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Perchè è pericoloso

La consistenza fibrosa dell’amianto è alla base delle sue ottime proprietà tecnologiche, ma proprio questa caratteristica conferisce al materiale un’elevata pericolosità; infatti le microscopiche fibre che lo compongono possono essere inalate causando gravi e irreversibili patologie che interessano prevalentemente l’apparato respiratorio.

I più pericolosi sono i materiali in matrice friabile, che si possono facilmente ridurre in polvere e possono spontaneamente liberare polveri (soprattutto se sottoposti a vibrazioni, correnti d’aria, infiltrazioni d’acqua) o se danneggiati nel corso di interventi di manutenzione.

L’amianto in matrice compatta non tende a liberare fibre ma il pericolo sussiste se segato, abraso o deteriorato.

La prima nazione al mondo a riconoscere la natura cancerogena dell’amianto e a prevedere un risarcimento per i lavoratori danneggiati fu la Germania nel 1943 a seguito di pionieristici studi medici.

In Italia la dismissione delle attività inerenti l’estrazione e la lavorazione dell’amianto sono state regolamentate a partire dal 1992 e proprio l’Italia è stata la prima a occuparsi anche dei lavoratori esposti all’amianto.

L’ormai accertata nocività di questo materiale ha portato a vietarne l’uso in molti Paesi.

LE MALATTIE DERIVANTI DALL’AMIANTO
L’inalazione delle polveri di amianto è associata a gravissime malattie dell’apparato respiratorio che si manifestano anche dopo 20 – 40 anni dall’esposizione.

Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell’aria non sia pericolosa: l’inalazione anche di una sola fibra potrebbe causare patologie mortali.

Un’esposizione prolungata nel tempo o a elevate quantità aumenta esponenzialmente le probabilità di ammalarsi, infatti il maggior numero di casi è riferibile a esposizioni nell’ambito professionale, soprattutto da lavoratori o ex lavoratori dei cantieri navali.

Basti pensare che i dati dell’istituto Superiore di Sanità indicano la provincia di Gorizia come l’area geografica con la più alta incidenza in Italia di casi di tumori polmonari: l’amianto è stato usato in quantità enormi ai cantieri navali di Monfalcone fino alla metà degli anni ’80 per la coibentazione di tubature, sale macchine e apparati motore.

Quasi tutte le zone costiere italiane con cantieri navali e porti hanno registrato elevate mortalità da amianto; fra le città non costiere tristemente famose per i decessi causati dall’amianto figurano Casale Monferrato (sede per circa 80 anni della più grande fabbrica di cemento-amianto della Eternit) e Broni (sede della Fibronit).

Dalla fine degli anni ’80 la malattia ha colpito non solo persone che lavoravano all’interno delle fabbriche a diretto contatto con le fibre di amianto ma anche chi abitava nelle vicinanze degli stabilimenti dove veniva lavorato.

Le patologie respiratorie causate dall’inalazione di polveri d’amianto sono:
- asbestosi: consiste in un ispessimento del tessuto polmonare (fibrosi) che rende difficile lo scambio di ossigeno tra l’aria inspirata e il sangue; è stata la prima malattia a essere stata correlata all’inalazione di fibre d’amianto e infatti ha provocato il maggior numero di decessi tra persone esposte per lungo tempo alle polveri;
- carcinoma polmonare: è il tumore maligno più frequente, si verifica anche per esposizioni a basse dosi;
- mesotelioma della pleura: tumore altamente maligno della membrana di rivestimento del polmone (pleura), fortemente associato all’esposizione a fibre di amianto anche per basse dosi.

IL PIÙ GRANDE PROCESSO AMBIENTALE
Nel dicembre 2009 a Torino è iniziato il più grande processo in Europa in tema ambientale nei confronti dei dirigenti della multinazionale svizzera Eternit (nome commerciale della miscela cemento-amianto) accusati di disastro doloso, di omissione dei presidi di protezione dei lavoratori e di aver continuato la produzione nonostante la pericolosità del composto fosse sospetta già da studi degli anni ’20 e in seguito, con maggiori cognizioni, dagli anni ’50.

Questo è un processo che purtroppo farà la storia: al tribunale di Torino saranno ascoltate oltre duemila persone, a oggi le vittime accertate sono tremila, i risarcimenti richiesti ammontano a 5 miliardi di euro.

Il numero delle vittime è destinato ad aumentare poiché gli esiti dell’esposizione si appurano anche trenta anni dopo.

Tra i morti ci sono i dipendenti degli stabilimenti dell’Eternit di Casale Monferrato e Cavagnolo in Piemonte, Rubiera in Emilia e Bagnoli in Campania, i loro familiari, gli eredi e molti residenti delle zone limitrofe.

Per il solo stabilimento di Casale Monferrato si calcola che l’area interessata dall’inquinamento è pari a circa 750 chilometri quadrati e riguarda 48 comuni.

I morti di malattie amianto-correlate sono in media quasi 60 ogni anno.

Data ultima modifica: 5 aprile 2011
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