BAJ MACARIO EMILIO

Il cavalier, ufficiale, ingegner Emilio Baj Macario (1870-1929) fu due volte sindaco di Cinisello, una prima volta dal 1910 al 1920 alla guida di un’Amministrazione cattolico-moderata.

Successivamente, il 4 febbraio del 1923, venne rieletto sindaco quasi all’unanimità e fu affiancato da una Giunta al cui interno spiccavano i nomi dei fascisti Luciano Molteni ed Ettore Zuffinetti. Infatti nelle elezioni amministrative del 21 gennaio le sezioni del Partito Popolare di Cinisello e di Balsamo concordarono con i fascisti la presentazione di una lista comune in contrapposizione ai socialisti, ai socialisti unitari e ai comunisti.

Al termine dello scrutinio in cui risultò eletto, il sindaco rivolse il proprio ringraziamento ai consiglieri, rese omaggio alla memoria dei caduti della Grande Guerra e condannò lo sfregio alla lapide loro dedicata, compiuto nel recente passato. Dopo di lui prese la parola Ettore Zuffinetti che, a nome delle camicie nere di Cinisello, così espresse la soddisfazione per il risultato elettorale: "Il plebiscito unanime degli elettori del 21 gennaio scorso aveva già indicato chi doveva essere il futuro sindaco... e a noi rimane la compiacenza di ringraziare il signor Cavalier Ingenier Emilio Baj Macario d’aver accettato e aggradito il delicato incarico, non senza ricordare che con tale manifestazione lusinghiera noi pure siamo impegnati a iniziare un periodo d’amministrazione a base d’amore e di giustizia. Nel nostro popolo, quantunque fornito di educazione rusticana, non è affievolita la memoria che il signor Cavalier Ingenier Emilio Baj Macario ha già disimpegnato il sindacato per oltre un decennio con saggezza, rettitudine ed economia e oggi il popolo stesso ha approfittato della propizia occasione per riconquistarlo dopo un intermezzo di due anni. Dei fatti e della gesta di quel biennio ’meglio è tacer che dire’ e stendere su di essi un pietoso velo. Ora i tempi sono mutati e sono mutati in meglio. Dal balcone del Palazzo comunale, dopo due anni di oscuro e forzato ostaggio, la bandiera della Patria sventolerà più fulgida e più bella, non solo per consuetudine tradizionale, ma quale lavacro disinfettante dal vestigio di quel simbolo scarlatto che tanto impudentemente venne inalberato nel giorno del 24 ottobre 1920 [...] questa casa, ripeto, da oggi non sia più il ricettacolo di coloro che odiano tutti gli altri che non cantano con essi ’Bandiera rossa’, ma sia la sede dignitosa ove gli elettori di coscienza e di giudizio manderanno i loro rappresentanti, scegliendoli tra i migliori cittadini, per amministrare la cosa pubblica nell’interesse della popolazione tutta e senza distinzioni di parte".

Il biennio su cui "meglio è tacer che dire e stendere un pietoso velo", a cui si riferisce il fascista Zuffinetti, è quello del 1920-1922 durante il quale il Comune fu amministrato da una Giunta di sinistra con sindaco Antonio Pacchetti. Sia a Cinisello che a Balsamo prevalsero nettamente i socialisti e sulla sede municipale di Cinisello e sul campanile della parrocchiale di Balsamo sventolava la bandiera rossa. A livello nazionale il biennio 1919-1920, che precedette le elezioni amministrative, fu definito il biennio rosso.

Circa un anno e mezzo dopo l’elezione a sindaco, Baj Macario ebbe l’occasione di accogliere Benito Mussolini presso il Palazzo municipale di Cinisello.

Domenica 5 ottobre 1924 era fissata al Campo di Aviazione Clerici a Cinisello la IV edizione della Coppa Baracca, una competizione aeronautica nel corso della quale era prevista la partecipazione di Benito Mussolini che, al termine di un viaggio di alcuni giorni in Sicilia, si era recato a Milano per un incontro con gli esponenti del mondo politico-economico lombardo.
La manifestazione subì un rinvio di ventiquattro ore a causa delle pessime condizioni meteorologiche e per la pericolosità della pista di decollo, allagata dalle abbondanti piogge dei giorni precedenti.
La mattinata del duce fu così riempita con quelli che avrebbero dovuto essere impegni marginali. Lasciato il Campo di Aviazione, il capo del governo visitò prima alcuni capannoni della sezione aeronautica della Breda, poi si trasferì nel vicino paese di Cinisello, tutto imbandierato per l’occasione, dove nel Palazzo comunale lo attendevano il sindaco, la Giunta e i consiglieri comunali.

Come ricordano alcuni testimoni, il duce raggiunse a piedi il municipio fra due ali di folla plaudente. Anche la piazza antistante il Comune era gremita da una moltitudine composta anche da bambini delle scuole e da quelli degli asili con i loro grembiulini bianchi.

Il sindaco Emilio Baj Macario, nel corso di una breve cerimonia, rivolse all’illustre ospite queste parole: "Eccellenza, è con senso di orgoglio e di viva commozione che io assolvo l’onorifico incarico di consegnarvi l’attestazione della cittadinanza onoraria di Cinisello. Certo di fronte agli atti compiuti dalle grandi metropoli che vi hanno voluto loro cittadino, dinanzi al ricordo che voi siete cittadino di Roma, il tributo di questa borgata impallidisce e scompare. Ma io so che voi, signor presidente, non misurate gli atti dalla solennità e grandezza quanto dall’amore e dalla passione di chi li compie. E questo amore e questa passione di umili sono vivi in noi e voi li sentite qui in questo paese a nessuno secondo nel ricordo e nel sacrificio per la Patria, che ha dato largamente alla guerra il sacrificio dei suoi figli. Abbiamo voluto dirvi che riconosciamo in voi l’assertore dei diritti della Nazione e della dignità del popolo italiano, il valorizzatore della nostra vittoria, il nemico inflessibile di ogni attentato alla grandezza e al decoro della Patria, il rivendicatore dell’esercito glorioso, la guida e la fiamma della nostra gioventù ... ma insieme anche il nostro augurio che possiate guidare tra le tempeste a sicuro porto la nave d’Italia, che possiate compiere i destini della Nazione a voi affidata".

E’ difficile comprendere in quale misura il discorso pronunciato dal sindaco rispondesse alle sue personali convinzioni. L’enfasi e la retorica farebbero piuttosto propendere per una certa forzatura imposta dalle camicie nere e dal prestigio dell’ospite, anche perchè Baj Macario non esiterà l’anno successivo a prendere posizione in favore dell’antifascista Paolo Brigatti.

Baj Macario rimase in carica con la qualifica di sindaco fino al 1926. Da quell’anno i Consigli comunali elettivi, con a capo il sindaco nominato dagli stessi Consigli, vennero sciolti e i sindaci vennero sostituiti dai podestà, nominati direttamente da S.M. il re.

Pertanto Emilio Baj Macario venne nominato podestà di Cinisello, carica che tenne fino al 1928, anno dell’unificazione dei comuni di Balsamo e di Cinisello.

All’inizio del XX secolo Baj Macario ebbe la sua residenza privata presso villa Arconati Visconti Arese.

Successivamente la famiglia si trasferì a Milano, pur rimanendo proprietaria di un’ampia area che gravitava intorno a via Monte Ortigara. Una parte dei terreni della famiglia fu venduta dal figlio Enrico alla Cooperativa di Consumo Giacomo Matteotti di Cinisello.

Nell’atrio del Palazzo comunale di Cinisello Balsamo, in piazza Confalonieri 5, in sua memoria, fu posta una lapide con bassorilievo in bronzo recante l’effige del podestà.

Suo figlio Aldo fu richiamato durante la prima guerra mondiale e morì a Milano per malattia, un mese dopo la fine della guerra.

Vai alla scheda: "Ai caduti della prima guerra mondiale (Cinisello)" - lapide commemorativa sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5.

Vai alla scheda: "Lapide commemorativa del Bollettino della Vittoria".

Vai alla scheda: "Il fascismo e la fabbrica del consenso".

Vai alla scheda: "I Viali della Rimembranza di Balsamo e di Cinisello".

Vai alla scheda: "... e piazza Natale Confalonieri, via Giovanni Frova e via della Libertà nei ricordi di Luigi Donzelli."



GALLERIA FOTOGRAFICA

Emilio Baj Macario

Cinisello, Municipio e Scuola Elementare

La sede comunale in una vecchia cartolina

Una cartolina di villa Arconati Visconti Arese

Retro della cartolina scritta nel 1914 da Lydia Baj Macario, figlia di Emilio Baj Macario