VITTIME DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE NON INCLUSE NELLE LAPIDI

Oltre ai caduti della prima guerra mondiale, i cui nomi sono incisi sulle lapidi, su L’enciclopedia di Cinisello Balsamo di Alberto Scurati risultano ulteriori nominativi:

Colombo Adolfo (1869 - 1916) militare appartenente all’8° Reggimento Fanteria, caduto nel corso di un combattimento nella zona di San Pietro-Vertoiba sul Carso (fino al 1947 Italia, oggi Slovenia).

Locatelli Gian Carlo (1897 - 1918) tenente in un Reggimento di Fanteria, cadde nel corso della guerra; fu decorato al Valor Militare.

Riva Vittorio (1889) deceduto in seguito a malattia contratta in Austria, dove era stato deportato come prigioniero di guerra.

Oriani Carlo (Balsamo, 5 novembre 1888 - Caserta, 3 dicembre 1917) fu un ciclista su strada, professionista dal 1908 al 1915.
Nel 1909 partecipò al primo Giro Ciclistico d’Italia classificandosi quinto assoluto e primo della propria categoria, dando filo da torcere ai vari Ganna, Galletti, Azzini e Cuniolo, i corridori più forti del momento.
Nel 1912 vinse il Giro di Lombardia.
Nel 1913 si aggiudicò il Giro d’Italia, conquistando la maglia rosa al termine della dura tappa appenninica di Ascoli Piceno e concludendo la corsa trionfalmente al parco Trotter di Milano, davanti a centomila spettatori entusiasti.
Sempre nel 1913 vinse il Premio dell’Industria.
Corse per la Stucchi, per la Bianchi e per la Maino.

Oriani correva come dilettante, alternando il lavoro di muratore agli allenamenti e alle corse in bicicletta.
Andava davvero forte fin da giovane; a Balsamo lo conoscevano tutti con il soprannome di El Pucia, per via di quella fame sana che portava sempre con sé, per cui non pareva mai sconveniente ripulire interamente il piatto con una mollica di pane.
Frequentava l’osteria, ma senza esagerare; andava a letto presto e il mattino inforcava la bicicletta e correva anche quando c’era la nebbia.
Nelle sfide in bicicletta quelli di Balsamo correvano contro quelli di Cinisello: El Pucia non aveva rivali. I balsamesi pedalavano su bici da corsa costruite nell’officina dell’artigiano locale Palladini, mentre a Cinisello si usavano le biciclette Fumagalli. Qualcuno andava fino a Monza o a Milano; per le sfide c’era la Brianza a portata di tubolare. Le salite delle disfide erano El Coll Briansa o la Sirtori, come avviene ancora oggi per i pedalatori locali che muovono dai paesi della cintura a nord di Milano.
I Balsamesi andavano fieri del loro campione, al punto da sfiorare il fanatismo. I suoi più accesi tifosi prima di una gara solevano dire: “Che crépa la vacca ma che ’riva El Pucia” (Che muoia pure la mucca, ma che El Pucia arrivi primo). E la mucca, allora, era una delle maggiori fonti di reddito per un contadino.

Oriani, come altri suoi concittadini, lasciò Balsamo per Sesto San Giovanni (Milano) dove le industrie che stavano sorgendo offrivano una certa sicurezza economica.
Nelle cronache del tempo diventò il corridore sestese, annullando l’origine balsamese, forse poco significativa per i giornalisti del tempo. La Gazzetta dello Sport del 21 maggio 1909 così scriveva: "Quando nell’inverno scorso con un referendum fra i re della strada desideravamo conoscere fra costoro chi nel 1909 avesse potuto essere loro serio concorrente, il nome di Carlo Oriani fu fatto da tutti i nostri campioni [...] i quali oggi devono fare realmente i conti anche con questo forte figlio della piccola e industriale Sesto San Giovanni".
Sempre La Gazzetta dello Sport descriveva e decantava le gesta del giovane Oriani che nella tappa del 21 maggio "contende, solo, la vittoria a Ganna imponendo il suo nome fra i grandi campioni della strada". Solo Oriani riusciva a raggiungere il varesino "dopo un inseguimento accanito", ma non potè strappargli la vittoria. Ganna era superbo "sente che è venuto il suo momento e morirà piuttosto che cedere. Ma ciò nonostante Oriani compie una corsa degna di ammirazione e di entusiasmo". La descrizione dell’arrivo del primo Giro d’Italia all’Arena esaltava la figura del vincitore, ma non trascura gli altri protagonisti. Descrivendo la passerella finale, La Gazzetta dello Sport scriveva: "Intanto il plauso assordante delle migliaia di spettatori non cessa, e nel momento in cui le automobili pilotano a bordo Ganna prima e dopo altre con Beni, Galetti, Rossignoli, Azzini e Canepari per il giro d’onore, le acclamazioni risuonano più entusiastiche che mai specialmente al passaggio di Oriani, che, col cappello piumato da bersagliere, compie il giro in bicicletta".

Purtroppo la Grande Guerra interruppe bruscamente la sua carriera: Oriani venne arruolato nei bersaglieri ciclisti.
Gli austriaci avevano sfondato a Caporetto; o scappavi o eri fatto prigioniero. El Pucia era un portaordini e aveva a disposizione una bicicletta da bersagliere con le gomme piene, senza camere d’aria. Quando capì che non c’era più molto da fare, il bersagliere Carlo Oriani saltò sulla sua bicicletta e iniziò a pedalare, in fuga, questa volta, dal nemico. Giunto al Piave non trovò ponti, dietro a pressare gli austriaci. "El Pucia - scrive Ezio Meroni in Una stella per lo sport - l’ha ciappâ la sua bicicletta, l’ha sullevada de terra e l’ha cuminciâ a ’traversà el Piave a pee. Quand l’acqua la gh’è rivada ai spall, l’ha sbattù püssè luntan pussìbil la bicicletta, che l’è andada a fund come un sass" (El Pucia ha preso la sua bicicletta, l’ha sollevata da terra e ha iniziato ad attraversare il Piave a piedi. Quando l’acqua gli è arrivata alle spalle, ha sbattuto più lontano possibile la biciletta, che è andata a fondo come un sasso).
A causa della traversata a nuoto si ammalò di polmonite. Provarono a salvarlo portandolo al sole del Sud, ma niente da fare: il 3 dicembre del 1917 si spense all’ospedale di Caserta, a soli ventinove anni. La moglie riuscì a raggiungerlo appena in tempo prima che spirasse.

A Sesto San Giovanni si tenne il funerale, affollato come fossero esequie di Stato.
Il bersagliere ciclista Oriani oggi riposa a Sesto San Giovanni nel cimitero vecchio, quello che accoglie alcuni dei protagonisti della vita civile della città, i sindaci e gli assessori del dopoguerra, i parroci e i caduti delle guerre.

Vai alla scheda: "Prima guerra mondiale" - i monumenti alle vittime delle guerre.

Vai alla scheda: "Le vittime della prima guerra mondiale".



GALLERIA FOTOGRAFICA

Gian Carlo Locatelli

Carlo Oriani

Carlo Oriani

Squadra Maino al Giro d’Italia del 1913, Oriani è il secondo da sinistra

1913, Oriani al Giro d’Italia

Calendario del 1914, pagina del mese di marzo dedicata a Oriani e Galetti

In divisa da bersagliere ciclista

L’artigiano Palladini espone i suoi prodotti nell’ambito della Mostra dell’Industria e dell’Artigianato allestita nella Scuola di Avviamento Professionale Padre Reginaldo Giuliani durante il fascismo

1930, Cinisello, l’officina di ripazioni di biciclette della famiglia Fumagalli

Cinisello, operaio dell’officina Fumagalli

Ciclisti

Ciclisti

Cinisello Balsamo, piazza Confalonieri, partenza di una gita in biciletta durante il fascismo

Negli anni successivi Cinisello Balsamo accoglierà Gino Bartali, un altro campione del ciclismo, sesto da sinistra, il quarto è don Piero Carcano

1949, Cinisello Balsamo, via Frova angolo viale XXV Aprile, ciclisti