CROCE STAZIONALE O CROCETTA

Croce cimiteriale - piazza Gramsci - sagrato della chiesa Sant’Ambrogio ad nemus

La croce stazionale ha un basamento in pietra come la colonna dorica che è sormontata da una croce in ferro.

Sul Chronicon, depositato presso l’archivio della chiesa di Sant’Ambrogio ad nemus di piazza Gramsci, si legge che fu fatta erigere dal parroco Gio. Batta Griffanti verso la fine del 1600, all’interno dell’antico cimitero di Cinisello che sorgeva dove ora si trova il sagrato.

Infatti, a quei tempi si seppellivano i morti nei dintorni delle chiese.
Il 12 giugno 1804 venne istituito un decreto napoleonico, esteso all’Italia il 15 settembre 1806, che stabiliva nuove disposizioni per cimiteri e sepolcri, sancendo la separazione dei cimiteri dalle chiese.
I cimiteri venivano affidati in via esclusiva alle Amministrazioni comunali, veniva proibita tassativamente l’inumazione nelle chiese e, perché il ricordo dei morti fosse sempre vivo nella mente del popolo, si stabilì che i cimiteri dovessero essere contigui alla città.

PER APPROFONDIRE

Il parroco Gio. Batta Griffanti, che nacque ad Arona (No) nel 1614, venne nominato parroco della chiesa di Cinisello nel 1647, succedendo a don Francesco Solari che era deceduto a giugno di quell’anno e aveva lasciato nel ricordo dei suoi parrocchiani, non tanto l’eredità della nuova chiesa e i beni immobili donati, quanto la testimonianza dell’esperienza di profonda condivisione nel dolore e nel sacrificio, vissuta con fede e coraggio durante la peste del 1630.

Don Griffanti, che aveva già avuto modo di guadagnarsi la fiducia dei superiori “avendo studiato casi di coscienza et essendo stato rettore di [...] e vicerettore del seminario di Milano”, proveniva da una famiglia di profondi sentimenti religiosi.

Con il suo arrivo la parrocchia e le sue strutture ricevettero un impulso di modernità e di attivismo, e a questo non fu certo estraneo il fatto che il nuovo parroco si fregiasse del titolo di notaio apostolico.

Particolarmente dinamica risultava nella seconda metà del Seicento l’attività della Scuola del Santissimo Sacramento che, passo dopo passo, riuscì ad acquistare un intero caseggiato prospiciente la grande piazza pubblica, investendovi oltre 2000 lire imperiali.

Nel 1670 don Griffanti inoltrò formale richiesta all’autorità ecclesiastica per “fabbricare una sagristia nell’oratorio di Sant’Eusebio” ottenendo il consenso e realizzandola in pochi mesi.

Si impegnò inoltre a fornire alla parrocchia un introito supplementare, e all’intera comunità migliori condizioni fiscali. Infatti acquistò nel 1667 da Giovanni Gariboldo “il dazio in perpetuo per tutti i luoghi e grani che si raccoglieranno di frumento, segale, miglio, vino, favo, orzo e qualsivoglia altra cosa potesse mai dar ragione d’imbottare”, valevole per l’intero territorio di Cinisello. Divenne così l’esattore per il villaggio del dazio dell’imbottato, ma è presumibile che tale diritto non fu mantenuto a lungo (vista la mancanza di successivi documenti che ne attestino l’estendersi nel corso degli anni).

Questo affare rientrava nella strategia economica tesa a far fronte alle ingenti spese sostenute dalla parrocchia per la nuova chiesa e per arricchire il già decoroso complesso degli arredi sacri, cui lo stesso parroco Griffanti aggiunse tra gli altri un prezioso completo di "broccato bianco con fiori d’oro e argento" e una "tavoletta coll’ultimo evangelo tutta in lamine d’argento".

Uomo di vasta cultura, di idee aperte, di carattere socievole e naturalmente portato al dialogo, don Griffanti conquistò non solo la stima e la fiducia dei contadini, ma anche l’amicizia e l’apprezzamento dei nobili locali e del parroco di Balsamo, don Giovanni Caprotti.

Le sue ultime volontà rispecchiarono fedelmente lo stato d’animo di un uomo che si avviava a toccare i novant’anni, consapevole di aver proficuamente impiegato i propri talenti, in pace con gli uomini e con Dio, e riconoscente verso la comunità che lo aveva apprezzato e amato per tanti anni.
Tra i vari lasciti don Griffanti destina in eredità alla Scuola del Santissimo Sacramento di Cinisello “tutti i terreni e case” posseduti a Garbagnate, cioè 76 pertiche di terra e “un caseggiato da massaro con orto annesso”. I redditi di questi immobili dovevano essere destinati a formare in perpetuo doti da lire 25 ciascuna in favore delle ragazze povere di Cinisello e soprattutto essere spesi in soccorso dei bisognosi “e principalmente di quelli che sono stati all’ospedale Maggiore di Milano e che ritornano a casa”. Preoccupazione questa che conferma la profonda sensibilità dell’uomo, in un’epoca in cui l’assistenza sanitaria era da considerarsi più un lusso che un diritto.

Durante la sua lunga parrocchialità il paese si arricchì di numerose ville nobiliari e la popolazione, per la prima volta nella storia di Cinisello, superò le mille unità. L’immagine del misero e spopolato villaggio dei primi decenni del cinquecento era ormai cancellata da una nuova realtà che, pur nelle ancor misere condizioni di vita dei contadini, presentava un quadro locale certamente più vivace sia socialmente che economicamente, soprattutto per i ricevimenti, le feste e i giochi che le famiglie nobili organizzavano nelle loro ville.

Don Griffanti morì pochi anni prima della fine della dominazione spagnola in Lombardia.

A Cinisello Balsamo, oltre a questa crocetta, ve n’è una sul sagrato della chiesa di San Pietro Martire al quartiere Crocetta, all’incrocio tra via Stalingrado e via Milazzo.

Da fotografie e testimonianze risulta che vi fosse una croce stazionale, di cui non vi è più traccia, anche presso il vecchio cimitero di Balsamo, allora situato vicino al santuario di San Martino.



GALLERIA FOTOGRAFICA

Croce stazionale

Croce stazionale

Particolare

La Croce stazionale sul nuovo sagrato

La Croce stazionale sul vecchio sagrato

Nuovo sagrato della parrocchia di Sant’Ambrogio ad nemus

Vecchio sagrato della chiesa di Sant’Ambrogio ad nemus

Vecchio sagrato della parrocchia di Sant’Ambrogio ad nemus

Croce stazionale, di cui non vi è più traccia, presso il vecchio cimitero di Balsamo

Anche il cimitero di Balsamo in passato era ubicato davanti alla chiesa. Fu poi spostato fuori dall’abitato come si evince da questo documento