spielberg), la scheda di Anna Frank e il Totenbuch di Mauthausen.

Nel 1999 l’I.T.S. iniziò a prendere posizione per l’apertura dell’archivio agli studiosi. Il 26 luglio del 2006 il Trattato di Bonn fu modificato in tal senso.

Una volta reso disponibile l’accesso all’archivio, anche l’A.N.E.D. (Associazione Nazionale ex Deportati) ha potuto richiedere la documentazione dei deportati al fine di ricostruire le vicende legate al loro passaggio nei Lager.

In alcune schede dei deportati di Cinisello Balsamo sono state riportate le cause del decesso ricavate dai documenti del Servizio Internazionale di Ricerche. Questi documenti riproducono fedelmente quanto i nazisti facevano compilare agli scriba, i quali in realtà non avevano mai visto i deportati deceduti. Erano indicazioni fittizie che avevano lo scopo di mascherare le vere ragioni della morte che, nella quasi totalità dei casi, si può far risalire alla denutrizione, alla scarsa igiene, allo sfinimento per il lavoro pesante a cui erano costretti, anche sotto le intemperie, alle malattie non curate, ai numerosi incidenti (travolti dalle pietre e dai carrelli pesanti che trasportavano) e alle violenze subite.

Tornavamo dai lager
come torrenti in piena
verso la terra del sole.

Tutti i volti erano in pianto
e il cuore impazziva
nella «paura»
di sentirci liberi.

Un nembo solo di cenere
avvolgeva morti e vivi
in cammino sulle strade d’Europa.

Ma non sapevamo, Signore,
quanto è difficile
essere liberi.

Era bene che pure i vincitori
fossero uccisi,
libertà non sopporta vittorie.

Ritorna, Signore, e disperdi
quanti hanno nuovamente
ucciso milioni di morti:

anch’essi sono divenuti
assassini, hanno superato
l’infamia dei vinti.

Ritorna, Signore, e uccidi
tutti i potenti: maledetti
che usano perfino il tuo nome!

Almeno gli ultimi
poveri del mondo
conoscano solo inni di pace.

Dal Salmo dei deportati
padre David Maria Turoldo

PER APPROFONDIRE

Vai alla scheda: "La deportazione dei lavoratori nell’area industriale di Sesto San Giovanni".

Vai alla scheda: "Schede sui Lager".

Vai alla scheda: "Il Lager di Mauthausen".

Vai alla scheda: "Il Lager di Kahla".

Vai alla scheda: "Alle vittime della deportazione e della Resistenza" - Memoriali e monumenti - Lager e luoghi vari.

Vai alla scheda: "Deportati non inclusi nelle lapidi".

Documentario DESTINAZIONE IGNOTA: Le storie dei deportati politici di Cinisello Balsamo
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