LAPIDE COMMEMORATIVA DEL BOLLETTINO DELLA VITTORIA

Il 3 novembre 1918 l’Austria firmò l’Armistizio che sarebbe entrato in vigore il giorno successivo, gli italiani entrarono a Trento e la Regia Marina sbarcò a Trieste, mentre sul fronte francese gli Alleati accolsero la richiesta formale di Armistizio avanzata dal Governo tedesco.

Alle ore 15 del 4 novembre sul fronte italiano le armi cessarono di sparare; quello stesso giorno il comandante in capo dell’Esercito d’Italia, generale Armando Diaz, diede la notizia all’intero paese della conclusione della prima guerra mondiale, firmando l’ultimo bollettino di guerra che sarebbe passato alla storia come il Bollettino della Vittoria* . In realtà l’autore del testo che annunciava la disfatta nemica e la vittoria dell’Italia è incerto; la paternità fu attribuita al generale Domenico Siciliani, capo dell’Ufficio Stampa del Comando Supremo, a Ugo Ojetti (scrittore, critico d’arte, giornalista, volontario alla prima guerra mondiale, tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti) e a Ferruccio Parri.

Per il primo anniversario della fine vittoriosa della Grande Guerra furono organizzate commemorazioni in tutta Italia. Le celebrazioni prevedevano l’inaugurazione in quasi tutti i Municipi e in tutte le Caserme di targhe e lapidi recanti il Bollettino della Vittoria, il cui testo era stato realizzato con lettere in bronzo ricavato dalle artiglierie catturate al nemico.

Così come accadde a Cinisello, nel biennio 1919-1920 in molte città queste celebrazioni diedero luogo a proteste, disordini e scontri, tanto che in taluni casi si dovettero sospendere o addirittura annullare. I manifestanti non erano contrari a commemorare i caduti, ma intendevano dimostrare il loro dissenso per l’intervento in guerra.

A Cinisello

In apertura della seduta del Consiglio comunale per l’approvazione del bilancio del 1919, il sindaco Emilio Baj Macario, oltre a ricordare i gloriosi avvenimenti che portarono alla vittoriosa fine della guerra, comunicò la deliberazione della Giunta con la quale si dava mandato allo scultore Leonardo Bistolfi di realizzare una lapide per commemorare i cinisellesi caduti in guerra; infine informò che l’Amministrazione avrebbe fatto collocare una targa recante il proclama del generale Diaz.

La lapide con il Bollettino della Vittoria fu per un periodo collocata lungo lo scalone d’accesso al primo piano del Palazzo comunale. E’ probabile che la stessa sia andata perduta in occasione dei lavori di restauro nel 1986-87.

PER APPROFONDIRE

*Bollettino della Vittoria

Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12

La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.

La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita.

La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d’Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.

Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III Armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.

L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni.

I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.

Il capo di stato maggiore dell’Esercito, il generale Diaz**

**Armando Vittorio Diaz (Mercato San Severino - Sa, 5 dicembre 1861 - Roma, 29 febbraio 1928) è stato un generale italiano, capo di Stato Maggiore del Regio Esercito durante la prima guerra mondiale, ministro della guerra e maresciallo d’Italia. Nominato Duca della Vittoria alla fine della guerra.

Armando Diaz legge il Bollettino della Vittoria.



GALLERIA FOTOGRAFICA

Il Bollettino della Vittoria

Armando Diaz

Milano, piazza della Scala (sullo sfondo Palazzo Beltrami), festeggiamenti per la vittoria

Strilloni in attesa dell’edizione straordinaria dei giornali che annunciavano la fine della guerra