VIVANTI ANNIE

Figlia di Anselmo Vivanti, patriota mantovano di antico ceppo ebraico e di Anna Lindau, scrittrice tedesca, Annie (Anna Emilia) Vivanti nasce il 7 aprile 1866 a Londra dove il padre, seguace degli ideali mazziniani, aveva trovato rifugio politico in seguito ai moti di Mantova del 1851.

Cresciuta fra l’Italia, l’Inghilterra, la Svizzera e gli Stati Uniti d’America, dopo aver vissuto esperienze stravaganti come artista di teatro, esordisce nel mondo letterario con la raccolta poetica Lirica (Treves, Milano, 1890) pubblicata in Italia con la prefazione di Giosuè Carducci (Valdicastello, 27 luglio 1835 - Bologna, 16 febbraio 1907), che le dà subito un vasto successo di pubblico e lega il suo nome a quello del grande poeta italiano per il quale Annie nutre un intenso sentimento che durerà fino alla morte di lui.

Nel 1891 pubblica il primo romanzo Marion artista di caffè concerto (Galli, Milano), ma dopo il matrimonio, celebrato in Inghilterra nel 1892 con John Chartres, un uomo d’affari e giornalista irlandese, la Vivanti trascorre quasi vent’anni fra l’Inghilterra e gli Stati Uniti d’America, scrivendo soltanto racconti, romanzi e opere teatrali in inglese.

Un nuovo capitolo della sua vita si apre dopo il 1900, anche a seguito di un difficile periodo vissuto a cavallo fra i due secoli, quando la figlia Vivien, nata nel 1893, comincia ad affermarsi come enfant prodige del violino e in breve diviene un’acclamata celebrità internazionale.
Dall’esperienza del successo di Vivien, Annie trae motivo per un suo rilancio in letteratura, prima con il racconto The true story of a Wunderkind (1905) e poi con l’opera sua più celebre The devourers, scritta e pubblicata in Inghilterra nel 1910 e poi riscritta in italiano con il titolo I divoratori (1911) con cui dopo vent’anni torna a dominare il mercato editoriale italiano.

Da questo momento in poi, fino alla fine degli anni Trenta, Annie Vivanti conosce un successo ininterrotto con la pubblicazione di romanzi, raccolte di novelle, drammi, opere per l’infanzia e réportages di viaggio.

Le sue opere sono accompagnate sempre da un notevole successo internazionale di pubblico e di critica, vengono tradotte in tutte le lingue europee e recensite da grandi nomi della cultura quali Benedetto Croce e Giuseppe Antonio Borgese in Italia, George Brandes, Jaroslav Vrchlický, Rado Antal e Paul Heyse nel resto dell’Europa.

Durante la prima guerra mondiale la Vivanti si impegna a difendere la causa italiana sulle colonne dei principali giornali inglesi e, nell’immediato dopoguerra, abbraccia la causa delle nazionalità oppresse, principalmente in chiave anti-britannica, avvicinandosi sempre di più a Mussolini e al nascente fascismo.
Contemporaneamente sostiene con il marito, attivista sinnfeiner, la causa dell’indipendenza irlandese, impegnandosi su varie testate giornalistiche europee.

Stabilitasi definitivamente in Italia, accompagnata sempre dal fedele segretario Luigi Marescalchi, Annie Vivanti è ormai una celebrata e anziana scrittrice quando la svolta anglofoba del regime fascista la colpisce nel 1941 con un provvedimento di domicilio coatto ad Arezzo, in quanto cittadina britannica
Presto liberata per diretta intercessione di Mussolini, può tornare a Torino dove risiede, ma l’aggravarsi delle sue condizioni fisiche e la notizia della morte di sua figlia Vivien, suicidatasi a Brighton (Inghilterra) nell’autunno 1941, precipitano la situazione. Muore il 20 febbraio 1942, poco dopo essersi convertita al cattolicesimo.
È sepolta al cimitero monumentale di Torino; sulla sua semplice tomba sono scritti i primi versi della più celebre fra le poesie che Carducci le aveva dedicato: "Batto alla chiusa imposta con un ramicello di fiori / Glauchi ed azzurri come i tuoi occhi, o Annie."

La produzione artistica

L’incontro fra culture, lingue, nazionalità e religioni diverse costituisce l’eccezionalità dell’esperienza di vita e di letteratura di Annie Vivanti che assimila e fonde quelle diverse componenti culturali e spirituali, filtrandole attraverso la lente di un sentimentalismo tutto latino ma anche di un pragmatismo puramente anglosassone che in lei si sono esaltati e riassunti.

Il marito John Chartres aggiunge una componente di passione politica nella vita di Annie (che già aveva ricevuto l’impronta dell’esempio paterno) che la conduce negli anni della maturità a prendere parte attiva alle vicende politiche irlandesi e italiane in chiave irredentistica contro lo status quo imposto dalle grandi Nazioni, principalmente dall’Inghilterra.

La conversione al cattolicesimo, compiuta nel 1942 a pochi giorni dalla morte, rappresenta l’anello conclusivo di un percorso eterogeneo e affascinante attraverso tutte le forme della spiritualità umana, un traguardo cui la Vivanti giunge alla fine di un complesso itinerario spirituale ed esistenziale.

Grande viaggiatrice, inserita appieno nei contesti in cui vive, ordinatrice della propria realtà, la Vivanti nutre un sentimento contraddittorio verso l’Inghilterra, suo Paese natale e di cui resterà sempre cittadina; sente congeniale la vita e la mentalità americana ma elegge l’Italia come sua Patria. Però ogni attribuzione di carattere nazionale è riduttiva per il suo temperamento apolide e poliedrico.
Un continuo presente senza radici, senza proiezioni né prospettive, un perpetuo e aereo movimento che conferisce alla sua opera un senso di freschezza e di spontanea immediatezza, permettendole di porgere al lettore una serie di impressioni palpitanti ed emotivamente coinvolgenti che trovano nelle novelle e nei racconti i risultati più felici.

Annie Vivanti non appartiene a un solo genere letterario né si accosta a un preciso movimento culturale, stante anche la sua internazionalità. Certamente forti sono gli echi della poesia di Heine, così come le suggestioni tardoromantiche dell’ultimo periodo della Scapigliatura particolarmente presenti in Lirica e in Marion artista di caffè concerto. Certamente l’incontro e la frequentazione di Carducci la tengono lontana dall’imperante influenza dannunziana, alimentando nei suoi versi il piglio volitivo e soprattutto allontanandola da temi e stili che interessavano la scrittura femminile dei suoi tempi.

Conclusa presto l’esperienza della poesia la Vivanti trova la strada del maggior successo nel romanzo e nella novella, elaborando e inaugurando un genere di best seller accattivante, scritto con stile rapido e suggestivo, alla cui riuscita concorre un continuo rimando a spunti autobiografici, sempre presenti ma dosati e amalgamati al contesto narrativo al punto che il lettore non sa quasi mai riconoscere il confine in cui la realtà sfuma nella finzione.

In età matura l’esperienza della guerra e l’impegno politico si innestano sulle trame già consolidate nei drammi; dietro uno stile ironico e leggero si nasconde la denuncia contro la società corrotta del primo dopoguerra che invischia nelle sue spire perverse le persone più ingenue e meno preparate culturalmente.

Negli anni Venti, sempre più presa dal sostegno alle nazionalità oppresse, in Mea culpa Annie Vivanti esprime un atto d’accusa vero e proprio contro il colonialismo inglese in Egitto e un’appassionata difesa delle rivendicazioni nazionalistiche che erano già state esaltate in Terra di Cleopatra.

Temi più leggeri, talora anche scherzosi, uno stile altrettanto brillante e ironico, davvero britannico, connotano le raccolte di novelle, apparse sui maggiori quotidiani italiani prima di essere riunite in volume, ed è degna di nota particolare anche la sua produzione per l’infanzia, a testimoniare un percorso artistico veramente completo.

A Cinisello Balsamo sulla lapide ai caduti cinisellesi della prima guerra mondiale sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5 sono incise, accanto ai nomi dei caduti, alcune strofe di Annie Vivanti:
"OH ITALIA ETERNA! ITALIA, UNICO AMORE!
TU CI DICESTI: VIVETE! E NOI ALLA LUCE
DELL’AZZURRO TUO CIELO APRIMMO GLI OCCHI INCANTATI
TU CI DICESTI: MORITE! E NOI SUL TUO PETTO
BENEDICENDO IL TUO NOME, CHINAMMO LA TESTA
Annie Vivanti"

La storia d’amore tra Annie Vivanti e Giosuè Carducci


GALLERIA FOTOGRAFICA

Annie Vivanti

Annie Vivanti

1900, Davis & Sanford, New York, tra le fotografie della scrittrice, questa, prediletta da Carducci, è diventata il suo ritratto ufficiale

1900, Schloss, New York, fotografia albumina con dedica autografa

Giosuè Carducci

Anno 1890, agenda di Carducci, vi è annotato in data 24 marzo il primo amoroso incontro con Annie e, due giorni dopo, si legge in greco la frase aspetta ad amare, un invito che il poeta rivolge a sé stesso quel 26 marzo in cui compone i versi: Ad Annie, l’elegia edita in Rime e ritmi. Nel taccuino sono registrate tutte le tappe della prima settimana d’amore trascorsa in Liguria

1898, Torino, ricordo dell’Esposizione Generale Italiana, sul pallone frenato Carducci è riconoscibile all’estrema destra del gruppo, la Vivanti, vestita di nero, è di fianco a lui

Ricevuta dell’Hôtel Trombetta & d’Angleterre, Baglioni & Fils, Turin,
intestata a Carducci e Annie Vivanti, documenta dettagliatamente le spese dei servizi e dei pasti nei giorni 26, 27, 28 luglio 1898 trascorsi insieme nell’albergo torinese, con loro c’era anche la piccola Vivien

1910, Vivien Chartres, figlia di Annie Vivanti