TERENGHI ORESTE

Nacque il 25 giugno 1917.

Marinaio, allievo delle Scuole C.R.E.M.*, era in servizio di presidio a Pola (allora italiana). Il 23 settembre 1943, venne fucilato dai nazisti perchè colpevole di favoreggiamento nei confronti dei partigiani jugoslavi**.

Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943 l’Istria divenne parte della Zona d’operazioni del Litorale adriatico o OZAK (acronimo di Operationszone Adriatisches Küstenland), sottoposta alla diretta amministrazione militare tedesca e quindi di fatto sottratta al controllo della Repubblica Sociale Italiana. Con lo sbandamento dell’Esercito i soldati si ritrovarono senza direttive e alcuni militari di stanza nella penisola balcanica scelsero di combattere contro i nazisti.
Per questa scelta, che come altri compì e pagò con la vita, Terenghi compare sulla lapide dei partigiani e non su quella dei militari.

Oreste Terenghi è ricordato nel cimitero di Cinisello dove è sepolta la madre.

L’Amministrazione comunale gli intitolò una via cittadina.

Il suo nome compare sulla lapide Ai martiri della Resistenza e della deportazione sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5.

PER APPROFONDIRE

*Nel 1926 con la sigla C.R.E.M. (Corpo Reali Equipaggi Marittimi) si provvide a unificare l’organizzazione delle Scuole della Regia Marina con un’articolazione territoriale su tre poli: La Spezia, Venezia e Pola. Quest’ultima era la sede più grande che, disponendo di numerose infrastrutture, ospitò fino a duemilaottocento allievi volontari e duecentocinquanta sottufficiali, in un’area estesa su ottantacinque mila metri quadrati. L’attività di queste Scuole, regolamentata nel 1928, prevedeva l’organizzazione di tre corsi allo scopo di sviluppare e perfezionare la preparazione tecnica e professionale delle varie categorie, infondendo anche i valori etico-militari tipici della Marina.
Spesso la scelta di entrare in Marina era dettata dalle precarie condizioni economiche della famiglia e dal desiderio di contribuire con la paga (lire 42 o 45 al mese) che i marinai ricevevano. Inoltre in tempo di pace il vantaggio era anche il fatto che, terminato il periodo di ferma, i marinai che decidevano di tornare alla vita civile, grazie alla buona preparazione tecnica acquisita, erano in grado di trovare facilmente lavoro nei diversi stabilimenti e industrie che avevano bisogno di personale istruito e specializzato.

All’indomani dell’Armistizio dell’8 settembre 1943, Fiume, Pola e Trieste furono occupate dai tedeschi. L’occupazione di tutta l’Istria sarà completata il 13 ottobre 1943 con l’entrata in funzione del Supremo Commissariato per la Zona di Operazioni del Litorale Adriatico - Adriatisches Kùstenland e durerà fino all’aprile 1945.

Dopo l’Armistizio le tre Scuole C.R.E.M., tutte nel Nord Italia, cessarono di esistere. Il 23 settembre 1943 la Regia Marina avviò al Sud un processo di ricostruzione che iniziò con la ricostituzione dello Stato Maggiore e degli Enti Centrali a Taranto.

Il mattino del 9 settembre era stato diramato l’ordine del Comando in Capo del Dipartimento di La Spezia che disponeva che tutti i militari della Regia Marina, dell’Esercito e dell’Aeronautica avevano ventiquattro ore di tempo per decidere se rimanere con i tedeschi oppure ritornare alle proprie case.

Intanto la Caserma Nazario Sauro della Fanteria di Pola era stata requisita dal Comando germanico che l’aveva fatta circondare da un reticolato. All’interno erano stati ammassati alcuni militari italiani catturati. In un punto sul retro della caserma era stata aperta la rete, poi accuratamente riaccostata perché non venisse notata. Da quella rottura scapparono alcuni militari, pochi in verità visto che che la fuga risultava pericolosa in territori ormai controllati dall’esercito germanico.
Ai prigionieri, disorientati dai repentini accadimenti di quei giorni, fu proposto dal federale fascista di Pola di collaborare con i nazisti per mantenere l’ordine pubblico della città. Il 23 settembre 1943 (giorno in cui venne fucilato Oreste Terenghi) i tedeschi svuotarono la Caserma portando i prigionieri al porto e imbarcandoli verso altre località dove vennero caricati su vagoni diretti ai campi di concentramento. La Caserma svuotata, fu nuovamente utilizzata per imprigionare altri soldati italiani catturati.

**La Resistenza dei militari italiani in Jugoslavia

Il territorio della Jugoslavia venne occupato nell’aprile 1941 dagli eserciti italiano e tedesco. Gli italiani erano dislocati in Erzegovina, Montenegro, Slovenia, Croazia e Dalmazia. In totale circa duecentomila uomini che, al momento dell’Armistizio dell’8 settembre 1943, erano schierati da Fiume fino ai confini albanesi, frammentati in migliaia di piccoli presidi.
Al contrario le divisioni tedesche erano disposte unitariamente in blocchi consistenti. Nel caso il governo Badoglio avesse abbandonato l’Asse i loro comandi avevano previsto interventi immediati atti a disarmare le forze italiane.
La sera dell’8 settembre venne subito attuata l’Operazione Achse (nome in codice di un piano dell’Oberkommando der Wehrmacht - OKW) intesa a bloccare ogni iniziativa italiana, arrestando i maggiori comandanti e disarticolando tutta la rete dei collegamenti. Il potere decisionale passò nelle mani dei singoli comandanti di unità che reagirono in modo diverso alle richieste di resa dei tedeschi. Molti militari italiani scelsero di unirsi ai partigiani jugoslavi e con loro parteciparono attivamente alla difesa o riconquista di città come Spalato, Dubrovnik e Belgrado.

La Divisione partigiana Italia

Nacque dopo l’8 settembre per iniziativa dell’ufficiale Giuseppe Maras che raccolse gli sbandati riusciti a sfuggire ai rastrellamenti tedeschi.
Per poter operare e superare le ovvie diffidenze del comando jugoslavo titino, ad ogni reparto venne affiancato un commissario politico jugoslavo.
Gli uomini furono divisi in quattro Brigate di diverse tendenze politiche: Garibaldi, Matteotti, Mameli e IV Brigata (Fratelli Bandiera).
La Divisione operò, con l’apprezzamento degli jugoslavi, contro i tedeschi fino alla fine delle ostilità. Fu in seguito disarmata e concentrata in Istria, in un campo vicino alla linea di demarcazione tra il territorio occupato dagli jugoslavi e il territorio alleato, a causa della crescente tensione dovuta alla contesa su Trieste.
Infine venne rimpatriata con tutti gli onori e sciolta in Italia.

La Divisione italiana partigiana Garibaldi

Nacque il 2 dicembre 1943 in Montenegro. Si formò dalla volontaria adesione dei militari del Regio Esercito Italiano appartenenti alla Divisione di Fanteria Venezia, alla Divisione Alpina Taurinense, al Gruppo Artiglieria Alpina Aosta e ai superstiti della Divisione Emilia, raggruppati nel Battaglione Biela Gora.
La Divisione Garibaldi fu inquadrata, come unità dell’Esercito Italiano, nel II Korpus dell’Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo, comandato dal generale Peko Dapčević.

Dagli archivi del Comune e dell’A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Cinisello Balsamo risultano due partigiani che combatterono in Jugoslavia: Natale Crotti (Divisione Italia) e Giuseppe Pacchetti (Divisione Garibaldi).
Altri tre combatterono in Albania: Giuseppe Cattaneo, Salvatore La Placa e Carlo Meroni.

Vai alla scheda: "La storia nelle strade".



GALLERIA FOTOGRAFICA

Oreste Terenghi

Oreste Terenghi

Cimitero di Cinisello

La targa di via Oreste Terenghi

Via Oreste Terenghi

Scuole C.R.E.M. Pola

1938, Scuole C.R.E.M. Pola

1941-1942, Scuole C.R.E.M. Pola, corso Operatori Segnalatori Volontari

Abbigliamento in dotazione al marinaio

Partigiani

Giuseppe Maras alle esequie di Tito (Josip Broz, presidente della Repubblica jugoslava)