GENTILE GIOVANNI

Giovanni Gentile nasce il 30 maggio 1875 a Castelvetrano (Tp).

Nel 1897 si laurea in Lettere e Filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Insegna prima nei licei e poi nelle università ottenendo la cattedra di Filosofia, Filosofia Teoretica e Pedagogia.

Nel 1901 sposa Erminia Nudi, conosciuta a Campobasso, dal loro matrimonio nascono sei figli.

Durante gli studi a Pisa incontra Benedetto Croce con cui intrattiene un carteggio. Uniti dall’idealismo, combattono insieme la loro battaglia intellettuale contro il positivismo e le degenerazioni dell’università italiana e fondano nel 1903 la rivista La Critica.

Nel 1920 Gentile fonda il Giornale Critico della filosofia italiana.

All’inizio della prima guerra mondiale, tra i dubbi della non belligeranza, si schiera a favore della guerra come conclusione del Risorgimento italiano.

All’insediamento del regime fascista viene nominato ministro della Pubblica Istruzione e attua nel 1923 la cosiddetta Riforma Gentile. Si dimetterà nel 1924.
Viene chiamato a presiedere la Commissione dei Quindici per la riforma della Costituzione Italiana e dell’ordinamento giuridico dello Stato.
Nel 1923 si iscrive al P.N.F. (Partito Nazionale Fascista) e nel 1925 pubblica il Manifesto degli intellettuali fascisti che sancisce l’allontanamento definitivo da Benedetto Croce che gli risponde con un contromanifesto.
Senatore del regno d’Italia nella XXVI Legislatura, per le numerose cariche culturali e politiche, Gentile esercita durante tutto il ventennio fascista un forte influsso sulla cultura italiana specialmente nel settore amministrativo e scolastico.

Tra le cariche, le più rilevanti sono: direttore scientifico dell’Enciclopedia Italiana dell’Istituto Treccani, presidente dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista, regio commissario e poi direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, vicepresidente dell’Università Bocconi, socio nazionale della Reale Accademia Nazionale dei Lincei.

Non mancano comunque i dissensi con il regime a seguito della firma dei Patti Lateranensi; Gentile ritiene di non poter accettare uno Stato non laico e nel 1934 il Sant’Uffizio mette all’indice le sue opere e quelle di Croce.
Nel 1938 compare come firmatario del Manifesto della razza (insieme a molti altri intellettuali) pubblicato sui giornali in appoggio alle leggi razziali appena emanate.
Dopo un incontro avvenuto il 17 novembre 1943 con Benito Mussolini, aderisce alla R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana).

Il 30 marzo 1944, forse per il suo appoggio dichiarato alla leva per la difesa della R.S.I., riceve una missiva con una minaccia di morte.
Considerato da componenti politiche della Resistenza come uno dei principali responsabili e teorici del regime fascista, viene assassinato il 15 aprile 1944 sulla soglia della sua residenza di Firenze da un gruppo partigiano fiorentino aderente ai G.A.P. (Gruppi di Azione Patriottica) composto da Bruno Fanciullacci, Bruno Sanguinetti e Antonio Ignesti.

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Giovanni Gentile