BRIOSCHI GIUSEPPE

Nacque a Balsamo il 24 marzo 1890 da Ambrogio Brioschi e Lucia Viganò.

Soldato appartenente al 5° Reggimento Bersaglieri, 3^ Compagnia*, morì il 25 gennaio 1916, a 26 anni, all’ospedale militare di Alessandria dove era stato ricoverato per le ferite riportare in battaglia.

Il suo nome compare sul monumento Ai caduti della prima guerra mondiale di Balsamo sito in viale delle Rimembranze.

PER APPROFONDIRE

Il *5° Reggimento Bersaglieri venne costituito il 31 dicembre 1861. Partecipò alla campagna coloniale del 1895, alla campagna di Libia del 1911 e alla prima guerra mondiale. Motto: Nulla via impervia.
Di stanza a San Remo, partì il giorno 11 maggio 1915 verso il Veneto/Friuli. Il 24 maggio, alla dichiarazione dell’entrata in guerra dell’Italia, si trovava al confine con la Jugolsavia, inizialmente nella zona del Colovrat (area con un vasto ed articolato sistema difensivo, in quanto i suoi rilievi costituivano l’estrema linea di difesa per impedire la penetrazione nella pianura friulana). Tra l’estate e l’autunno il Reggimento venne coinvolto in numerose azioni di guerra con molte perdite e feriti. Anche nel mese di dicembre del 1915 subì violenti attacchi da parte degli austriaci.

UN RICORDO DI FAMIGLIA

Giuseppe Brioschi apparteneva alla famiglia soprannominata “Và nan”, un modo di dire, un intercalare che sua mamma usava spesso per esortare i figli. Significa più o meno "dai, sù bambino". Probabilmente lo usava così spesso che è diventato il loro soprannome. Giuseppe aveva cinque fratelli: Teresa, Rosa, Francesco (mio nonno), Antonio e Margherita.

Mio padre Angelo ovviamente non ha mai conosciuto suo zio, ma ne aveva conservato, e ancora oggi noi conserviamo, un malconcio ritratto fotografico in divisa. Che lo zio Giuseppe fosse sepolto ad Alessandria era cosa nota, ma proprio per questo non era facile andare a trovarlo. Credo che in qualche modo mio papà sentisse questa mancanza nei confronti dello zio, così un giorno siamo partiti da casa apposta per raggiungere il cimitero di Alessandria. Non ricordo se lui vi fosse già stato, io di certo, ragazzo, non è che facessi i salti di gioia di fronte all’idea di una simile gita. Fatto sta che appena arrivati siamo stati colpiti da una tristezza infinita. Il campo in cui riposano i resti del Battaglione non è grandissimo, ma conta almeno un centinaio di sepolture. Tutti ragazzi morti a vent’anni... Dopo cento anni chi si ricorda più di loro? Il campo appartiene al Ministero della Difesa e il Comune di Alessandria non ha nessuna giurisdizione, così tutto sta marcendo senza che si faccia niente. Le lapidi - tutte senza foto - in molti casi erano così sbiadite da non lasciar nemmeno leggere il nome di chi vi giaceva. Ritrovammo lo zio solo grazie ai custodi che tirarono fuori le vecchie mappe e ci aiutarono a individuare la sepoltura. Credo proprio che papà rimase colpito da questa cosa, perché qualche tempo dopo mi chiese di accompagnarlo di nuovo ad Alessandria: questa volta armati di pennellino e vernice per ridipingere il nome sulla lapide. Almeno questo lo dovevamo a quel poveretto. Quella volta, però, io l’ho seguito volentieri.

Fabio Brioschi



GALLERIA FOTOGRAFICA

Giuseppe Brioschi

1920, Medaglia di gratitudine nazionale decretata alle madri dei caduti per la patria nella guerra 1915-1918