con
Daniela Maggi, assessore alla Cultura e Sport del Comune di Cinisello Balsamo
Emmanuele Michela, docente e giornalista, collaboratore della pagina sportiva de Il Foglio
Introduce:
Alessandra Govi, presidente del centro culturale Cara Beltà
Con l’ausilio di video e immagini si documenterà, da un lato, come lo sport abbia alimentato, anche durante la Shoah, un messaggio di speranza e, dall’altro, come lo sterminio non abbia risparmiato neanche importanti figure del mondo del calcio.
Verranno tratteggiate alcune figure che hanno pagato sulla propria pelle la loro origine o fede ebraica, come Arpad Weisz, ex allenatore di Inter e Bologna, e i presidenti di Napoli e Roma, Ascarelli e Sacerdoti. Verrà poi raccontata la storia del campionato di calcio che si giocava nel campo di smistamento di Terezin e della squadra Hakoah Vienna, che raccoglieva giocatori ebrei e disputò numerose gare in Austria per poi andare in tournée negli Usa. Numerosi esponenti di questo club finirono nei campi di concentramento, ma uno che riuscì a salvarsi fu Bela Guttmann, ungherese, che negli anni Sessanta sarebbe diventato uno degli allenatori più importanti del mondo. Altra figura significativa è quella di Erno Erbstein, anche lui ungherese ed ebreo. In Italia già da calciatore negli anni Trenta, fu costretto a fuggire e vivere in clandestinità nel corso della Seconda Guerra Mondiale, salvandosi in maniera spesso avventurosa. Tornato in Italia nel ’44, divenne direttore tecnico del Grande Torino, e rimase vittima anch’egli della tragedia di Superga del ’49.
Per informazioni:
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