COLOMBO FRANCESCO

Nacque a Usmate Velate (Monza e Brianza) l’1 agosto 1917. Celibe, svolgeva la professione di muratore prima della chiamata alle armi.

Arruolato nell’Esercito, fu assegnato al 54° Reggimento Fanteria Divisione Sforzesca.

Venne dichiarato disperso in Russia nella zona del fiume Don a Dewigathin (come risulta dagli archivi comunali) il 25 agosto 1942. Dalla tomba di un altro caduto di Cinisello Balsamo, Dante Massironi, morto lo stesso giorno, la traslitterazione della località del decesso risulta Dewjiathin. Non è stato possibile trovare riscontro circa l’esattezza di questo toponimo.

Il suo nome compare sulla lapide Ai dispersi della seconda guerra mondiale sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5.

PER APPROFONDIRE


All’inizio del luglio 1942 l’8^ Armata Italiana in Russia (ARMIR), alle dipendenze del Gruppo di Armate B tedesco, destinata alla protezione del fianco sinistro delle truppe impegnate nella battaglia di Stalingrado, prese parte all’offensiva estiva tedesca denominata Operazione Blu.
Il 14 luglio le forze italiane occuparono il bacino minerario del fiume Mius, conquistando la città di Krasnyi Luch e superando, il 31 luglio, il fiume Donetz. Tra l’inizio e la metà di agosto si schierarono infine lungo il bacino del Don. Tra il 30 luglio e il 13 agosto a Serafimovich (a circa centocinquanta chilometri da Stalingrado) ci fu un primo tentativo dei russi di oltrepassare il Don; si opposero tenacemente i bersaglieri della Celere, i sovietici persero la testa di ponte, ma il prezzo in vite umane per gli italiani fu alto.

Tra il 20 agosto e l’1 settembre 1942 le truppe sovietiche scatenarono un’offensiva di vaste proporzioni contro i reparti ungheresi, tedeschi e italiani, schierati nell’ansa settentrionale del Don. Nel settore dell’ARMIR, i russi erano riusciti a stabilire due teste di ponte nei villaggi di Bobrovskiy e Kremenskaya. Da qui tre Divisioni sovietiche colpirono la Sforzesca, composta da elementi al battesimo del fuoco e sfiancati dalle lunghe marce per raggiungere il fronte (anche cinquanta chilometri al giorno). L’ordine di resistere a ogni costo su un fronte di venticinque chilometri fu eseguito dalla Sforzesca con abnegazione, ma dopo due giorni di aspri combattimenti la Divisione venne travolta.
Gli italiani riuscirono a chiudere la pericolosa falla intervenendo con Reparti della Celere, tra cui il Savoia Cavalleria e un Battaglione di Camicie Nere, il Battaglione Alpino Monte Cervino e in seguito anche la Divisione Alpina Tridentina. Il generale Messe, per allentare la pressione, ordinò anche di caricare con la Cavalleria. Il 20 agosto i Lancieri di Novara attaccarono a Yagodnyy, mentre il 24 il Savoia Cavalleria, con seicento uomini, caricò duemila russi nell’episodio di Isbuscenskij, passato agli annali come l’ultima carica della cavalleria italiana nella storia (anche se la vera ultima carica della Cavalleria italiana fu quella di Poloj in Croazia, Jugoslavia.

Alla fine il fronte venne mantenuto e le Divisioni sovietiche, dopo aver perso metà dei loro effettivi, dovettero ritirarsi rinunciando all’obiettivo di raggiungere la rotabile Bolshoy-Gorbatovskiy alle spalle della prima linea italiana, venti chilometri a sud del fiume Don. Comunque le teste di ponte erano state consolidate e, a Verchnij Mamon, circa duecento chilometri a ovest del settore della Sforzesca, i sovietici erano riusciti a stabilire una robusta testa di ponte sulla riva destra del Don, utile per le future offensive, strappando terreno alle Divisioni Ravenna e Cosseria e al 318° Reggimento tedesco.