BARICHELLA ATTILIO

Nacque il 3 febbraio 1909 a Piazzola sul Brenta (Padova). Orfano di entrambi i genitori, era coniugato con Adele Marcolin e aveva tre figli piccoli: Clara, Claudio e Giancarlo. Abitava in via XXIII Marzo 10 (oggi via De Ponti) a Cinisello Balsamo. Svolgeva la professione di aggiustatore alla Falck Vittoria.

La notte tra il 27 e il 28 marzo 1944 fu arrestato presso la sua abitazione per aver partecipato allo sciopero iniziato l’1 marzo 1944 e che per otto giorni aveva bloccato le più grandi fabbriche del Nord.

Con Barichella furono arrestati altri operai di Cinisello Balsamo, un gruppo due settimane prima e un gruppo la sera stessa.
Qualcuno ricordava che la notte tra lunedì 13 e martedì 14 marzo del 1944 soffiava un forte vento. Ma il piccolo paese di Cinisello Balsamo non fu svegliato solo dal vento o dagli allarmi per i bombardamenti. Uno strano movimento di gente per strada in più punti dell’abitato mise tutti in allarme. Erano i militi fascisti che, accompagnati da una lettiga per mascherare le loro vere intenzioni, stavano arrestando alcuni operai delle fabbriche di Sesto San Giovanni che avevano scioperato. Li prelevarono dalle loro abitazioni uno dopo l’altro come in una tragica Via crucis. Furono arrestati: Angelica Belloni, Rosa Crovi, Maria Fugazza, Ines Gerosa, Riviero Limonta, Giovanni Ragazzo, Rodolfo Remigi, Giovanni Vergani, Tarcisio Vergani, Addone Visioli e Marcello Zaffoni.
La stessa tragica scena si ripetè due settimane dopo, la notte tra lunedì 27 e martedì 28 marzo, quando ancora tutti si stavano domandando dove fossero finiti quei poveri malcapitati. Quella fu la volta di: Attilio Barichella, Cesare Berna, Fedele Fumagalli, Giuseppe Galbiati, Carlo Limonta, Giovanni Paravisi e Angelo Tesser. Solo Aldo Beretta riuscì a fuggire dalla sua abitazione; verrà però arrestato il 22 ottobre in un locale pubblico e deportato come tutti gli altri. Molti di loro non tornarono, lasciando a casa vedove, orfani e genitori disperati.
A quei tempi Cinisello Balsamo contava poco più di tredicimila abitanti; tutti sapevano quello che era accaduto e tutti si conoscevano, per cui la notizia di quegli arresti ingiustificati fu per il paese un vero sconvolgimento.

Si seppe in seguito che quella sera i militi cercavano Desiderio, il fratello di Attilio Barichella. Infatti, da una dichiarazione resa all’A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) il 28 maggio 1945, Desiderio affermò che, non avendolo trovato, i militi arrestarono suo fratello Attilio. Nella dichiarazione si legge testualmente: “Partecipando alla cospirazione fomentando agitazione propagando contro nazi-fascisti sì da provocare una ricerca a domicilio dagli stessi sgherri che per caso potè sfugire arrestando il proprio fratello deportandolo in Germania e non ancora si puo sapere della sua misera sorte [...]". (sic)

Attilio Barichella nella giornata del 28 marzo venne rinchiuso a Milano, prima a San Fedele e poi al carcere di San Vittore; il 31 marzo passò amministrativamente nel braccio tedesco dello stesso carcere. Venne in seguito condotto a Bergamo e imprigionato nella Caserma Umberto I.

Il 5 aprile fu caricato su vagoni piombati che partirono dalla stazione di Bergamo e giunsero a Mauthausen (Austria) l’8 aprile, vigilia di Pasqua. Nel Lager gli venne assegnata la matricola 61553. Infine fu trasferito in data non nota al Castello di Hartheim (sottocampo di Mauthausen), dove morì il 2 ottobre 1944.

Dopo la Liberazione gli venne riconosciuta, per un periodo di diciassette mesi e due giorni, la qualifica di partigiano operante con la cellula clandestina del P.C.I. all’interno della Falck.

L’Amministrazione comunale gli intitolò una via cittadina.

Il suo nome compare:
- sulla lapide Ai martiri della Resistenza e della deportazione sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5;
- su uno dei masselli del monumento Al deportato sito all’interno del Parco Nord Milano a Sesto San Giovanni;
- sulla targa A ricordo dei caduti nel Castello di Hartheim;
- sul monumento sito a Sesto San Giovanni in piazza Hiroshima Nagasaki;
- sul quadro sito a Sesto San Giovanni all’Istituto di Storia della Resistenza e del Movimento Operaio;
- sulla lapide sita a Sesto San Giovanni suuna parete del reparto Falck Vittoria.


Inoltre i deportati che partirono su vagoni piombati dalla stazione di Bergamo verso i campi di concentramento sono ricordati, senza indicazione del nome, sulla lapide Ai lavoratori deportati a seguito degli scioperi del 1944 nell’Italia settentrionale sita nella stazione ferroviaria di Bergamo.

Vai alla scheda: "La storia nelle strade".

Elenco trasporto scioperanti
Lettera alla moglie 1
Lettera alla moglie 2
Trascrizione lettera alla moglie
Domanda di ammissione all’A.N.P.I. del fratello Desiderio
Dichiarazione C.L.N. Falck
Scheda del caduto
Stato di famiglia
Certificato di morte
Richiesta di sussidio 1
Richiesta di sussidio 2
Richiesta di sussidio 3
Documento del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Servizio Internazionale di Ricerche


GALLERIA FOTOGRAFICA

Attilio Barichella

Attilio Barichella

Targa di via Attilio Barichella

Via Attilio Barichella

Parco Nord, Monumento Al deportato, massello dove è inciso il nome di Attilio Barichella

Caseggiato di via XXIII Marzo 10 (oggi via De Ponti) dove viveva Attilio Barichella. L’edificio, di proprietà della famiglia Dubini, nel 1948 verrà acquistato dalla cooperativa La Previdente; demolito negli anni duemila, al suo posto sorge un nuovo caseggiato della cooperativa UniAbita, al numero civico 22