Informazioni ricavate dalla tesi di laurea del 1985/86 di Roberto Bertolini, Giuseppe Caimmi, Giuseppe Faraci
Il Piano di intervento dello Stato per l’edilizia pubblica, denominato INA-Casa, prevedeva un’assegnazione di ottanta milioni di lire al Comune di Cinisello Balsamo per la realizzazione di alloggi popolari. L’Amministrazione comunale colse l’opportunità fornita da questo insperato finanziamento, che le avrebbe dato modo di esprimere i propri indirizzi di sviluppo socio-economico del territorio, e iniziò a contattare le grandi proprietà fondiarie della zona al fine di ottenere la loro disponibilità alla cessione di aree per dare il via alle costruzioni.
Tra queste proprietà vi era quella dei Casati Stampa di Soncino (proprietari anche di vaste aree a Milano e dintorni) che avevano la necessità di frazionare, vendere e liquidare, per problemi ereditari e di successione, il loro patrimonio immobiliare consistente in una grande proprietà fondiaria risalente al 1700, in gran parte ubicata tra gli ex Comuni di Balsamo e Cinisello e in una zona che si estendeva verso sud fino al confine con Sesto San Giovanni.
Iniziò così una trattativa tra gli eredi Casati Stampa di Soncino e l’Amministrazione comunale che portò a un accordo che prevedeva la cessione delle aree necessarie per dar luogo a un immediato inizio dei lavori e la possibilità di lottizzare da parte della proprietà. La cosiddetta lottizzazione Casati fu vista con favore in quanto consolidava il processo di integrazione fisica e sociale dei due ex comuni.
Questa operazione può essere distinta in due fasi. La prima (legata alla saturazione edificatoria avvenuta attraverso il frazionamento e la vendita della grande area libera tra i due centri storici di Balsamo e di Cinisello verificatasi nel corso degli anni Cinquanta) riguardava un’estensione di terreno di circa 315 mila mq. e fu caratterizzata da un’edilizia residenziale a bassa e media densità. La seconda fase riguardava le aree a margine del viale Fulvio Testi e prese il via nel 1956 a seguito dell’apertura al traffico di questa grande arteria; era riferita a un’area di circa 328 mila mq. e fu invece contraddistinta da edifici multipiano ad altissima densità e di minore qualità, ma di alta commerciabilità data la grande domanda dovuta ai processi immigratori che iniziavano a interessare il territorio. Data la grande rilevanza di interessi che la nuova arteria promuoveva (essendo collegata direttamente al capoluogo), si ebbe un immediato aumento di valore delle aree interessate.
Questa operazione, che avvenne, almeno nella prima fase, in un contesto non ancora sollecitato dai problemi dello sviluppo immigratorio, darà il via a un processo di contrattazione continua che si articolerà fino alla metà degli anni Sessanta.
Il nulla osta edilizio del novembre 1956 fu rilasciato dall’Amministrazione comunale con l’impegno di introdurre la lottizzazione nel redigendo P.R.G. (Piano Regolatore Generale), con un richiamo a quello del 1948, quale strumento di legittimazione dell’indirizzo dell’Amministrazione a sostenere uno sviluppo edilizio che facesse fronte all’elevato fabbisogno di alloggi.
Nel 1960 la trattativa venne formalizzata e furono fissati i rispettivi adempimenti legati anche alla realizzazione di strade, marciapiedi, rete di fognatura, rete idrica e di illuminazione e alla cessione di aree per servizi pubblici.
Il rapporto non si esaurirà con la stipula dell’impegnativa ma continuerà negli anni Sessanta.
Vai alla scheda: "Viale Rinascita" - Com’era com’è.
Vai alla scheda: "Piazza Andrea Costa" - Com’era com’è.
GALLERIA FOTOGRAFICA