LIMONTA CARLO

Nacque il 14 agosto 1901 a Sirtori (Como) da Giuseppe Limonta e Palmira Molteni. Era sposato con Giuseppina Gilardi e aveva un figlio; abitava a Cinisello Balsamo in piazza Vittorio Emanuele 4 (oggi piazza Gramsci). Svolgeva la professione di fabbro alla Falck Unione ACCI.

La notte tra il 27 e il 28 marzo 1944 fu arrestato presso la sua abitazione per aver partecipato allo sciopero iniziato l’1 marzo 1944 e che per otto giorni aveva bloccato le più grandi fabbriche del Nord.

Con Limonta furono arrestati altri operai di Cinisello Balsamo, un gruppo due settimane prima e un gruppo la sera stessa.
Qualcuno ricordava che la notte tra lunedì 13 e martedì 14 marzo del 1944 soffiava un forte vento. Ma il piccolo paese di Cinisello Balsamo non fu svegliato solo dal vento o dagli allarmi per i bombardamenti. Uno strano movimento di gente per strada in più punti dell’abitato mise tutti in allarme. Erano i militi fascisti che, accompagnati da una lettiga per mascherare le loro vere intenzioni, stavano arrestando alcuni operai delle fabbriche di Sesto San Giovanni che avevano scioperato. Li prelevarono dalle loro abitazioni uno dopo l’altro come in una tragica Via crucis. Furono arrestati: Angelica Belloni, Rosa Crovi, Maria Fugazza, Ines Gerosa, Riviero Limonta, Giovanni Ragazzo, Rodolfo Remigi, Giovanni Vergani, Tarcisio Vergani, Addone Visioli e Marcello Zaffoni.
La stessa tragica scena si ripetè due settimane dopo, la notte tra lunedì 27 e martedì 28 marzo, quando ancora tutti si stavano domandando dove fossero finiti quei poveri malcapitati. Quella fu la volta di: Attilio Barichella, Cesare Berna, Fedele Fumagalli, Giuseppe Galbiati, Carlo Limonta, Giovanni Paravisi e Angelo Tesser. Solo Aldo Beretta riuscì a fuggire dalla sua abitazione; verrà però arrestato il 22 ottobre in un locale pubblico e deportato come tutti gli altri. Molti di loro non tornarono, lasciando a casa vedove, orfani e genitori disperati.
A quei tempi Cinisello Balsamo contava poco più di tredicimila abitanti; tutti sapevano quello che era accaduto e tutti si conoscevano, per cui la notizia di quegli arresti ingiustificati fu per il paese un vero sconvolgimento.

Nella giornata del 28 marzo Limonta venne rinchiuso a Milano, prima a San Fedele e poi al carcere di San Vittore; il 31 marzo passò amministrativamente nel braccio tedesco dello stesso carcere. Venne in seguito condotto a Bergamo e incarcerato nella Caserma Umberto I.

Il 5 aprile fu caricato su vagoni piombati che partirono dalla stazione di Bergamo e giunsero a Mauthausen (Austria) l’8 aprile, vigilia di Pasqua. Nel Lager gli fu assegnata la matricola 61669. Il 26/28 aprile 1944 venne trasferito a Gusen (Austria).

Rientrò in Italia l’1 luglio 1945. Fu subito ricoverato negli Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano, dove morì il 20 luglio 1945 a causa degli stenti e le violenze subite durante la deportazione.

Dopo la Liberazione gli fu riconosciuta, per un periodo di diciannove mesi, la qualifica di partigiano operante con la 184^ Brigata Garibaldi S.A.P. (Squadre di Azione Patriottica) Luciano Migliorini e con il C.L.N. (Comitato Liberazione Nazionale) Falck.

L’Amministrazione comunale gli intitolò una via cittadina.

Pochi giorni prima dell’arresto di Carlo Limonta, anche il nipote Riviero Limonta, fu arrestato e deportato; morì al Castello di Hartheim (sottocampo di Mauthausen - Austria).

Il suo nome compare:
- sulla lapide Ai martiri della Resistenza e della deportazione sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5;
- su uno dei masselli del monumento Al deportato sito all’interno del Parco Nord Milano a Sesto San Giovanni;
- sulla targa A ricordo dei caduti nel campo di sterminio nazista di Gusen;
- sulla targa In memoria del Comune di Sirtori;
- sul monumento sito a Sesto San Giovanni in piazza Hiroshima Nagasaki;
- sul monumento sito a Sesto San Giovanni in via Giuseppe Mazzini;
- sul monumento sito a Sesto San Giovanni in un’area verde vicino al reparto Falck Unione.

Inoltre i deportati che partirono su vagoni piombati dalla stazione di Bergamo verso i campi di concentramento sono ricordati, senza indicazione del nome, sulla lapide Ai lavoratori deportati a seguito degli scioperi del 1944 nell’Italia settentrionale sita nella stazione ferroviaria di Bergamo.

Vai alla scheda: "La storia nelle strade".

Elenco trasporto scioperanti
Brevetto partigiano
Documento di identità provvisorio rilasciato dal Centro Assistenza Reduci per i deporati rimpatriati dai Lager
Dichiarazione del C.L.N. aziendale
Stato di famiglia
Domanda di ammissione all’A.N.P.I.
Rifiuto della richiesta di indennizzo dei familiari
Certificato dell’ospedale
Documento del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Servizio Internazionale di Ricerche
Testimonianza di Oreste Limonta, figlio di Carlo Limonta


GALLERIA FOTOGRAFICA

Carlo Limonta

Cimitero di Cinisello

25 aprile 1946, cimitero di Cinisello, primo anniversario della Liberazione, la tomba di Carlo Limonta

25 aprile 1946, cimitero di Cinisello, primo anniversario della Liberazione

Targa di via Carlo Limonta

Via Carlo Limonta

Parco Nord, Monumento Al deportato, massello dove è inciso il nome di Carlo Limonta