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Libertà minata

venerdì 13 Aprile 2018
spettacolo teatrale
20:30 Il Pertini . piano -1 . auditorium

Nel novembre del 2009, Debora Mancini, legge ciò che riportava Il Sole 24 ore:
“In Italia una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, nella sua vita è stata vittima della violenza di un uomo. Secondo i dati dell’Istat, sono 6,743 milioni le donne che hanno subito nel corso della propria vita violenza fisica e sessuale, tre milioni quelle che hanno subito aggressioni durante una relazione o dopo averla troncata. Si tratta di violenze domestiche soprattutto a danno di mogli e fidanzate: 8 donne su 10 malmenate, ustionate o minacciate con armi hanno subito le aggressioni in casa. Un milione di donne hanno subito uno stupro o un tentato stupro. A ottenere con la forza rapporti sessuali è il partner il 70% delle volte e in questo caso lo stupro è reiterato. Il 6,6% delle donne ha subito una violenza sessuale prima dei 16 anni, e più della metà di loro (il 53%) non lo ha mai confidato a nessuno. Gli autori sono degli sconosciuti una volta su quattro, nello stesso numero di casi sono parenti (soprattutto zii e padri) e conoscenti."

Da qui la volontà di mettere in scena la sua riflessione intima e profonda, e trasformarla in spettacolo, grazie alla letteratura, alla musica, alla poesia.

Attingendo alle opere di grandi poetesse, scrittrici e artiste, molte delle quali vittime di abusi e molestie sessuali, e di fenomeni di violenza; a documenti storici e biografici; e ad opere di grandi scrittori come ad esempio Gesualdo Bufalino con la sua versione del mito di Orfeo ed Euridice, nasce Libertà minata.

La struttura bianca di un cubo accoglie sette figure e racconti di donne e sulle donne.
Su fogli di carta di forme, dimensioni e grammatura diverse le parole di poetesse e scrittrici, artiste vittime di violenza, ma anche documenti e riferimenti storici. La musica cuce l’intera drammaturgia e crea momenti durante i quali la riflessione può fluire libera e profonda.

La condizione della donna che subisce violenza è, per noi, il cubo bianco in scena, con le sue facce vuote e non perfettamente appoggiate a terra, gli spigoli, l’apparente e simbolica fissità.
Ma il nostro cubo è mobile, ha una ruota-perno girevole, che ci consente di muoverlo nello spazio alla ricerca di un punto dove appoggiarlo in perfetto equilibrio.

Daniele Longo suona e canta al pianoforte, e dialoga con Debora Mancini che riporta ad alta voce i ritratti di donne, tutti trascritti su fogli di carta di forme, dimensioni e consistenza diverse, e legati ad una struttura.

Durante lo spettacolo vengono letti estratti da testi di Anne Sexton, Sylvia Plath, Alda Merini, Patricia Highsmith, Artemisa Gentileschi, Ipazia, Caterina dé Medici, Auung San Suu Kyi.

Scenografia di Alessandra Seveso
Regia audio-luci di Andrea Pozzoli

In collaborazione con Realtà Debora Mancini

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