LA TREGUA DI NATALE

Belgio, primo anno della prima guerra mondiale, trincee della Fiandre a sud di Ypres, notte di Natale 1914: senza che nulla fosse concordato, i soldati degli opposti schieramenti cessarono il fuoco. Un fatto inaspettato ed impensabile: una tregua spontanea. I soldati nemici, francesi, inglesi e tedeschi, uscirono allo scoperto e si incontrarono nella terra di nessuno. Si parlarono, si strinsero la mano, si abbracciarono, seppellirono i caduti delle due parti. Si accesero candele, si cantarono inni di Natale. Cominciò un botta e risposta di auguri gridati da parte a parte, fino a che qualcuno si spinse fuori dalla propria trincea per incontrare il nemico e stringergli la mano. Fu celebrata una messa, ci fu una funzione funebre. I soldati fumarono, bevvero e cantarono insieme, si scambiarono auguri e doni, capi di vestiario e bottoni delle divise, cibo, tabacco, fotografie degli amici e delle famiglie, e ricordi. Nelle settimane successive dal fronte cominciano ad arrivare strane lettere che raccontavano fatti incredibili.

Il giorno di Natale abbiamo visto cose al di là di ogni immaginazione. I tedeschi hanno lasciato le loro trincee e così abbiamo fatto anche noi. Ci siamo incontrati a metà strada, ed avresti dovuto vederli stringere le mani, scambiare indirizzi e souvenir. Ci hanno portato sigari e tabacco. Non è stato sparato un solo colpo per tutto il giorno.”

“Davvero avresti stentato a credere che eravamo in guerra. Eravamo li, parlando insieme ai nemici. Sono proprio come noi:: hanno madri, fidanzate, mogli che aspettano il nostro ritorno a casa. E pensare che fra qualche ora ricominceremo a spararci addosso di nuovo”.

“A mezzanotte abbiamo celebrato la Messa. Gli uomini hanno cantato i canti di Natale, carole dai loro villaggi, della loro infanzia. Per un istante il Dio della buona volontà è stato di nuovo il Signore di questo angolo di terra”.

«Mentre osservavo il campo ancora sognante, i miei occhi hanno colto un bagliore nell’oscurità. A quell’ora della notte una luce nella trincea nemica è una cosa così rara che ho passato la voce. Non avevo ancora finito che lungo tutta la linea tedesca è sbocciata una luce dopo l’altra. Subito dopo, vicino alle nostre buche, così vicino da farmi stringere forte il fucile, ho sentito una voce. Non si poteva confondere quell’accento, con il suo timbro roco. Ho teso le orecchie, rimanendo in ascolto, ed ecco arrivare lungo tutta la nostra linea un saluto mai sentito in questa guerra: “Soldato inglese, soldato inglese, buon Natale! Buon Natale!”.»

“Tutti questi discorsi, questo odio, tutto questo spararsi a vicenda, che è andato crescendo dall’inizio della guerra, si è spento e si è fermato a causa della magia del Natale. Un tedesco mi ha detto: “ma voi avete la nostra stesa religione, e oggi è per entrambi lo stesso giorno di pace!” È davvero un grande trionfo per la Chiesa! È una grande speranza per un futuro di pace, se due grandi nazioni che si odiano come i nemici raramente si sono odiati, giurandosi eterno odio e vendetta, affidando la loro vendetta alla musica nel giorno di Natale, per tutto quello che questa parola significa, possono abbassare le mani, scambiarsi tabacco, ed augurarsi felicità a vicenda.”

La tregua di Natale del 1914 raccontata attraverso le lettere spedite a casa dai soldati al fronte. Un avvenimento straordinario e coraggioso che partì da semplici soldati mossi da sentimenti di profonda umanità e fratellanza, che merita di essere ricordato.
Rileggere oggi, a distanza di cento anni, le lettere spedite dal fronte che raccontano quel gesto di spontanea e generosa insubordinazione ci commuove e ci interroga: è davvero impossibile costruire un mondo pacifico e solidale?

A questi fatti si è ispirato il film Joieux Noel, del regista francese Cristian Carion, nel 2006 candidato al Premio Oscar e al Golden Globe come miglior film straniero, presentato fuori concorso al 58° Festival di Cannes.

Per approfondire:

AA.VV., traduzione e curatela di Alberto Del Bono, prefazione di Alan Cleaver, introduzione di Antonio Besana, La tregua di Natale. Lettere dal fronte , Edizioni Lindau, Collana I Leoni, Torino, 2014.

Natale. Quella festa nella terra di nessuno di Antonio Besana

Antonio Besana, La Tregua di Natale del 1914 , La Libreria Militare, Milano, 2009.

Prefazione: la nascita di una idea.
Antonio Besana, Milano, Novembre 2009

I fatti conosciuti come "La tregua di Natale" (The Christmas Truce) ebbero inizio la vigilia di Natale del 1914, durante il primo anno della prima guerra mondiale.

La notte di Natale 1914, nella parte settentrionale del fronte occidentale, nelle trincee delle Fiandre, a sud di Ypres, in Belgio, ci fu una tregua. Non fu ordinata a seguito di un accordo tra i comandi dei due schieramenti. Fu una tregua spontanea dichiarata dai soldati, francesi, inglesi e tedeschi, che sui due fronti uscirono allo scoperto e si incontrarono nella terra di nessuno. Si parlarono, si strinsero la mano, si abbracciarono, seppellirono i caduti delle due parti. Fu celebrata una messa, ci fu una funzione funebre. I soldati fumarono e cantarono insieme, si scambiarono auguri e doni, capi di vestiario e bottoni delle divise, cibo, tabacco, fotografie degli amici e delle famiglie, e ricordi del tempo di pace. Come è immaginabile, l’episodio mise in difficoltà gli Stati Maggiori di entrambe le parti, che in seguito decisero di sostituire le truppe al fronte con altre unità, le spostarono in altri settori, cancellando la memoria dei fatti.

Una parte dei documenti che testimoniavano gli accadimenti, fotografie e lettere dal fronte, furono distrutti. Alcuni lo furono deliberatamente. Altri furono distrutti da altri avvenimenti della storia. Molte delle lettere dei soldati tedeschi furono infatti sepolte nelle rovine delle città tedesche alla fine del secondo conflitto mondiale. Altre si persero nelle cantine, nei solai, nei traslochi dei loro discendenti. Non tutte le lettere però andarono distrutte. Molte furono pubblicate dai giornali dell’epoca, talvolta corredate da fotografie degli eventi, e quindi sono ancora visibili negli archivi delle redazioni. Alcune testimonianze dell’epoca sono inoltre conservate negli archivi dell’Imperial War Museum di Londra. Queste lettere e queste testimonianze costituiscono una sorprendente fonte di informazioni di prima mano sulla tregua, che meritano di essere preservate per le future generazioni.

Mi sono imbattuto per la prima volta questi fatti nel 2006. Avevo partecipato ad una proiezione del film “Joieux Noel” di Cristian Carion (2005) organizzata al Cinema Palestrina, a Milano, dal settimanale Tempi. Lo stupore e l’interesse per questi avvenimenti mi ha contagiato immediatamente. Nei giorni e nei mesi che seguirono mi sono messo sulle tracce di questa strana storia, alla ricerca di altre notizie su questi fatti. Attraverso alcune ricerche in Internet ho scoperto il sito “Operation Plum Puddings: The Christmas Truce” dedicato all’argomento. Si tratta della raccolta in lingua inglese di lettere dal fronte di soldati che narrano di questi eventi.

Questo sito web è nato dalle ricerche condotte da due giornalisti inglesi, Alan Cleaver e Lesley Park, che nel 1999 le raccolsero per la stesura di un libretto dedicato alla tregua di Natale 1914, intitolato "Plum Puddings For All", ormai esaurito da tempo e non più ristampato. Le lettere raccolte in questa pubblicazione erano state reperite sui giornali dello Hampshire, o da ricordi personali degli uomini che le avevano scritte. Il lungo lavoro di ricerca rese coscienti Alan e Lesley della enorme fonte di informazioni dimenticate negli archivi dei giornali: le lettere originali dai partecipanti che descrivevano quello che era accaduto. I due autori decisero quindi di dare vita ad un sito web, con l’obiettivo di pubblicare le lettere scritte da soldati inglesi che presero parte alla tregua di Natale del 1914. Alcuni lettori furono contagiati dai racconti che emergevano dalle lettere, e si offrirono di proseguire questo lavoro di ricerca negli archivi, e per trascrivere le lettere. Nel 2009 nel sito erano state trascritte più di 80 lettere provenienti da oltre 100 quotidiani del Regno Unito, che gli autori mettono in questo modo a disposizione di tutti.

Nel tradurre per mia moglie alcune delle lettere pubblicate sul sito, mi sono reso conto che questo materiale non avrebbe potuto essere letto da un pubblico che non conosce l’inglese. Ho quindi contattato Alan Cleaver, uno degli animatori del sito, che ringrazio nuovamente, il quale mi ha gentilmente fornito il permesso di tradurre di utilizzare il materiale originale. A queste lettere se ne sono aggiunte altre, che ho reperito in varie pubblicazioni, nelle trascrizioni di interviste realizzate in servizi realizzati dalla BBC, e negli archivi dell’Imperial War Museum. Ho aggiunto inoltre una breve introduzione, le note storiche, e quelle bibliografiche.

Nei mesi e negli anni che seguirono la tregua di Natale del 1914, molti dei protagonisti di questi fatti straordinari sarebbero stati uccisi, insieme a centinaia di migliaia dei loro compagni, nel più sanguinoso conflitto fino ad allora registrato dalla storia. Forse, la tregua di Natale fu possibile solo perché la perdita di umanità non aveva ancora fatto presa nelle loro anime: la memoria del Natale aveva ancora spazio nei loro cuori. E le radici cristiane dell’Europa erano ancora una cosa viva.

Andare a cercare le tracce di questi fatti è stato entusiasmante e coinvolgente. Tradurre il tutto è stato un lavoro lungo, che ha occupato molte ore del mio tempo libero. Sono convinto che ne sia valsa la pena.

Testo dello scrittore australiano Aaron Sheperd, tratto da un suo adattamento teatrale per bambini.

Aaron Shepard, The Christmas Truce , School Magazine, Australia, April 2001

"Janet, sorella cara,

sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dorme nelle buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l’avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia! Le prime battaglie hanno fatto tanti morti che entrambe le parti si sono trincerate in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare.

Ma che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice d’artiglieria ci cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo alzare la testa fuori dalla terra per paura del cecchino. E poi la pioggia: cade quasi ogni giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee da cui dobbiamo aggottarla con pentole e padelle.

E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più. S’appiccica e sporca tutto e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel fango, e poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi. Con tutto questo, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e anche loro sciaguattano nello stesso fango. E la loro trincea è solo cinquanta metri davanti a noi. Tra noi c’è la terra di nessuno, orlata da entrambe le parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo quando uccidono i nostri compagni.
Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti l’abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha indurito il fango. Durante la giornata ci sono stati scambi di fucileria.

Ma quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla ma non ci contavamo. Soldati che fraternizzano fuori dalle trincee. Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi! Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia. Non credevo ai miei occhi di vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d’occhio. Che cos’è?, ho chiesto al compagno e John ha risposto: ’Alberi di Natale!’ Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini. E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: ’ stille nacht, heilige nacht [...]. Il canto in Inghilterra non lo conosciamo ma John invece lo conosce e l’ha tradotto: ’notte silente, notte santa’.

Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il canto è finito gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare e ci siamo tutti uniti a lui: ’the first nowell the angel did say [...]’. Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti e poi ne hanno attaccato un’altra: ’o tannenbaum, o tannenbaum [...]’. A cui noi abbiamo risposto: ’o come all ye faithful [...]’. E questa volta si sono uniti al nostro coro cantando la stessa canzone, ma in latino: ’adeste fideles [...]’. Inglesi e tedeschi che intonano in coro attraverso la terra di nessuno! Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più. ’Inglesi, uscite fuori!’, li abbiamo sentiti gridare, ’voi non spara, noi non spara!’.

Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per scherzo: ’venite fuori voi!’. Con nostro stupore abbiamo visto due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto. Uno di loro ha detto: ’Manda ufficiale per parlamentare’. Ho visto uno dei nostri con il fucile puntato e senza dubbio anche altri l’hanno fatto, ma il capitano ha gridato ’non sparate!’. Poi s’è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato con un sigaro tedesco in bocca! Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi.

Alcuni di noi sono usciti e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzare poche ore prima. Abbiamo acceso un gran falò e noi tutti attorno, inglesi in divisa kaki e tedeschi in grigio. Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l’inglese. A uno di loro ho chiesto come mai. ’Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra’, ha risposto. ’Prima di questo sono stato cameriere all’Hotel Cecil. Forse ho servito alla tua tavola!’ ’Forse!’, ho risposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: ’non ti preoccupare, prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla’. Si è messo a ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza e io ho promesso. Un altro tedesco è stato portabagagli alla Victoria Station.

Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e bottoni e uno dei nostri se n’è uscito con il tremendo elmetto col chiodo! Anch’io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando tornerò a casa. Ci hanno dato per certo che la Francia è alle corde e la Russia quasi disfatta.

Noi gli abbiamo ribattuto che non era vero e loro: ’Va bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri’. E’ chiaro che gli raccontano delle balle, ma dopo averli incontrati anch’io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano la verità. Questi non sono i ’barbari selvaggi’ di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di Patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra canzone attorno al falò e abbiamo finito per intonare insieme, non ti dico una bugia, ’Auld Lang Syne’. Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci l’indomani e magari organizzare una partita di calcio.

E insomma, sorella mia, c’è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia? Per i combattimenti qui, naturalmente significa poco purtroppo. Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa e non verremo meno a questo compito. Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo. Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?

Il tuo caro fratello Tom."

Vai alla scheda: "Prima guerra mondiale" - i monumenti alle vittime delle guerre.

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GALLERIA FOTOGRAFICA

Dulce et decorum est pro Patria mori ..., elaborato di Maurizio Giusta presentato al concorso: Progetto per il murales - Il cammino della Libertà, organizzato da A.N.P.I. sezione Ovest Ticino Vittorio Colombo

Le prime trincee

Trincee

Monte San Michele, le trincee

Soldati nelle trincee

Soldati nelle trincee