MANDELLI PIERO

Nacque a Cinisello l’8 marzo 1917. Celibe, svolgeva la professione di operaio prima della chiamata alle armi.

Arruolato nell’Esercito come sergente elettricista, fu imbarcato sul sommergibile Archimede.

Nel corso di una missione compiuta nelle acque brasiliane, il 15 aprile 1943 l’unità fu affondata da un aereo statunitense. Nell’affondamento perirono cinquantasette sottufficiali e marinai più nove ufficiali.

Piero Mandelli fu considerato disperso il 15 aprile 1943.

Il suo nome compare sulla lapide Ai dispersi della seconda guerra mondiale sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5.

PER APPROFONDIRE

Il sommergibile Archimede, che apparteneva alla Classe Brin, fu consegnato alla regia Marina il 18 aprile 1939. All’inizio della seconda guerra mondiale era inquadrato nella 82^ Squadriglia Sommergibili con base a Massaua (Eritrea), sul Mar Rosso.

Partì per la sua prima missione il 19 giugno 1940, ma dovette rientrare ad Assab (Eritrea) dopo una settimana perchè si erano verificate perdite di cloruro di metile (usato come gas refrigerante) che avevano ucciso sei uomini; ventiquattro marinai rimasero gravemente intossicati e otto impazzirono. L’apparato di condizionamento fu poi modificato sostituendo il cloruro di metile con il freon.

All’inizio del 1941, in vista della caduta dell’Africa Orientale Italiana, i sommergibili furono preparati per il trasferimento a Bordeaux (Francia), sede della base atlantica italiana di Betasom. L’Archimede partì il 3 marzo 1941, dovette circumnavigare tutta l’Africa, un viaggio di quasi 20 mila chilometri. Passò per il Canale di Mozambico, doppiò il Capo di Buona Speranza e s’incontrò per il rifornimento con la nave cisterna tedesca Northmark. Transitò poi a ovest delle Isole di Capo Verde e delle Azzorre, passò nel Golfo di Biscaglia e raggiunse Bordeaux il 7 maggio 1941.

In seguito il sommergibile operò nell’Atlantico, compiendo svariate operazioni di guerra.

Il 26 febbraio 1943 partì per una missione e il 15 aprile, mentre navigava alla volta di un punto stabilito per l’appuntamento con un sommergibile rifornitore tedesco, fu attaccato da un idrovolante PBY Catalina. L’Archimede reagì con le mitragliere danneggiandolo, ma fu ugualmente colpito da quattro bombe che lo spezzarono in due. Affondò al largo dell’isola Fernando de Noronha (Brasile).

Dell’equipaggio, quarantadue uomini affondarono assieme all’Archimede, mentre venticinque (fra cui il comandante di corvetta Guido Saccardo) furono sbalzati in acqua e salirono su tre canotti lanciati dallo stesso Catalina, ma privi di scorte di viveri.
Nei quindici giorni successivi sei uomini morirono di fame e di sete; uno dei canotti, con sette uomini (incluso Saccardo), scomparve l’1 maggio nel tentativo di raggiungere una nave avvistata in lontananza; un altro, con sei uomini, sparì un paio di giorni dopo. L’ultimo rimasto, con altri sei uomini, fu trovato da un peschereccio l’8 maggio nei pressi di Fernando de Noronha, ventisette giorni dopo l’affondamento, a bordo un unico superstite: il sottocapo Giuseppe Lo Cocco.



GALLERIA FOTOGRAFICA

Piero Mandelli

Cimitero di Cinisello

Il sommergibile Archimede