CROCI STAZIONALI O CROCETTE

La peste

Peste di san Carlo, così è chiamata la terribile pestilenza che colpì il territorio milanese nel biennio 1576-1577. Il contagio si verificò proprio durante l’episcopato del vescovo di Milano san Carlo Borromeo che, simbolo del cristianesimo militante, si prodigò nel portare soccorso agli appestati.

La peste di san Carlo è citata nel capitolo XXXI de’ I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, come antecedente a quella, ben più grave e descritta nel romanzo stesso, abbattutasi in Lombardia nel 1630, quando arcivescovo di Milano era il cardinale Federico Borromeo (cugino di Carlo Borromeo).

Gli anni 1628 e 1629 videro una terribile carestia imperversare per il nord Italia. Le città furono prese d’assalto da vagabondi e mendicanti in cerca di condizioni di vita migliori rispetto a quelle delle campagne, scoppiarono tumulti e agitazioni. Per ultimo arrivò la peste portata dai Lanzichenecchi discesi in Italia.
Per evitare che il contagio dilagasse, le autorità sanitarie imposero l’isolamento dei paesi dove si ebbero i primi casi di peste, mediante la chiusura delle strade. Fra alti e bassi la peste imperversò per tutto il Nord Italia. A fine maggio 1630 sembrò che l’epidemia si fosse dissipata, ma a giugno il morbo si ripresentò, mietendo innumerevoli vittime.

Croci stazionali o crocette

Le croci stazionali, o crocette, erano croci che fin dal Trecento, all’epoca di Barnabò Visconti, erano sorte nei crocevia cittadini con funzione di chiesa all’aperto in caso di pestilenza. Sotto la croce e su un tavolo, infatti, si celebravano i riti religiosi che così, senza uscire di casa, potevano essere seguiti anche dagli appestati condannati agli arresti domiciliari.

Nel biennio 1576-1577, con la peste detta di san Carlo, che colpì Milano e il suo circondario, le crocette aumentarono di numero: per aumentata gravità della peste, per aumentata popolazione e aumentati crocevia. Da meno di una decina, con san Carlo Borromeo diventarono diciannove e con il cardinale Federico Borromeo trentanove.

Con san Carlo le crocette non solo servivano per celebrarvi la messa o per recitarvi il rosario, ma anche da stazioni della Via Crucis (perciò dette anche stazionali), nelle quali sostare in preghiera tutti insieme: autorità religiosa, civile, militare e popolazione di ogni ceto. Purtroppo quest’agglomerato favoriva paurosamente l’ulteriore diffusione della peste.

Già con san Carlo, e soprattutto dopo di lui, le crocette cambiarono aspetto. Generalmente dedicate a uno dei primi vescovi della chiesa ambrosiana, nelle crocette la croce si allontanava dal suolo con l’interposizione, prima di una colonna, e poi di un personaggio issato sulla colonna, in modo che da protagonista la croce diventava elemento secondario di un monumento dedicato a un abitante del paradiso con la croce in mano. Naturalmente, anche con aspetto cambiato, davanti alle crocette riformate si sarebbero regolarmente continuati a celebrare riti religiosi.

Definizione di croce stazionale (Thesaurus Multilingue del Corredo Ecclesiastico)

Croce, crocifisso (crocifisso stazionale) o calvario (calvario stazionale), è posta su un supporto. Se collocata all’esterno di una chiesa, in uno spiazzo, a un incrocio o lungo un percorso per indicare un luogo di sosta devozionale, è detta anche croce viaria, crocifisso viario, calvario viario. La croce stazionale può anche far parte integrante di un monte calvario oppure essere una croce di missione, un calvario cimiteriale o una croce cimiteriale.

Vai alla scheda: "Croce stazionale o crocetta via Stalingrado angolo via Milazzo".

Vai alla scheda: "Croce stazionale o crocetta piazza Gramsci".

Vai alla scheda: "La peste a Cinisello".



GALLERIA FOTOGRAFICA

Milano, Colonna del Verziere (una delle poche crocette sopravvissute), in granito di Baveno sovrastata da una statua di Cristo Redentore. Prende il nome dal Verziere o Verzée, antico mercato ortofrutticolo che lì aveva sede.
Iniziata nel 1580 come ex voto per la fine della peste del 1577, completata nel 1673 con la statua di Cristo scolpita da Giuseppe e Gian Battista Vismara su disegno di Francesco Maria Richini.
Le mensole alla base servivano come altare per le messe all’aperto.
Nel 1860 il basamento fu trasformato in monumento per i milanesi morti durante le Cinque Giornate di Milano: i nomi sono incisi su tavole in bronzo

Milano, 26 giugno 1803, croce del Bottonuto (eretta nel 1606), acquatinta dell’Appiani e del Sanquirico

Milano, piazza Borromeo, monumento a san Carlo Borromeo, opera realizzata su disegno di Dionigi Bussola. La parte in bronzo è stata eseguita da Ambrogio Grosso mentre quella in rame da Alberto Guerra. La statua era collocata in origine in piazza Cordusio ma la famiglia Borromeo fu costretta a trasportarla in piazza Borromeo nel 1786, "entro dieci giorni per intralcio al traffico", dopo che la carrozza del governatore austriaco di Milano vi era andata a sbattere. L’iscrizione latina alla base del monumento registra lo spostamento, sia pure addolcendone le motivazioni