PARTIGIANI NON INCLUSI NELLE LAPIDI

DALL’OCCO GIUSEPPE

Nato a Papozze (Ro) l’1 dicembre 1925. Morto in combattimento a Cinisello Balsamo il 26 aprile 1945.
119^ Brigata Garibaldi S.A.P. (Squadre di Azione Patriottica) Quintino Di Vona - Mesi 11 giorni 16 riconosciuti dalla Commissione Riconoscimento Qualifiche Partigiane Lombardia.

GIUSEPPE PENNATI

Nato il 5 settembre 1923 a Cinisello Balsamo da Ferdinando Pennati e Paolina Pastori. Fucilato a Barzio (Lc) il 31 dicembre 1944.
55^ Brigata d’Assalto Fratelli Rosselli.

Agli inizi di ottobre del 1944 in Valsassina ci fu un grande rastrallemento. Si trattò della più grande operazione di guerra antipartigiana messa in atto nella zona allo scopo di colpire le formazioni partigiane. L’operazione militare, che aveva distrutto ogni collegamento tra le formazioni, si concluse a sfavore dei partigiani. Vennero allo scoperto tutti i limiti delle formazioni di montagna che si sbandarono, si sciolsero o espatriarono in Svizzera. Resteranno alcuni sparuti gruppi che sopravviveranno all’inverno grazie all’appoggio della popolazione; questo permetterà di continuare la guerriglia. I tedeschi, inizialmente convinti che la montagna fosse stata abbandonata dai ribelli, si accorsero successivamente che alcuni uomini erano rimasti nascosti. Durante l’inverno proseguiranno gli scontri con conseguenti arresti e deportazioni.

Ma non c’è solo il rastrellamento a impensierire gli uomini in montagna. I partigiani dovevano affrontare sia il problema dell’approvvigionamento che quello dei rapporti con altre formazioni che scendevano a patti con i tedeschi. Come accennato, il comandante Gastone Nulli (un ex tenente del controspionaggio, personaggio assai discusso) della 86^ Brigata Giorgio Issel - Val Taleggio - aveva firmato un accordo di non belligeranza con il comandante Langer delle truppe tedesche di Bergamo operanti nella Valle Brembana. La formazione si spaccò tra chi decise di accettare l’accordo e chi invece voleva continuare a combattere. Si cercò allora di catturare il comandante Gastone Nulli; il codice militare prevedeva chiaramente la pena di morte per chi si accordava autonomamente con il nemico. L’azione fu organizzata dalla 55^ Brigata Fratelli Rosselli, ma purtroppo si concluse con una sparatoria tra alcuni uomini delle Brigate Fiamme Verdi (formazioni partigiane militari a prevalente orientamento cattolico) in fuga da un rastrellamento, scambiati per uomini di Gastone Nulli, e gli uomini della Rosselli, arrivati in Val Taleggio per operare la cattura e il disarmo.

Sul finire del 1944 il gruppo di Leopoldo Scalcini, nome di battaglia Mina,* si trasferì a Morterone in cerca di viveri, probabilmente intenzionato anche a riorganizzare gli uomini che volevano continuare a combattere. Il gruppo, benchè sostenuto e aiutato da don Arrigoni,** dopo alterne vicende fu catturato dal 1° Battaglione mobile della Brigata Nera Cesare Rodini di Como il 30 dicembre 1944 al Baitone della Pianca a Culmine di San Pietro (Valsassina). Si trattava di trentasei persone, di cui trentaquattro partigiani, un radiotelegrafista inglese e una signora austriaca, con il ruolo di interprete.
Il giorno seguente a Introbio gli uomini catturati vennero caricati su dei camion. Mina cercò di fuggire, ma fu ucciso subito e il suo corpo venne buttato sul camion che doveva portare gli altri a Como. Il camion non si diresse a Balisio, ma virò verso Barzio, fermandosi nella zona del cimitero. Qui furono allineati lungo la cinta esterna dieci partigiani che vennero fucilati mentre stava accorrendo il parroco per dar loro i conforti religiosi. Erano: Carlo Battaglia, Giuseppe Esposto, Costantino Figini, Renzo Galli, Giancarlo Ganzinelli, Licinio Milocco, Silvio Perotto, Mario Pallavicini, Remo Sordo e Giuseppe Pennati di Cinisello Balsamo (il numero dei partigiani fucilati non è però ancora chiaro, secondo alcuni testimoni erano undici e non dieci).
Terminata la fucilazione sul cassone del camion rimanevano ancora alcuni uomini; il camion infatti non terminò il percorso a Barzio, passò per Maggio e qui altri tre partigiani furono fucilati: Felice Beltramelli, Rocco Lombardo e Augusto Ronchetti.
La decisione di fucilare i partigiani anziché portarli a Como dove il prefetto Celio avrebbe potuto rilasciarli con un permesso di lavoro si deve alle Brigate Nere che si assunsero la responsabilità di tale azione.

* Leopoldo Scalcini Mina
Ufficiale di artiglieria, dopo l’8 settembre costituisce sui monti di Colico (Bassa Valtellina) le prime formazioni partigiane. Regge con i suoi uomini l’urto del grande rastrellamento del 1944; non ripara in Svizzera, resta sulle montagne con il compito di raccogliere gli sbandati.
Nella primavera del 1945 a lui verrà intitolata la 89^ Brigata Mina che opererà dalla Val Gerola fino a Colico.

**Don Piero Arrigoni
Negli anni Quaranta parroco di Morterone, condivise la durezza dell’inverno 1944-45 con i partigiani e i renitenti alla leva della R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana). Minacciato più volte dalle Brigate Nere, continuò imperterrito ad aiutare i partigiani. Il gruppo di uomini che poi verrà catturato al Baitone La Pianca passò nella sua casa parrocchiale il Natale del 1944.

Vai all scheda: "Seconda guerra mondiale" - monumenti alle vittime delle guerre.

Vai all scheda: "I partigiani" - le vittime della seconda guerra mondiale.

Vai alla scheda: "Ai partigiani caduti in Valsassina".

Elenco di partigiani e patrioti sopravvissuti


GALLERIA FOTOGRAFICA

Giuseppe Pennati

Leopoldo Scalcini Mina

Commemorazione sul luogo dove fu ucciso Leopoldo Scalcini Mina

Don Piero Arrigoni

Distaccamento Umberto Fogagnolo

Lecco, la Liberazione

Milano, la 55^ Brigata d’Assalto Fratelli Rosselli entra nella città liberata