Fra i grandi scrittori del nostro secolo, Joseph Roth è quello che più pervicacemente ha saputo tener fede alla figura del narratore.
Raccontare storie disparate, intesserle, farle risuonare l’una con l’altra, fare dei propri racconti una grande casa con molte porte e molte stanze per molte specie di uomini: questo è il sogno che Roth perseguì in tutta la sua vita di scrittore.
Molte sono le vie che Roth tenta in questi racconti, e più di una volta si può dire che esse conducano alla terra della perfezione, come nel caso del Capostazione Fallmerayer, della Leggenda del santo bevitore e del Leviatano.
E se dobbiamo credere al resoconto di un tale che in quell’occasione, per miracolo - come si usa dire - sfuggì alla morte, dobbiamo riferire che Nissen Piczenik, molto prima che le scialuppe di salvataggio fossero colme, si buttò da bordo in acqua, per raggiungere i suoi coralli, i suoi coralli veri.
Per quanto mi riguarda, sono propenso a crederci. Perché ho conosciuto Nissen Piczenik e garantisco che la sua famiglia erano i coralli e che il fondo dell’oceano era la sua unica patria.
Il Leviatano
Era proprio come se dal suo viso uscisse uno splendore che rendeva insignificanti i vestiti laceri e il davanti della camicia - visibilmente logoro - e la cravatta a righe bianche e rosse annodata al colletto dagli orli sfilacciati.
La leggenda del santo bevitore
Attenta e trascinante: l’arte di Joseph Roth oscilla tra una minuta, oggettiva osservazione della realtà e una calda, sommessa partecipazione umana alle cose narrate, che avvolge di una dolente pietà e di un continuo palpito lirico.
Claudio Magris
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L’incontro si terrà in biblioteca, alle ore 21.00, in presenza al 1° piano e con collegamento ONLINE alla piattaforma Zoom.
La partecipazione è aperta a tutti, anche a chi non ha preso parte agli incontri precedenti o non ha letto il libro.
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