Salvador Allende Gossens nasce a Valparaíso il 26 giugno 1908 da una famiglia benestante.
Frequenta il Liceo Eduardo de la Barra a Valparaíso e conosce l’anarchico Juan De Marchi, calzolaio emigrato da Torino, che influenza la sua formazione giovanile.
Laureatosi in medicina all’Universidad de Chile, alla fine degli studi viene inquisito per motivi politici. Nel 1933, già durante gli studi universitari, si avvicina al nascente Partito Socialista Cileno, del quale è uno dei fondatori e nel 1943 ne diviene segretario.
Esercita la professione di medico; diviene massone. Appassionato marxista e acuto critico del sistema capitalista, si dedica anche all’attività politica.
Nel 1938 viene eletto deputato e nel 1942 ministro della Sanità. Nel 1945 diventa senatore e poi presidente del Senato.
Eletto presidente, dichiara la sua intenzione di promuovere riforme socialiste, la cosiddetta via cilena al socialismo che prevede radicali misure: la riforma agraria, l’aumento dei salari, la nazionalizzazione coatta del rame senza alcun indennizzo.
I suoi avversari politici lo accusano di voler convertire il Cile in un regime comunista, ma Allende respinge queste insinuazioni. Gli Stati Uniti però si allarmano e manifestano di considerare pericolosa la sua crescita politica, stanti gli enormi interessi economici americani in quell’area con società come ITT, Anaconda, Kennecott e altre.
Documenti recentemente declassificati del governo U.S.A. (United States of America) hanno confermato che precisi e inequivocabili ordini erano stati diramati agli agenti della C.I.A. (Central Intelligence Agency), il servizio di controspionaggio degli Stati Uniti d’America, per prevenire l’elezione di Allende alla presidenza o, ove ciò non si fosse potuto impedire, per creare condizioni favorevoli per un golpe.
Dopo aver tentato per tre volte la corsa presidenziale, il 5 settembre 1970, con poco più di un terzo dei voti, Allende viene eletto presidente in qualità di leader della coalizione Unidad Popular (composta da socialisti, radicali e altri partiti di sinistra). Ottiene il primo posto al voto con 1.070.334 preferenze ma, non avendo il cinquanta per cento dei voti, il Congresso deve decidere tra lui e il secondo più votato. Già prima della sua vittoria elettorale, l’establishment politico statunitense pone su di lui un veto; iniziano a temere che ben presto il Cile possa diventare una Nazione comunista, entrando nella sfera d’influenza dell’Unione Sovietica.
E’ l’amministrazione Nixon la più strenua oppositrice di Allende. I cosiddetti consiglieri statunitensi tentano di impedire l’elezione di Allende con il finanziamento dei partiti politici avversari. Si sostiene che Allende abbia ricevuto finanziamenti da movimenti politici comunisti esteri, ma tale ipotesi rimane ufficialmente non confermata.
Una volta eletto con l’appoggio della Democrazia Cristiana, la C.I.A. inizia a condurre manovre nel tentativo di spingere il presidente uscente, Eduardo Frei Montalva, a far bloccare dal Congresso la ratifica della nomina di Allende a nuovo presidente. Il piano della C.I.A. è quello di persuadere il Congresso cileno a eleggere presidente l’avversario di Allende, il candidato del Partito Liberal Conservatore Jorge Alessandri Rodríguez.
In ogni caso Frei, nonostante le fortissime pressioni statunitensi, non se la sente di forzare la Costituzione bloccando la ratifica, così il Congresso sceglie di designare Allende come presidente, a patto però che firmi uno Statuto di Garanzie Costituzionali con il quale garantire che le sue riforme socialiste non avrebbero stravolto nessun elemento della Costituzione cilena.
Una volta eletto, Allende inizia a operare per realizzare la sua piattaforma di riforma socialista. Viene avviato un programma di nazionalizzazione delle principali industrie private, fra cui le miniere di rame fino ad allora sotto il controllo delle aziende americane Kennecott e Anaconda. Viene realizzata la riforma agraria e creata una sorta di tassa sulle plusvalenze. Il governo inoltre annuncia una sospensione del pagamento del debito estero e, al tempo stesso, non onora i crediti dei potentati economici e dei governi esteri.
Tutto ciò irrita fortemente la media e alta borghesia, creando una forte tensione politica nel Paese e un discreto dissenso internazionale.
Nonostante Allende cerchi di realizzare questo progetto nel pieno rispetto della Costituzione, si mette contro anche quella parte di società cilena che da troppi anni è abituata a godere di favoritismi e privilegi.
Non ha facili rapporti col Congresso cileno, in cui è forte l’influenza della Democrazia Cristiana cilena. I Cristiano Democratici continuano ad affermare che Allende sta conducendo il Cile verso un regime dittatoriale, sulla falsariga del governo cubano di Castro, e cercano di moderare molte delle sue maggiori riforme costituzionali. Alcuni membri del Congresso invocano addirittura l’intervento delle forze armate, tradizionalmente neutrali, a compiere un golpe per proteggere la Costituzione.
Nel 1971, a seguito di una visita ufficiale del presidente cubano Fidel Castro, Allende annuncia il ripristino delle relazioni diplomatiche con Cuba, nonostante l’adesione del Cile all’Organizzazione degli Stati Americani che stabiliva che nessuna Nazione occidentale avrebbe concesso aperture verso quello Stato.
L’amministrazione Nixon inizia a esercitare una pressione economica sempre più crescente attraverso molti canali, alcuni dei quali legali, come l’embargo, ma molti altri illegali. Si finanziano gli oppositori politici nel Congresso Cileno e, nel 1972, viene dato un inconsueto appoggio economico al sindacato dei camionisti che, unitamente ai settori minerari e dei trasporti, paralizza il Paese con scioperi continui.
Il 1973 è caratterizzato da un pessimo andamento dell’economia dovuto all’altissimo tasso di inflazione e alla mancanza di materie prime che fanno piombare il Paese nel caos totale.
Il 29 giugno 1973 il Colonnello Roberto Souper circonda con il suo reggimento il palazzo presidenziale de La Moneda con l’intento di deporre il governo di Allende. Fallito il colpo di stato organizzato dal gruppo paramilitare Patria y Libertad, alla fine del mese di luglio, segue uno sciopero generale che include anche i minatori di El Teniente.
Nell’agosto 1973 si verifica una crisi costituzionale e la Corte Suprema lamenta pubblicamente l’incapacità del governo di Allende di applicare la legge nel Paese, e il 22 agosto la Camera dei deputati lo accusa di atti incostituzionali.
Il governo teme l’invio dei Carabineros, la polizia nazionale ritenuta sleale verso il proprio governo.
Il 9 agosto 1973 il Presidente Allende nomina il generale Carlos Prats ministro della Difesa. Il 24 agosto Prats è costretto a rassegnare le dimissioni come ministro e come comandante in capo delle forze armate cilene. Lo stesso giorno il generale Augusto Pinochet lo sostituisce come comandante in capo.
Il 26 maggio 1973 la Corte Suprema del Cile denuncia all’unanimità il governo di Allende per distruzione della legalità della Nazione nel mancato rispetto delle decisioni giudiziarie. Allende risponde caratterizzando la dichiarazione del Congresso come destinata a danneggiare il prestigio del Paese e a creare confusione interna ed
evidenzia che tale dichiarazione non ha ottenuto la maggioranza dei due terzi del Senato, costituzionalmente necessaria per condannare il presidente per abuso di potere. In sostanza il Congresso con tale dichiarazione invoca l’intervento delle forze armate.
Nel settembre del 1973 i continui scioperi, l’altissimo tasso di inflazione e la mancanza di materie prime fanno precipitare il Paese nel caos.
L’11 settembre di quell’anno, le forze armate, guidate dal generale Augusto Pinochet, mettono in atto il golpe contro Allende. Durante l’assedio e la successiva presa del Palacio de La Moneda Allende decide di uccidersi piuttosto che arrendersi a Pinochet. Le circostanze della sua morte non sono tuttavia chiare; la versione ufficiale, confermata dal suo medico personale, è che il presidente si è tolto la vita, altri sostengono invece che viene ucciso dai golpisti di Pinochet mentre difende il palazzo presidenziale.
Negli anni Ottanta il suo medico personale, che era insieme ad Allende nel palazzo de La Moneda, darà la versione dettagliata dell’accaduto, dichiarando che a seguito del bombardamento aereo e del successivo incendio, Allende disse a coloro che con lui difendevano La Moneda di uscire dal palazzo, ormai indifendibile, rimanendo solo nell’ufficio. Il medico rientrò poco dopo nell’ufficio, proprio nel momento in cui Allende si stava uccidendo con una scarica di mitragliatore alla testa dal basso in alto.
Il colpo di stato si manifestò in tutto il suo orrore. Pinochet avrebbe di fatto regnato per i successivi diciassette anni. La violazione dei diritti umani da parte del suo governo sarebbe stata, così come testimoniano precise prove documentali, sistematica prassi quotidiana e, alla fine del lungo periodo di dittatura, si stimeranno più di tremila vittime (anche non cilene), fra morti e desaparecidos, e circa trentamila persone torturate.
Documenti, ora declassificati, indicano altresì come la C.I.A. sia stata longa manus del governo degli Stati Uniti, appoggiando il rovesciamento di Allende con la forza e incoraggiando l’uso della tortura da parte delle forze armate di Pinochet.
Vai alla scheda: "Salvador Allende" - lapide commemorativa, via XXV Aprile 3, Palazzetto dello Sport, Cinisello Balsamo.
Vai alla scheda: "Salvador Allende, 11 settembre 1973, ultimo discorso".
Vai alla scheda: "L’amicizia tra il popolo cileno e quello italiano" - dipinto murale, via XXV Aprile 4, Cinisello Balsamo.
Vai alla scheda: "Il sogno dipinto, i murales del Cile nella memoria storica".
Vai alla scheda: "Padre Antonio Ronchi" - biografia.
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