Le nostre anime di notte, l’ultimo lavoro di Kent Haruf, pubblicato postumo, riconduce alla stessa ambientazione della Trilogia della pianura (Canto della pianura, Crepuscolo, Benedizione), a Holt, una piccola cittadina immaginaria, dove la relazione atipica dei protagonisti fa scalpore: Addie e Louis sono persone comuni, entrambi vedovi, che, per vincere la loro solitudine, iniziano a frequentarsi e a condividere il proprio mondo interiore durante la notte, uno spazio di intimità che diventa il luogo in cui le loro anime si incontrano, dipanando i fili incerti delle loro vite. L’idea originale del libro nasce proprio da questa forma di amore senza aspettative che non rinnega nulla del passato di ciascuno e che forse è possibile solo in età avanzata, quando è più facile mettere da parte le rivendicazioni, a favore di una semplice condivisione del tempo. La loro storia sarà confinata nel bisogno dell’altro, nella sua presenza mentre il senso di vuoto e l’urgenza di avere qualcuno accanto creeranno un nuovo equilibrio che guiderà le loro esistenze. La trama del romanzo, in apparenza scarna e lineare, esplora con rigore i sentimenti e le ambivalenze degli affetti di una donna e di un uomo e le ipocrisie di un piccolo mondo giudicante; lo stesso stile narrativo del romanzo è semplice e la scrittura lineare di Kent Haruf, delicata nella descrizione dei dialoghi notturni della coppia, diventa aspra nel tratteggio degli abitanti di Holt. Kent Haruf è nato a Pueblo, in Colorado, nel 1943; figlio di un pastore metodista e di un’insegnante, si è laureato nel 1965 presso la Nebraska Wesleyan University dove, in seguito, ha anche insegnato: non ha raggiunto una grande notorietà in vita, ma ha vinto premi molto importanti e nel 1999 è stato finalista del “National Book Award”. Obiettore di coscienza durante la guerra del Vietnam, prima di diventare scrittore ha svolto diversi lavori e la sua prima pubblicazione è arrivata, con il romanzo The Tie That Bind, solo nel 1984 a 41 anni. Apprezzato da altri scrittori, come John Irving che è stato suo insegnante, e da un pubblico fedele, ma non numeroso, il suo successo italiano è uno di quei casi in cui il lavoro dell’editore è decisivo. È morto nel 2014 a 70 anni.

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