Tutta la storia ruota intorno alla difficile vita della guardiana di cimitero Violette Toussaint. Abbandonata alla nascita, passa da una famiglia affidataria all’altra, fino a quando, non ancora maggiorenne, fugge, per poi rimanere incastrata nella vita disordinata, torbida, di un ragazzo viziato, che diventerà prima il padre di sua figlia, e poi suo marito. Da guardiana di passaggio a livello, diventerà guardiana di un piccolo cimitero di una città della Borgogna. Li, si prenderà cura dei morti e dei vivi, di quella casa e di quell’orto che l’hanno guarita. Accoglierà in una vita già segnata dal dolore, il racconto dei dolori, dei sentimenti, dei rimpianti, dei rimorsi, di tutti quelli che varcheranno la porta della sua casa.
Violette ha come due case: il piano di sotto dedicato agli amici, tutti lavoranti nel regno dei morti, e ai visitatori, e il piano di sopra, solo per lei; fatto di profumi, colori, candele, di quella luce che sopravvive alla morte. Violette ha due armadi, uno che chiama inverno, fatto di vestiti scuri per i funerali e il lutto, e l’altro che chiama estate; fatto di colori allegri che indossa di nascosto. Colori di speranza, di rinascita, di quella serenità trovata nella rassegnazione. Violette ha due vite, quella prima di Leonine, la figlia, e quella dopo; dopo la sua perdita e la scomparsa di quel marito cosi incapace di tutto. Sarà quando alla sua porta busserà un commissario di polizia con una richiesta insolita, che saltando fra presente e passato, verremo a capo di questa storia.
Valérie Perrin lavora da sempre nel mondo del cinema e per anni è stata fotografa di scena delle più importanti produzioni cinematografiche francesi, tra cui quelle del marito Claude Lelouch. Con Cambiare l’acqua ai fiori ha vinto il Prix Maison de la presse, il Prix Jules-Renard e il Prix des lecteurs du Livre de poche.
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