Ancora oggi i racconti dei pochi sopravvissuti e le immagini dei luoghi dello sterminio ci sgomentano e nello stesso tempo ci interrogano su come sia stato possibile commettere tali atrocità. Certamente la shoah rappresenta uno dei più emblematici simboli dell’odio razziale e dello sterminio di massa per la smania di dominio di una Nazione. Ma non è il solo. Infatti il cammino dell’umanità è purtroppo costellato di stragi, uccisioni, genocidi. Tutte le vittime dell’odio sono uguali e meritano uguale rispetto. Di fronte a tali abomini la domanda che affiora è sempre la stessa: cosa spinge ad eliminare in modo sistematico uomini, donne, anziani, bambini? Dov’è il sentimento più elementare di umanità e di pietà? Sono domande a cui non è possibile dare risposta esaustiva. Dobbiamo allora domandarci quale contributo oggi possiamo dare perché nei nostri pensieri e nel nostro agire non prevalga l’egoismo, l’indifferenza e l’opportunismo. Il passato non è mai soltanto passato. Esso ci riguarda e ci indica le vie da non prendere e quelle da prendere. Le immagini e i racconti scuotono la nostra memoria, scuotono il nostro cuore. Non vogliono provocare in noi l’odio: ci dimostrano anzi quanto sia terribile l’opera dell’odio. Vogliono portare la ragione a riconoscere il male come male e a rifiutarlo; vogliono suscitare in noi il coraggio del bene, della resistenza contro il male. Con questi sentimenti ci accostiamo agli eventi in programma invitando la cittadinanza a partecipare non solo per non dimenticare ma per collaborare insieme alla costruzione del bene.

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