I PARTIGIANI

Si possono leggere le biografie dei partigiani in due modi: partendo dalle schede delle singole lapidi su cui sono incisi i loro nomi, oppure da queste pagine dove i nomi sono elencati in ordine alfabetico.

Dopo l’8 settembre 1943 iniziarono a formarsi le prime Brigate partigiane. Nelle Brigate, accanto a elementi più maturi e con una lunga militanza politico-sindacale alle spalle, si registra la presenza di giovani che entrarono nella Resistenza senza un’idea politica definita. Erano spinti dal sentimento comune di opposizione ai nazisti e ai fascisti, dal desiderio di partecipare alla creazione di un Paese più libero, dal rifiuto di andare a combattere con l’esercito della R.S.I (Repubblica Sociale Italiana) o dalla paura di finire a lavorare in Germania, ma anche da quell’immancabile spirito d’avventura che è proprio di quella fase della vita.

Colpisce l’iniziale esiguità delle forze partigiane: i giovani erano pochi, così come risultavano una minoranza gli uomini disposti a lasciare la casa, la famiglia e il lavoro per combattere in montagna. La difficoltà di fornire, sin dalle prime settimane, elementi nuovi alle Brigate era un fattore che accomunava tutte le forze politiche, compresi gli stessi comunisti che, per tradizione, esperienza e organizzazione, erano senza dubbio quelli che potevano offrire il maggior contributo in uomini e mezzi.

Ai combattenti in montagna si aggiungevano quelli impegnati in città come staffette, informatori, addetti alla raccolta di fondi, viveri e armi. Occorsero però alcuni mesi prima che il numero degli effettivi delle Brigate aumentasse (anche in conseguenza della chiamata alle armi delle classi 1924 -1925 e delle repressioni dei nazifascisti) e la stessa struttura logistica e militare diventasse più funzionale.
Un apporto significativo a questo sforzo organizzativo venne offerto anche da alcuni lavoratori di Cinisello Balsamo impiegati nelle fabbriche sestesi, o comunque in contatto con i gruppi antifascisti attivi al loro interno o con i Comitati di Liberazione Nazionale che andavano costituendosi in molti comuni alla fine del 1943.

Anche a Cinisello Balsamo nacque il Comitato di Liberazione Nazionale che costituì il naturale collegamento tra l’impegno di coloro che in paese erano mobilitati per la raccolta di denaro, vestiario, viveri, armi, nonché per il reclutamento di forze da inviare in montagna e le altre due organizzazioni della Resistenza: la struttura clandestina operante nelle fabbriche sestesi e le Brigate cui erano destinati gli aiuti. Le principali formazioni dove confluirono i nostri partigiani furono: le Brigate Garibaldi che operavano in Valsassina, nel Comasco, nell’Ossola e in Valsesia (la 55^ Fratelli Rosselli , la 52^ Luigi Clerici, la Valgrande Martire, ecc.) e il Gruppo Militare Cinque Giornate Monte San Martino di Vallata Varese che combatteva nel Varesotto.

Nell’autunno del 1943 sorsero gruppi clandestini anche nelle fabbriche e nelle città, la cui azione, coordinata con quella delle Brigate di montagna, si sviluppò su un ambito assai diverso e richiese metodi e strutture differenti.

Le Squadre di difesa che si stavano costituendo in alcune delle grandi industrie milanesi e sestesi, si proposero di difendere le fabbriche e gli impianti da eventuali tentativi di distruzione o di trasferimento in Germania dei macchinari. Le Squadre assunsero una posizione prevalentemente attendista, limitando l’azione dei propri aderenti, di diversa estrazione politica, ma in prevalenza comunisti, a organizzare e a sostenere gli scioperi, a reperire qualche arma e a collaborare con i nascenti C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale) per la raccolta di aiuti e per il reclutamento degli uomini da inviare in montagna.

Diversa era l’azione dei G.A.P. (Gruppi di Azione Patriottica), i cui componenti provenivano tutti dalle file del Partito Comunista e compivano una scelta radicale, passando alla completa clandestinità per dedicarsi a tempo pieno alla guerriglia urbana. Anche per quanto concerne i gappisti non si deve pensare ad adesioni massicce.

Fino all’estate del 1944 il ruolo svolto da alcuni cittadini di Cinisello Balsamo nella Lotta di Liberazione può essere collocato in due settori: la partecipazione di alcuni di essi, una stretta minoranza, alla guerriglia in montagna e il supporto economico e alimentare garantito con la collaborazione di buona parte dei cinisellesi per sostenere la loro lotta contro i nazifascisti. Un lavoro oscuro ma preziosissimo e non meno rischioso.

Sono otto i partigiani i cui nomi sono incisi sulla lapide.

Due soldati furono fucilati dopo l’8 settembre 1943: Luigi Pecchenini il 19 settembre 1943 a Curtatone (Mantova), in località Valletta della Corte Aldriga e Oreste Terenghi il 23 settembre 1943 a Pola (Istria - Croazia, allora Jugoslavia).

Due partigiani morirono nel corso della battaglia sul Monte San Martino (Varese): Valentino Colombo cadde in combattimento il 15 novembre 1943 e Franco Ghezzi fu fucilato sempre il 15 novembre 1943.

Gli altri quattro giovani partigiani deceduti sono: Pietro Meroni fucilato a Borgosesia (Vercelli) l’11 aprile 1944, Giovanni Marafante caduto in combattimento il 17 giugno 1944 durante il rastrellamento della Valgrande, Fernando Sala morto in combattimento in Valsassina l’8 ottobre 1944, Adler Brancaleoni fucilato a Oneglia il 15 febbraio 1945.

E’ triste ma fiero il discorso che fanno ai nostri cuori i morti che ci sono vicini.

Quella consegna che ogni patriota sente nel dolore del suo animo straziato dalla visione dell’Italia su cui accampa il barbaro massacratore nazifascista, quella consegna ci sembra più sacra quando noi la cogliamo nel discorso dei nostri morti: combattere fino alla vittoria, fino alla libertà; osare ancora, fare di più, volere tenacemente e instancabilmente la vita e la libertà per noi e per l’Italia, perchè volere questo, conquistare questo, è il suffragio migliore per la loro memoria.

Eugenio Curiel

PER APPROFONDIRE

Vai alla scheda: "L’opposizione al fascismo a Cinisello Balsamo".

Vai alla scheda: "Venticinque aprile, ore quattordici, insurrezione a Cinisello Balsamo".

Vai alla scheda: "La Resistenza a Milano".

Vai alla scheda: "Alle vittime della deportazione e della Resistenza" - Memoriali e monumenti - Lager e luoghi vari.

Vai alla scheda: "Partigiani non inclusi nelle lapidi".