VERGANI GIOVANNI

Nacque il 25 ottobre 1899 a Cinisello da Pietro Vergani e Maria Santambrogio, che oltre a lui ebbero altri sei figli. Era un bel ragazzo biondo con gli occhi grigi. La sua famiglia di origine abitava nella Corte dei Vergani in via Garibaldi. Sposato con Rosa Brioschi, aveva una figlia di nome Maria e abitava in via Garibaldi 25 (oggi via Caduti della Liberazione 7). Svolgeva la professione di falegname alla II Sezione della Breda di Sesto San Giovanni (Milano). Giovanni, che tutti chiamavano Gaetanin, era una persona molto generosa e di idee antifasciste.

Giovanni Vergani era uno dei Ragazzi del ’99. Arruolato nell’Esercito con la matricola 13357, soldato di leva di prima categoria, ritenuto idoneo ai soli servizi sedentari, fu lasciato in congedo illimitato il 7/5/17. Il 30 giugno venne chiamato alle armi nel deposito del 7° Reggimento Artiglieria da Fortezza (armamento delle opere fortificate) e in data 8 settembre fu ritenuto idoneo al servizio militare incondizionato. Il 19/3/18 giunse in territorio dichiarato in stato di guerra, prestando servizio presso il 4° Reggimento Artiglieria da Fortezza (armamento delle opere costiere, sia fronte a mare che a terra). Dal 7 novembre fu impegnato presso il 3° Ufficio Raccolta rottami. Il 2/9/19 cessò di trovarsi in territorio dichiarato in stato di guerra e solo l’11/5/21 venne congedato.

La notte tra il 13 e il 14 marzo 1944 fu arrestato presso la sua abitazione per aver partecipato allo sciopero iniziato l’1 marzo 1944 e che per otto giorni aveva bloccato le più grandi fabbriche del Nord.

Qualcuno ricordava che la notte tra lunedì 13 e martedì 14 marzo del 1944 soffiava un forte vento. Ma il piccolo paese di Cinisello Balsamo non fu svegliato solo dal vento o dagli allarmi per i bombardamenti. Uno strano movimento di gente per strada in più punti dell’abitato mise tutti in allarme. Erano i militi fascisti che, accompagnati da una lettiga per mascherare le loro vere intenzioni, stavano arrestando alcuni operai delle fabbriche di Sesto San Giovanni che avevano scioperato. Li prelevarono dalle loro abitazioni uno dopo l’altro come in una tragica Via crucis. Furono arrestati: Angelica Belloni, Rosa Crovi, Maria Fugazza, Ines Gerosa, Riviero Limonta, Giovanni Ragazzo, Rodolfo Remigi, Giovanni Vergani, Tarcisio Vergani, Addone Visioli e Marcello Zaffoni.
La moglie Rosa, quando sentì bussare alla porta di casa chiedendo del marito, cercò di convincerlo a scappare dalla finestra. Ma Vergani, ritenendosi giustamente innocente, non volle farlo. I vicini di casa e sua cugina, allarmati dal trambusto, scesero in strada in camicia da notte per capire cosa stesse succedendo.
La stessa tragica scena si ripetè due settimane dopo, la notte tra lunedì 27 e martedì 28 marzo, quando ancora tutti si stavano domandando dove fossero finiti quei poveri malcapitati. Quella fu la volta di: Attilio Barichella, Cesare Berna, Fedele Fumagalli, Giuseppe Galbiati, Carlo Limonta, Giovanni Paravisi e Angelo Tesser. Solo Aldo Beretta riuscì a fuggire dalla sua abitazione; verrà però arrestato il 22 ottobre in un locale pubblico e deportato come tutti gli altri. Molti di loro non tornarono, lasciando a casa vedove, orfani e genitori disperati.
A quei tempi Cinisello Balsamo contava poco più di tredicimila abitanti; tutti sapevano quello che era accaduto e tutti si conoscevano, per cui la notizia di quegli arresti ingiustificati fu per il paese un vero sconvolgimento.

Giovanni Vergani venne rinchiuso a Milano, prima a San Fedele e poi nel carcere di San Vittore; in seguito fu condotto a Bergamo e incarcerato nella Caserma di Cavalleria Umberto I. I suoi parenti ricordano che la moglie andò a trovarlo con una valigia per portare indumenti e cibo.

Il 17 marzo venne caricato su vagoni piombati che partirono dalla stazione di Bergamo e giunsero a Mauthausen (Austria) il 20 marzo. Nel Lager gli fu assegnata la matricola 59187. In data non nota venne trasferito a Gusen (Austria), dove morì la mattina del 5 febbraio 1945. Sui documenti fu indicata come causa della morte: "insufficienza cardiaca e nefrite". Alcuni deportati tornati dal Lager raccontarono ai parenti la sorte dei loro cari. Uno di loro narrò che Vergani, ormai stremato dalle fatiche e dalla vita nel campo, faceva fatica a muoversi e aveva le gambe molto gonfie, probabilmente per sopraggiunti problemi di cuore.

Dopo la Liberazione gli fu riconosciuta, per un periodo di diciotto mesi, la qualifica di partigiano operante con la 128^ Brigata Garibaldi S.A.P. (Squadre di Azione Patriottica) Angelo Esposti.

L’Amministrazione comunale gli intitolò una via cittadina.

Il suo nome compare:
- sulla lapide Ai martiri della Resistenza e della deportazione sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5;
- su uno dei masselli del monumento Al deportato sito all’interno del Parco Nord Milano a Sesto San Giovanni;
- sulla targa A ricordo dei caduti nel campo di sterminio nazista di Gusen;
- sul monumento sito a Sesto San Giovanni in piazza Hiroshima Nagasaki;
- sulla lapide sita a Sesto San Giovanni in viale Sarca 336;
- sul quadro sito a Sesto San Giovanni in viale Sarca.

Inoltre i deportati che partirono su vagoni piombati dalla stazione di Bergamo verso i campi di concentramento sono ricordati, senza indicazione del nome, sulla lapide Ai lavoratori deportati a seguito degli scioperi del 1944 nell’Italia settentrionale sita nella stazione ferroviaria di Bergamo.

Vai alla scheda: "La storia nelle strade".

Foglio Matricolare 1
Foglio Matricolare 2
Foglio Matricolare 3
Elenco trasporto scioperanti
Dichiarazione del C.L.N. aziendale
Documento del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Servizio Internazionale di Ricerche


GALLERIA FOTOGRAFICA

Targa di via Giovanni Vergani

Via Giovanni Vergani

Parco Nord, Monumento Al deportato, massello dove è inciso il nome di Giovanni Vergani