NEL RICORDO: PAROLE PER COMBATTERE - INTERVENTO DI UNO STUDENTE DEL LICEO CASIRAGHI

Il monumento alle vittime della mafia che si trova all’interno del Liceo Casiraghi è un progetto in evoluzione nel tempo e coinvolge attivamente le nuove generazioni di studenti del Liceo stesso, offrendo spunto ogni anno per incontri, riflessioni e interventi sul tema della legalità.

A maggio del 2010, in occasione della cerimonia di commemorazione delle vittime della mafia, dinanzi al monumento e all’ulivo, intervenne Mattia Schiavano, uno studente del Liceo Casiraghi.
Erano presenti studenti e docenti dell’Istituto, oltre a sindaci e assessori dei Comuni del Nord Milano.

di Mattia Schiavano

Questo è un bel momento. Davvero un gran momento. Siamo tutti qui, in silenzio. Ad ascoltare. Qui, oggi, si è parlato di mafia. E parlare di mafia si sa, è un gran bel rischio. Per chi ne parla veramente. Poi ci sono invece coloro che ne parlano, ma non realmente. Si riempiono la bocca di frasi fatte, luoghi comuni. Belle parole. Ma insignificanti.
La mia più grande speranza è che oggi si sia parlato davvero di mafia. Perchè abbiamo bisogno che se ne parli. Abbiamo bisogno delle parole. Non di quelle che volano però. Come spesso si usa dire. C’è bisogno di parole pesanti come macigni e sottili come carta velina. In modo tale che possano penetrare facilmente nella nostra testa. In modo tale che possano premere sul nostro cervello.

Non è pienamente veritiero il detto "le parole non contano, contano i fatti". I fatti sono fondamentali. Imprescindibili. Ma hanno una potenza ancor maggiore se accompagnati dall’informazione, dalla parola. La parola. Se usiamo la parola i fatti non possono essere nascosti. Se si parla dei fatti riusciremo a non farci prendere in giro. Io non voglio prendere in giro nessuno. Voglio essere sincero. La verità è che non so bene cosa sia la mafia. E penso che qui ci siano poche persone in grado di comprenderla.
Sappiamo che è un’associazione criminale. E poi? Cosa sappiamo della mafia? Poco o nulla. Chi comprende cosa sia sono le persone che l’hanno vissuta, toccandola con mano. Chi comprende la mafia è un magistrato che sacrifica la propria vita per combatterla, vivendo nella paura che la sua scelta possa condizionare anche quella delle persone a lui care. Chi la comprende appieno è chi si accorge realmente della sua esistenza, sfidandola.
E’ vero, ora noi non la conosciamo la mafia. Ma non deve essere così per sempre. Noi possiamo e dobbiamo conoscerla. Dobbiamo ascoltare le testimonianze delle persone che l’hanno vissuta. Ascoltarle con estrema attenzione, cercando di cogliere ogni minimo dettaglio. Serve essere informati su quello che succede, scavare dietro la realtà che ci vogliono far vedere. Trovare il marcio che spesso è ricoperto da una patina dorata.

La mafia è la prima industria per fatturato in Italia.
Questo dovrebbe far riflettere.
E’ necessario essere consapevoli che non aver vissuto mai la mafia non significa affatto che questa non si trovi dietro ad ogni angolo della nostra piccola città. Non significa che questa non sia infiltrata in ogni apparato che riguarda la nostra vita, da una cosa così apparentemente banale come la spazzatura, agli organi che dovrebbero governarci.
La mafia è dietro l’assegnazione degli appalti. E’ dietro la droga. Il fumo. Le armi. Ma anche dietro i vestiti. Il cibo. I giocattoli. La mafia è ovunque. E noi non ce ne accorgiamo. Tendiamo sempre a considerare con scarsa importanza, fregandocene, qualsiasi cosa appaia distante. E la mafia appare distante anni luce dalla nostra vita di tutti i giorni. Qui a nord, per esempio, è convinzione comune che la mafia sia un fenomeno puramente meridionale. Una realtà avulsa dalle nostre vite.
Questo è sbagliato. Questo è da persone ignoranti. Questo è da vigliacchi. Ovviamente risulta molto più facile credere che la mafia sia un prodotto esclusivo del Sud. In questo modo ne prendiamo le distanze, ce ne laviamo le mani. Le nostre mani tuttavia sono tanto sporche quanto quelle degli abitanti del Sud Italia. Forse anche di più. Qui al Nord risiede il capitale della mafia. E’ qui che la mafia investe e guadagna. La mafia è sotto ai nostri occhi e noi siamo degli stolti ciechi riluttanti a indossare gli occhiali. Questo fa la fortuna della mafia, lo fa da sempre. Forse è vero quello che si dice. E’ impossibile sconfiggerla. E’ impossibile perchè questa sembra essere penetrata nel nostro modo di pensare. E’ sempre più una mentalità che fatica ad essere sradicata.

Noi non vogliamo pensarla così però. Non vogliamo credere che sconfiggere la mafia sia un’utopia. La mafia è un nemico potente. E’ un nemico che ci combatte dall’interno. Lasceremo che continui a vincere?
No, ci armeremo. Ci armeremo di fatti.
E’ necessario conoscere la mafia per poterla combattere. E’ fondamentale. La prova che la via da percorrere è questa ce la consegna la stessa mafia. E’ terrorizzata dall’idea che si abbatta questo velo d’ignoranza che divide ogni persona dal considerare attuale e reale il pericolo mafioso. Saviano docet. Gomorra non sarebbe mai stato così pericoloso se non avesse avuto una portata letteraria del genere. Molti altri scrittori prima di Saviano avevano raccontato la realtà mafiosa. Allora perchè la mafia ha minacciato proprio Saviano?
Siamo stati noi lettori a rendere il messaggio di Saviano potente, siamo stati noi, leggendo il suo libro, a renderlo davvero pericoloso. La verità è che la mafia ha paura di noi. Perchè deluderla? Possiamo sconfiggerla, possiamo rendere il nostro Paese un posto migliore. E questa responsabiltà non deve spaventarci. Deve caricarci.

In un paese in cui ci prendono in giro dalla mattina alla sera, in cui tutti sembrano guardare noi ragazzi esclusivamente come dei rimbambiti incollati al computer privi di qualsivoglia pensiero o idea. In un Paese in cui la mafia controlla anche e sopratutto la classe politica. In un Paese in cui ci derubano col sorriso sulle labbra imbottendoci di bugie e falsità. In un Paese come questo siamo noi a dover mettere fine a queste oscenità. Sarà ancora più bello riuscirci perchè dovremo impiegare ogni nostra più piccola energia. Probabilmente moriremo stremati, ma col sorriso. Un sorriso per aver cercato di donare speranza ad un futuro che possa crescere i nostri figli in un posto migliore. Un posto dove la parola mafia sia un pallido ricordo. Lontano.

La mafia c’è.
Ma ci siamo anche noi.

Un pensiero va a tutti i magistrati e i giudici impegnati nella lotta alla mafia, con l’invito a non mollare. Un pensiero va a tutti coloro che cercano di sensibilizzare le persone all’argomento mafia. Un pensiero va a tutti i giornalisti che fanno il proprio mestiere con dignità e lottano per la libertà d’informazione. Un pensiero va alle vittime della mafia e alle loro famiglie per non dimenticare mai il sangue che è stato versato. Un pensiero va a tutti quelli che non vogliono stare a guardare.
Paolo Borsellino pronunciò queste importantissime parole: "La lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità".



GALLERIA FOTOGRAFICA

Mattia Schiavano, studente del Liceo Casiraghi, legge il suo intervento