ZAFFONI MARCELLO

Nacque il 24 aprile 1905 a Papozze (Rovigo) da Augusto Zaffoni e Giselda Dall’Occo. Abitava in via Cavour 3, era sposato con Maria Bressan e aveva quattro figli. Era manovale alla III Sezione della Breda.

La notte tra il 13 e il 14 marzo 1944 fu arrestato presso la sua abitazione per aver partecipato allo sciopero iniziato l’1 marzo 1944 e che per otto giorni aveva bloccato le più grandi fabbriche del Nord.

Qualcuno ricordava che la notte tra lunedì 13 e martedì 14 marzo del 1944 soffiava un forte vento. Ma il piccolo paese di Cinisello Balsamo non fu svegliato solo dal vento o dagli allarmi per i bombardamenti. Uno strano movimento di gente per strada in più punti dell’abitato mise tutti in allarme. Erano i militi fascisti che, accompagnati da una lettiga per mascherare le loro vere intenzioni, stavano arrestando alcuni operai delle fabbriche di Sesto San Giovanni che avevano scioperato. Li prelevarono dalle loro abitazioni uno dopo l’altro come in una tragica Via crucis. Furono arrestati: Angelica Belloni, Rosa Crovi, Maria Fugazza, Ines Gerosa, Riviero Limonta, Giovanni Ragazzo, Rodolfo Remigi, Giovanni Vergani, Tarcisio Vergani, Addone Visioli e Marcello Zaffoni.
La stessa tragica scena si ripetè due settimane dopo, la notte tra lunedì 27 e martedì 28 marzo, quando ancora tutti si stavano domandando dove fossero finiti quei poveri malcapitati. Quella fu la volta di: Attilio Barichella, Cesare Berna, Fedele Fumagalli, Giuseppe Galbiati, Carlo Limonta, Giovanni Paravisi e Angelo Tesser. Solo Aldo Beretta riuscì a fuggire dalla sua abitazione; verrà però arrestato il 22 ottobre in un locale pubblico e deportato come tutti gli altri. Molti di loro non tornarono, lasciando a casa vedove, orfani e genitori disperati.
A quei tempi Cinisello Balsamo contava poco più di tredicimila abitanti; tutti sapevano quello che era accaduto e tutti si conoscevano, per cui la notizia di quegli arresti ingiustificati fu per il paese un vero sconvolgimento.

Marcello Zaffoni venne rinchiuso a Milano, prima a San Fedele e poi al carcere di San Vittore; in seguito fu condotto a Bergamo e incarcerato nella Caserma Umberto I.

Il 17 marzo venne caricato su vagoni piombati che partirono dalla stazione di Bergamo e giunsero a Mauthausen (Austria) il 20 marzo. Nel Lager gli fu assegnata la matricola 59203. Si presume che il 24 marzo sia stato trasferito nel Lager di Gusen (Austria), successivamente fu ritrasferito a Mauthausen. Infine, il 15 aprile 1944, venne deportato a Wien Schwechat (sottocampo di Mauthausen).*

Morì alle ore 11 del 26 giugno 1944 sotto un bombardamento alleato. Fu sepolto nel cimitero dei soldati vicino alla città di Mauthausen.

Ricordava Giuseppe Marafante, deportato e internato a Wien Schewchat a giugno del 1944: "[...] La nostra divisa era logora, sporca, piena di pidocchi, la loro era una divisa nuova. Riconosco qualcuno di Cinisello. Io ero l’unico di Cinisello a Schewchat. Uno era Pietro Colombo, un altro Remigi Rodolfo, che abitavano proprio nella mia stessa via e poi Vergani (n.d.r. Tarcisio) che abitava a La Previdente e Visioli (n.d.r. Addone) che abitava in via Roma.
Dopo un paio di mesi veniamo bombardati. [...] Tempo quaranta minuti e il bombardamento a tappeto distrugge tutto. Noi ci siamo salvati perchè il campo era ai margini dell’aeroporto e c’erano dei camminamenti per ripararsi. Però qualcuno è morto e io mi ricordo di un compagno di Cinisello che è rimasto sotto, si chiamava Marcello (n.d.r. Zaffoni). Ogni tanto vedo la moglie e i figli e mi viene sempre in mente quel giorno" (n.d.r. Nel campo di Wien Schwechat, lo stesso giorno, c’era anche Giuseppe Berna che non viene citato da Marafante).

Dopo la Liberazione gli fu riconosciuta, per un periodo di 10 mesi e 16 giorni, la qualifica di partigiano operante con la 128^ Brigata Garibaldi S.A.P. (Squadre di Azione Patriottica) Angelo Esposti.

L’Amministrazione comunale gli intitolò una via cittadina.

Il suo nome compare:
- sulla lapide Ai martiri della Resistenza e della deportazione sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5;
- su uno dei masselli del monumento Al deportato sito all’interno del Parco Nord Milano a Sesto San Giovanni;
- sul monumento sito a Sesto San Giovanni in piazza Hiroshima Nagasaki;
- sulla lapide sita a Sesto San Giovanni in via Venezia.

I deportati che partirono su vagoni piombati dalla stazione di Bergamo verso i campi di concentramento sono ricordati, senza indicazione del nome, sulla lapide Ai lavoratori deportati a seguito degli scioperi del 1944 nell’Italia settentrionale sita nella stazione ferroviaria di Bergamo.

I deportati che furono rinchiusi a Mauthausen sono ricordati, senza indicazione del nome, sulle targhe del Lager di Mauthausen.

*Wien-Schwechat (Austria) fu aperto il 30 agosto 1943: Santa I fu chiuso il 13 luglio 1944, Santa II l’1 aprile 1945.
Due distinti Lager furono aperti in questa località della Bassa Austria e per un certo periodo funzionarono contemporaneamente. I deportati, in totale 2.568 lavorarono alla produzione e al montaggio di componenti per aerei per conto della ditta Heinkel.

Vai alla scheda: "La storia nelle strade".

Registro di entrata dei deportati a Mauthausen
Documento del C.L.N. aziendale
Atto di morte
Richiesta di un sostegno finanziario da parte della vedova all’A.N.P.P.I.A. (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti)
Documento del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Servizio Internazionale di Ricerche


GALLERIA FOTOGRAFICA

Marcello Zaffoni

Targa di via Marcello Zaffoni

Via Marcello Zaffoni

Parco Nord, Monumento Al deportato, massello dove è inciso il nome di Marcello Zaffoni