“L’arte è una linea intorno ai nostri pensieri”: con questa frase Gustav Klimt ha inteso dire che l’opera artistica deve creare nella mente di chi guarda una propria visione in grado di trasmettere emozioni.
La sperimentazione pittorica dell’artista Mario Migliorini verte, più che su elementi reali o irreali, su questioni appartenenti all’inconscio e al mistero dell’istintività umana.
Nell’ultimo periodo ha eliminato le linee rette (troppo razionali) a favore esclusivo di quelle curve (più morbide e intimistiche). Le forme, trasformazioni affini di immagini organiche, vengono plasmate in figure bizzarre intrise di una mistica surreale. Lo spazio, privato dei riferimenti prospettici e reso indistinto, fa emergere le inquietudini, le incertezze e le fragilità al di là delle apparenze. Il contorno del supporto si deforma, diventando esso stesso oggetto della composizione, o perché asseconda le forme o perché queste ultime ne travalicano i limiti.
Con l’opera “Dalla confusione delle forme mentali alla calma dell’essere”, del 2018, inizia un viaggio interiore fatto di analisi e considerazioni sull’identità e l’alterità, sul senso di comunità vissuto da chi si ritrova funzione ed esecutore di azioni descritte e prescritte. Ne nasce un racconto pittorico, accompagnato da riflessioni scritte (coeve, ma non per questo coincidenti con le realizzazioni stesse), che giunge fino a “Le voci di fuori”, del 2023. Le opere in mostra sono una rappresentazione, per così dire “senza scenario e senza copione”, del sogno di un’identità condivisa che le abitudini, consolidate e mai messe in discussione, disgregano sempre di più rendendo il vissuto transitorio e poco coinvolgente.
La mostra sarà visitabile fino a sabato 30 marzo, negli orari di apertura del Pertini.