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L’importanza di essere esule - Tamara de Lempicka

giovedì 26 Ottobre 2017
incontro
20:45 Villa Ghirlanda Silva . via Frova 10 . sala degli specchi

Amavo ritrarmi bella, seducente, ricca e annoiata…Volevo rappresentare la “donna eccessiva”, connubio di bellezza e perversione, senza trascurare l’eleganza della figura. Insomma, il prototipo del moderno e spregiudicato dinamismo costruito sull’immagine simbolica del femminile negli Anni ‘20 e ‘30

Benvenuti nel magico mondo di Tamara De Lempicka, che da subito si pone alla nostra attenzione in modo assai strano, ovvero “dalla Russia con…..mistero”… già, perché Tamara nasce nel… e chi può dirlo? Per civetteria, per dimenticanza, perché il mistero suscita sempre interesse o forse perché fra gli eventi della sua vita ci passò, fra l’altro, la Rivoluzione d’Ottobre, non si sa bene né dove, né quando nacque Tamara: 1895? 1902? Mosca? Varsavia? Suvvia, non perdiamoci in queste domande a cui cercheremo di dare risposta, ma focalizziamo la nostra attenzione sull’anno 1918, quando la Nostra si trova a Parigi come “rifugiata” e scopre in se stessa l’Artista che diventerà nota in tutto il mondo. Qui conosce i Futuristi, li frequenta insieme al “bel mondo” degli artisti parigini, compresi quelli in fuga dall’Est, un mondo che non la lascerà indifferente e che ritroveremo nei volti melanconici delle prime opere, come ad esempio ne “La Ballerina russa”, da cui traspare la tristezza degli emigranti per la loro Patria lontana. Inoltre, l’incontro con André Lothe e i suoi viaggi in Italia, compreso quello con D’Annunzio al Vittoriale degli Italiani a Gardone, contribuiranno a formare un percorso artistico ben definito e, inoltre, la sua forte identità. Ma Parigi non le bastava: raggiunse l’America per la prima volta nel ‘29, ottenendo un tale successo da potersi comprare al suo ritorno nella “Ville Lumière” un appartamento che poteva ospitare party fino a 200 persone, celebrato nelle pagine delle riviste di design di tutto il mondo per l’eleganza e la modernità degli interni. Nel 1939, sull’orlo della Seconda Guerra Mondiale, tornò negli USA, questa volta per restare, cogliendo la nuova ski-line della città, inserendola come sfondi dei suoi dipinti, lavorati con tecniche innovative, più intense ed incisive. Se dovessimo considerare in toto l’esilio di Tamara de Lempicka, potremmo dire che tutto si basò sull’antico detto latino “do ut des”: la fuga dal proprio Paese arricchì la donna sia da un punto di vista della propria cura, che della propria arte, grazie ai nuovi rapporti artistici venutisi a creare; senza dimenticare che con il suo lavoro Tamara rese al mondo della pittura, della moda e della fotografia opere uniche e straordinarie. Percorriamo dunque insieme questo viaggio alla scoperta di un’artista simbolo dei “folli” Anni ‘20 e ‘30, elegante e sofisticata, protagonista stravagante della mondanità del tempo.

Relatrice: Antonella Garbetta Durante
Letture: Gloria Biassoni
Commento musicale: Fabrizio Spaggiari
Foto e video: Davide Consoli
Cura: Riccardo Di Vincenzo

ingresso libero

info: ilpertini.it - cpia2milano.gov.it

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