IL MOVIMENTO COOPERATIVO

La cooperazione democratica e solidale in Italia prese avvio attorno alla seconda metà dell’Ottocento con la nascita delle Società di Mutuo Soccorso, associazioni a cui diedero vita forze sociali di ceto popolare per rispondere alla necessità di creare forme di solidarietà e di autodifesa nel mondo del lavoro.

Le prime Società di Mutuo Soccorso nacquero dall’esigenza di sostenere i soci nel caso di danni causati dalla mortalità del bestiame e per sopperire alle carenze dello stato sociale con la creazione di spacci alimentari, la costruzione di abitazioni per i soci e la fondazione di circoli ricreativi.

Influenzate dagli ideali del socialismo, da quelli anarchici e dal pensiero mazziniano, persero rapidamente l’apoliticità delle origini. Tuttavia una parte di esse rimase legata ai principi della borghesia, dedicandosi esclusivamente alla beneficenza e al mutuo soccorso. Quelle che seguivano il pensiero mazziniano si politicizzarono, però non svolsero un ruolo attivo e di resistenza. Un’altra parte, infine, si mobilitò in appoggio alle lotte dei lavoratori, fino a promuovere gli scioperi.
Nel 1868, in Italia, non era nata ancora nessuna forma di organizzazione sindacale, e a Bologna, dal 14 al 18 aprile, alcune società operaie e associazioni democratiche organizzarono lo sciopero generale contro l’eccessivo peso delle tasse.

La prima Società Operaia di Mutuo Soccorso fu fondata a Torino nel 1854 e da allora il numero di nuove Società fu in costante crescendo; si stima che nel 1873 fossero 1.146 fino ad arrivare a 4.772 nel 1885. Il periodo più intenso e costruttivo della storia del movimento cooperativo italiano fu tra il 1900 e il 1921.

Nei primi venti anni del 1900 il movimento associativo si sviluppò anche attraverso la costituzione di circoli ricreativi, culturali e sportivi.
I circoli nati dalle Società di Mutuo Soccorso non furono solo luoghi di partecipazione popolare, ebbero anche un ruolo economico significativo nel contrastare il carovita e le speculazioni nel campo del lavoro e del commercio dei prodotti alimentari e delle abitazioni.

I valori della solidarietà, della giustizia e della libertà erano di riferimento per tutte le iniziative e per lo sviluppo della coscienza di classe, palestre di democrazia, luoghi di ritrovo, di istruzione e cultura. L’istruzione e l’alfabetizzazione degli operai rappresentavano gli impegni più importanti.

In Toscana, e a Firenze in particolare, nacquero nel 1899 le Case del Popolo, nuova forma di sodalizio dei lavoratori che riunificava i diversi ruoli svolti dalle Società di Mutuo Soccorso: lotta politica e sindacale, resistenza, cooperazione, mutualità, formazione culturale.

La prima guerra mondiale rallentò notevolmente anche lo sviluppo dei movimenti associativi. Tuttavia le Società di Mutuo Soccorso, i Circoli Culturali e le Case del Popolo continuarono la loro attività. Molti si schierarono apertamente contro la guerra, infatti nelle sedi sociali si svolgevano attività a favore della pace. I sodalizi, benché privi di gran parte degli uomini, impegnati sul fronte della guerra, promuovevano aiuti e assistenza ai cittadini, ai soldati e alle loro famiglie.

Con il fascismo il movimento cooperativo fu fortemente perseguitato, non solo sul piano politico, per le idee di emancipazione che la classe lavoratrice professava, ma anche per il rilevante peso economico che nel frattempo aveva raggiunto.

Alcune cooperative vennero sciolte, ma più spesso furono costrette ad aderire all’E.N.C. (Ente Nazionale della Cooperazione), fondato proprio per il controllo del movimento cooperativo. Ogni cooperativa fu posta di fronte all’alternativa: cessare l’attività o aderire all’ E.N.C. e all’O.N.D (Opera Nazionale Dopolavoro).
Venne svuotato il ruolo degli amministratori e ci fu l’obbligo di accettare la presenza di esponenti fascisti all’interno dei Consigli di Amministrazione, di modificare gli articoli degli statuti che caratterizzavano la matrice politica e di destinare denaro alle organizzazioni fasciste, sottraendolo a scopi sociali.

Il movimento cooperativo uscì dal periodo fascista in una situazione di estrema difficoltà economica e organizzativa, ma forgiato dall’esperienza della Resistenza che coinvolse molti soci delle cooperative.

Dopo la fine del conflitto, con il ritorno alla democrazia, ricostituì con vigore l’organizzazione antecedente fino ad arrivare alla realtà odierna; la realtà di un movimento forte, consolidato, con attività economiche che spaziano in molti campi, dalle costruzioni alla produzione, dal commercio ai servizi, un movimento che gestisce inoltre innumerevoli spazi aggregativi per la promozione di iniziative culturali, sociali ed educative.

La storia più che centenaria di molti circoli, soprattutto in Lombardia, è portatrice di valori alternativi ai modelli socio-economici dominanti, spesso lesivi della dignità dell’Uomo. Una storia lunga più di un secolo che, a partire dai bisogni, continua a proporre un modello di sviluppo che si ispira a valori di giustizia e di solidarietà.

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GALLERIA FOTOGRAFICA

Quarto Stato, olio su tela, 1901, particolare, Giuseppe Pellizza da Volpedo

1910, Cinisello Balsamo, la Sezione Muratori di Cinisello

Cinisello Balsamo, contadini durante la mietitura