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n. 292 18.10.2010

Riccardo Malavolta

Seconda interrogazione. Area Novovillage. Nella precedente seduta avevo chiesto al Sindaco alcuni aggiornamenti perché la convenzione era in scadenza, ora è scaduta, quindi se è possibile sapere che cosa succede? Che cosa è successo nel frattempo?

RISPOSTA DELL’ASSESSORE TREZZI

Buonasera a tutti. Rispondo all’interrogazione del Consigliere Malavolta sull’avviso pubblico per l’assegnazione della struttura di Via Verga. Intanto, vorrei spendere due parole sulla particolarità del servizio di Via Verga. Via Verga nasce come una comunità alloggio per disabili. In realtà, come comunità alloggio residenziale. Ha un numero esiguo di posti per poter andare a regime economico grazie sostanzialmente a una progettualità da parte del servizio sociale che aveva rilevato un bisogno sul territorio che non trovava risposta nei servizi ordinari per disabili. Nel senso che i disabili con disabilità sopravvenuta, quindi a seguito di malattie degenerative o da traumi, non si riuscivano a collocare in quella che è l’offerta normale nei CSE perché, giustamente, portatori di situazioni particolari, di bisogni particolari. Quindi è nato questo servizio che si chiama la “Terrazza” che accoglie, sostanzialmente, un numero limitato di disabili. Quando si parla, comunque, di disabili il numero e la quantità, per nostra fortuna, sono sempre contenute, stiamo parlando di 10 disabili che frequentano il pomeriggio con un attività di accompagnamento all’autonomia. Sostanzialmente con attività di carattere relazionale, perché queste erano persone che stavano sempre e solo in casa o sempre e solo nell’ambito familiare, quindi con attività di carattere relazionale, aggregativo, anche ludico, e con accompagnamento di attività alla gestione quotidiana e alla cura della persona con un coinvolgimento anche dei familiari. Il servizio, con due anni di sperimentazione, sostanzialmente, in un accordo con il “Torpedone” ha dimostrato di essere un servizio che risponde, effettivamente, ad un bisogno. È un servizio, comunque, apprezzato. L’accordo di collaborazione, proprio perché era un servizio di start up, prevedeva un contributo di 100 mila euro l’anno, che vi assicuro che non è poco, da questo punto di vista. Il servizio è gratuito per i disabili che lo frequentano. L’accordo di collaborazione scade il 15 di Dicembre per questo i tempi sono abbastanza stringenti per chiudere l’avviso e per chiudere il bando, perché si vuole dare continuità a questo tipo di servizio e quindi non interromperlo. L’intenzione, da parte dell’Amministrazione è di procedere a questo avviso pubblico per l’assegnazione della struttura. L’idea di dare continuità a questo tipo di servizio è stata presentata anche al tavolo interistituzionale del “Piano di zona disabili” a cui partecipano un buon numero di associazioni e di cooperative. La diffusione è stata fatta su tutti i Comuni dell’ambito, ma anche a due ambiti distrettuali e confinanti - non mi ricordo esattamente quali siano però a due - nel tentativo di dare un’informazione che deve essere - come dire - capillare, ma in realtà il collegamento con la realtà territoriale e con la conoscenza del territorio, in questo caso, sono sicuramente un motivo di garanzia di qualità.
L’impegno di spesa è a scalare. Quindi quando non compare non è perché non è prevista, ma perché proprio non c’è più, perché la scelta è stata quella di stimolare – come dire – il privato sociale a cercare di dare una continuità e una sostenibilità, sia dal punto di vista economico che progettuale, sostanzialmente, dando vita ad una sfida: cioè quella di chiedere al privato sociale, assieme all’Amministrazione Comunale, di assumere il rischio della titolarità completa del servizio. Questo proprio nell’ottica di una gestione integrata dei servizi e dell’offerta integrata dai servizi sul territorio. Noi confidiamo che, soprattutto, anzi speriamo che questo bando veda una risposta associata, cioè che le realtà presenti sul territorio riescano, in qualche modo, ad associarsi per presentare, anche qui in forma collaborativa, un progetto che veda coinvolte più realtà perchè questo ci permetterebbe, da questo punto di vista, di allargare ancora di più la rete.
La sostenibilità economica, ci rendiamo conto che è una sfida, però è anche vero che molte delle opportunità di accesso a fondi, finanziamenti, forme di sostegno, contributi sono rivolte al privato sociale e non più agli enti pubblici. Quindi questo permetterebbe, tutto sommato, agli enti che avranno la titolarità di questo servizio, di acceder anche a forme di finanziamento che ad oggi, né la Amministrazione comunale, né l’ente con cui l’associazione con cui si hanno accordi di collaborazione,possono utilizzare. Anche qui, 6 anni è un buon tempo per consolidare un intervento di questo genere e permetterci, da questo punto di vista, di far diventare, questa struttura, ancora più radicata all’interno della rete territoriale rivolta ai disabili, perché gli spazi utilizzati il pomeriggio, possono essere utilizzati, in altri momenti, per rapporti con le associazioni o per altre attività che possono potenziare e migliorare l’attività dei servizi rivolti ai disabili sul territorio. Credo di aver detto tutto.

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