Riviero Limonta, da tutti conosciuto con il nome di Oliviero, nacque il 28 gennaio 1923 a Barzago (Como). Abitava in via Piave 3 a Cinisello Balsamo. Svolgeva la professione di apprendista lattoniere alla V Sezione della Breda.
La notte tra il 13 e il 14 marzo 1944 fu arrestato presso la sua abitazione per aver partecipato allo sciopero iniziato l’1 marzo 1944 e che per otto giorni aveva bloccato le più grandi fabbriche del Nord.
Qualcuno ricordava che la notte tra lunedì 13 e martedì 14 marzo del 1944 soffiava un forte vento. Ma il piccolo paese di Cinisello Balsamo non fu svegliato solo dal vento o dagli allarmi per i bombardamenti. Uno strano movimento di gente per strada in più punti dell’abitato mise tutti in allarme. Erano i militi fascisti che, accompagnati da una lettiga per mascherare le loro vere intenzioni, stavano arrestando alcuni operai delle fabbriche di Sesto San Giovanni che avevano scioperato. Li prelevarono dalle loro abitazioni uno dopo l’altro come in una tragica Via crucis. Furono arrestati: Angelica Belloni, Rosa Crovi, Maria Fugazza, Ines Gerosa, Riviero Limonta, Giovanni Ragazzo, Rodolfo Remigi, Giovanni Vergani, Tarcisio Vergani, Addone Visioli e Marcello Zaffoni.
La stessa tragica scena si ripetè due settimane dopo, la notte tra lunedì 27 e martedì 28 marzo, quando ancora tutti si stavano domandando dove fossero finiti quei poveri malcapitati. Quella fu la volta di: Attilio Barichella, Cesare Berna, Fedele Fumagalli, Giuseppe Galbiati, Carlo Limonta, Giovanni Paravisi e Angelo Tesser. Solo Aldo Beretta riuscì a fuggire dalla sua abitazione; verrà però arrestato il 22 ottobre in un locale pubblico e deportato come tutti gli altri. Molti di loro non tornarono, lasciando a casa vedove, orfani e genitori disperati.
A quei tempi Cinisello Balsamo contava poco più di tredicimila abitanti; tutti sapevano quello che era accaduto e tutti si conoscevano, per cui la notizia di quegli arresti ingiustificati fu per il paese un vero sconvolgimento.
Riviero Limonta venne rinchiuso a Milano, prima a San Fedele e poi al carcere di San Vittore; fu in seguito condotto a Bergamo e incarcerato nella Caserma Umberto I.
Il 17 marzo venne caricato su vagoni piombati che partirono dalla stazione di Bergamo e giunsero a Mauthausen (Austria) il 20 marzo. Nel Lager gli fu assegnata la matricola 58942. Infine venne trasferito, in data non nota, al Castello di Hartheim (sottocampo di Mauthausen), dove morì il 24 agosto 1944.
Ai familiari fu corrisposto il premio di solidarietà nazionale di Lire 2000, disposto per i congiunti dei caduti per la lotta di Liberazione nazionale ai quali era stato rilasciato anche il Certificato al Patriota.
Dopo la Liberazione gli fu riconosciuta, per un periodo di diciassette mesi e sedici giorni, la qualifica di partigiano operante con la 108^ Brigata Garibaldi S.A.P. (Squadre di Azione Patriottica) Daniele Martelosio.
Le A.C.L.I. (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) gli intitolarono un circolo di Cinisello, aperto nei locali della Cooperativa La Nostra Casa.
L’Amministrazione comunale gli intitolò una via cittadina.
Pochi giorni dopo l’arresto di Riviero Limonta, anche lo zio Carlo Limonta, fu arrestato e deportato; morì poco dopo il rimpatrio.
Il suo nome compare:
sulla lapide Ai martiri della Resistenza e della deportazione sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5;
su uno dei masselli del monumento Al deportato sito all’interno del Parco Nord Milano a Sesto San Giovanni;
sulla targa A ricordo dei caduti nel Castello di Hartheim;
sul monumento sito a Sesto San Giovanni in piazza Hiroshima Nagasaki;
sulla lapide sita a Sesto San Giovanni in via Clerici.
Inoltre i deportati che partirono su vagoni piombati dalla stazione di Bergamo verso i campi di concentramento sono ricordati, senza indicazione del nome, sulla lapide Ai lavoratori deportati a seguito degli scioperi del 1944 nell’Italia settentrionale sita nella stazione ferroviaria di Bergamo.
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GALLERIA FOTOGRAFICA
Gruppo di ragazzi di Cinisello nel 1942. Fila in alto, il primo da sinistra è Riviero Limonta, il quarto è Pietro Meroni, partigiano che sarà fucilato a Borgosesia Vercelli il 14 aprile 1944