Nasce il 27 marzo 1894 nella frazione di Santa Lucia di Quistello in provincia di Mantova da una famiglia di agricoltori.
Frequenta le scuole elementari a Quistello, le scuole tecniche a Padova e conclude gli studi a Bologna, prima presso un Istituto Tecnico e poi all’Università, Facoltà di Veterinaria.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, il 24 maggio del 1915 è richiamato alle armi. Nominato sottotenente di fanteria raggiunge la 3^ armata sull’Isonzo. Il 3 giugno del 1916 viene catturato dagli austriaci sul Monte Cencio insieme al 1° Reggimento granatieri a cui era stato aggregato. Viene quindi internato in Ungheria. Nel campo di Hajmasker Gorni conosce Massimo Campigli, giornalista del Corriere della Sera che ne apprezza le opere e lo esorta a continuare nel disegno.
Ritornato dalla prigionia ottiene lusinghieri consensi da Margherita Sarfatti che giudica Gorni un precursore dell’avanguardia artistica del dopoguerra.
In quegli anni abbandona l’Università e riprende gli studi come privatista e, diplomatosi nel 1922 all’Accademia delle Belle Arti di Bologna, consegue all’abilitazione all’insegnamento nelle scuole medie.
Tornato al suo paese, in un rustico crea il suo primo studio e, con singolare spirito di iniziativa, riesce a fondare una scuola tecnica a cui dà il proprio contributo come direttore e insegnante di disegno.
Viene però allontanato dall’insegnamento dai fascisti a causa delle sue idee politiche socialiste.
Nel 1923 soggiorna a Parigi e al ritorno partecipa alle più significative manifestazioni artistiche dell’avanguardia mantovana che si oppone a un chiuso tradizionalismo provinciale; ma Gorni riceverà solo amarezze, delusioni e critiche negative.
Con il dolore impotente causato dal dilagare del fascismo, Gorni si chiude sempre più in se stesso, nel silenzio della propria terra, per dedicarsi esclusivamente alla ricerca di nuove acquisizioni nello studio del vero.
Si interessa alla xilografia, all’acquaforte, alla puntasecca e a varie altre tecniche incisorie. Si dedica anche alla decorazione murale con grandi composizioni a graffito e a intonaci colorati.
Nel 1920 si sposa con Milia da cui avrà due figli, Salve e Ave.
Collabora al Selvaggio che pubblica suoi disegni dal 1927 al 1929.
Assorbito dalla famiglia e dalle nuove responsabilità, Gorni continua a disegnare e a dipingere quasi esclusivamente per se stesso. Le sue opere più interessanti e innovatrici non vengono comprese e sono derise. Tenta di ricollegarsi agli artisti mantovani aderendo formalmente al Novecento mantovano e partecipando ad alcune mostre, ma rimarrà perlopiù isolato e in solitaria meditazione.
Nel maggio del 1940, all’entrata dell’Italia in guerra, viene nuovamente chiamato alle armi con il grado di maggiore di fanteria. Dal fronte francese viene inviato a quello jugoslavo e quindi a quello russo, dove rimane dal 9 luglio 1941 all’1 maggio 1943.
Ritornato a casa dopo la tragica ritirata dell’esercito italiano, dopo l’8 settembre, ricercato dai fascisti, fugge in Svizzera dove viene internato in un campo militare dal 25 settembre 1943 fino al 3 luglio 1945.
In Svizzera modella le prime sculture a incavo, a pieni e vuoti, esponendole in una mostra organizzata dagli internati italiani, ottenendo un lusinghiero successo.
Ritornato in Italia viene acclamato sindaco a Quistello, ma deve affrontare nuove lotte e incomprensioni, accentuate dall’aspro clima dei conflitti politici di quegli anni. Torna anche a dirigire la scuola che aveva fondato.
Nel 1953 si trasferisce con la famiglia a Cinisello Balsamo con l’incarico di istituire e dirigere l’Ufficio Tecnico del Comune.
Nel 1962 abbandona il proprio lavoro a Cinisello Balsamo e riprende a disegnare e modellare, ripercorre i tempi più felici dopo un vuoto assoluto di produzione che va dal 1950 al 1961 che Gorni, nelle sue note biografiche, ricorda come un periodo da dimenticare.
Nel 1965 la Galleria Gianferrari di Milano allestisce una sua mostra personale curata da Mario De Micheli; a Firenze Carlo Ludovico Ragghianti gli dedica una sala all’interno della mostra Arte in Italia 1915-1935. Ciò risveglia l’interesse della critica che lo riconosce tra le presenze significative dell’arte italiana.
Il Premio Suzzara, di cui Gorni era stato uno dei primi sostenitori e che lo aveva visto varie volte tra i premiati, nel 1968 gli dedica un’ampia rassegna antologica che riassume i momenti più significativi della sua produzione dal 1916 al 1966.
Nel 1972 si tiene un’importante mostra antologica alla Casa del Mantegna di Mantova e un’altra, nel maggio 1975, a Milano al Palazzo Reale nella Sala delle Cariatidi.
Gorni muore il 6 agosto del 1975.
Le opere
L’artista ha lasciato importanti documenti che raccontano il suo amore per la civiltà contadina e per i tipici paesaggi del paese natale.
Come architetto, dal 1925 al 1930, Gorni ha prodotto: Il magazzino di granaglie di Quistello, La casa del fruttivendolo, del falegname e del panettiere di Nuvolato, La casa del Balilla (attuale palestra), La sua casa La Selvaggia, l’ingresso del cimitero e la scuola elementare di Nuvolato.
Le strutture in terracotta e bronzo che ha creato rappresentano un patrimonio monumentale comunale: la prima è La vecchietta che sosta in preghiera davanti al cimitero di Nuvolato, la seconda è Il contadino capolega di San Rocco del 1974.
Sempre nello stesso anno, Gorni dà vita al personaggio caratteristico della realtà rurale locale, Main, pubblicando in occasione della fiera di San Bartolomeo il manifesto La vaca ad Main. Vi si rappresenta questo contadino che non abbandona mai la sua campagna e che, l’unica volta durante l’anno che si reca al paese in occasione della fiera, porta con sé la moglie, il figlio e l’inseparabile vacca. Questo manifesto è stato aggiornato dall’artista ogni anno fino alla sua morte. La vacca ad Main è anche il titolo di una pubblicazione satirica a numero unico con la quale l’autore si è divertito a fare caricature dei personaggi più in vista del paese, accompagnate da vignette sia in italiano che in dialetto.
A Cinisello Balsamo si possono ammirare quattro grandi terrecotte realizzate dall’artista, due si trovano nel cimitero di Balsamo e due in quello di Cinisello, le opere scultoree sono poste sopra i colombari di prima costruzione e raffigurano scene di morte.
Inoltre in piazza Costa, davanti alla Scuola Primaria, è collocata la sua scultura I due gelsi .
I riconoscimenti
A Quistello
Dopo la morte dell’artista il Comune di Quistello gli ha intitolato una via.
Il Museo Diffuso
A trent’anni dalla sua morte, viene istituto a Nuvolato di Quistello il Museo Diffuso a lui dedicato, per volontà del Comune, della Fondazione Giuseppe Gorni, grazie alla determinante partecipazione della Fondazione Bam e all’intensa e vivace collaborazione degli eredi (viene raggiunto un accordo con la figlia del Maestro che si è resa disponibile a concedere in uso gratuito le opere di sua proprietà per la sede museale).
Il museo intriso della sua energia e del suo vigore, è stato ideato negli anni tra le due guerre per essere una scuola elementare, progettata e completata con decorazioni dallo stesso artista, si prospetta ora come un nuovo punto di riferimento per la storia dell’arte mantovana e italiana.
Disposto su tre piani con ingresso principale sul fronte e vano scala centrale, facciate in mattoni faccia a vista con inserimenti di elementi in cemento bianco e marmo nelle aperture ad arco della facciata principale, cornice di gronda in legno decorata ad affresco e graffito su disegno dello stesso Gorni.
Si tratta di un percorso in grado di raccontare la sua carriera artistica così come della sua vita privata. Un viaggio nella realtà contadina novecentesca attraverso gli occhi di una personalità carismatica, amante della propria terra, che ha avuto il dono grande di una visione più ampia d`insieme.
Viene ricostruita appieno la poetica di uno tra i più importanti scultori mantovani, colui che ha saputo esprimersi attraverso immagini di grande potenza e impatto, alla continua ricerca di una compiutezza artistica, raggiunta nella sintesi tra pieni e vuoti, ma che nel tempo non si è mai fermata, toccando varie modalità espressive sia in campo grafico che plastico.
E’ un’esposizione permanente creata con l’intento di valorizzare l’intero patrimonio delle opere dell’artista incluse le sue opere parietali e gli edifici da lui progettati, visibili sul territorio di Quistello e dei Comuni limitrofi, in particolare a Nuvolato, sede del Museo.
Le collezioni del Museo, in parte già di proprietà del Comune di Quistello ed entrate a far parte delle raccolte della Pinacoteca Comunale, e in parte provenienti dagli eredi, comprendono oltre quattrocento opere. Si tratta di dipinti, disegni, cartoni preparatori e, soprattutto, sculture in bronzo e in terracotta. Nel Museo hanno trovato spazio anche progetti, documenti e informazioni sulla vita e il lavoro di Giuseppe Gorni.
Il visitatore viene accompagnato in un percorso in grado di raccontare la carriera artistica e la vita privata dell’artista. La disposizione delle opere, attraverso il criterio cronologico e nella suddivisione delle sezioni grafica e scultorea, si addentra nella realtà contadina novecentesca attraverso gli occhi di una personalità carismatica.
A Cinisello Balsamo
Il Comune di Cinisello Balsamo gli ha dedicato una via.
Nel 1978, a tre anni dalla scomparsa, alcuni pittori danno vita al Gruppo Pittori Giuseppe Gorni, in onore dell’artista.
Il 25 aprile del 1987 si inaugura una mostra antologica delle opere di Giuseppe Gorni, come dice il sindaco Vincenzo Pozzi: "con l’intento di colmare una vistosa lacuna e rimediare a una dimenticanza, a un velo di silenzio che per troppo tempo, e forse volutamente, è stato steso su questo grande artista del nostro tempo".
Nel 1988 riceve il più alto riconoscimento cittadino, la Spiga d’Oro alla memoria, con la seguente motivazione: "Benemerito nel campo delle arti, in particolare in quello della scultura. Nel corso della sua lunga vita artistica ha ottenuto molti riconoscimenti e le sue opere sono state esposte, tra l’altro, al Palazzo Reale di Milano, a Vienna per la mostra Neue Sachlichkeit und Realismus, a Parigi e in molte altre città italiane ed europee".
Vai alla scheda: "La storia nelle strade".
GALLERIA FOTOGRAFICA
Nuvolato, la tomba di famiglia progettata dallo stesso Gorni con l’epigrafe QUI ci sono io GORNI GIUSEPPE 1894 - 1975
L’epigrafe scritta da Umberto Terracini per il Monumento al Capolega, scolpita sul blocco di marmo antistante