SESTI CARLO

Nacque il 6 gennaio 1923 a Treviglio (Bergamo). Residente a Cinisello Balsamo in via Palestro 6, svolgeva la professione di aggiustatore alla V Sezione della Breda.

Il 12 febbraio 1944, a seguito di una delazione, fu arrestato (due giorni dopo l’attentato alla sede del Fascio di Sesto San Giovanni) in via Clerici, vicino alla V Sezione della Breda.

Venne rinchiuso dapprima a Monza e in seguito al carcere di San Vittore. Il 27 aprile fu condotto al campo di Fossoli (vicino a Carpi - Modena).

Il 21 giugno fu deportato a Mauthausen (Austria), dove giunse il 24 giugno. Erano così tanti i deportati quel giorno che lo chiamarono il trasporto dei mille. Una parte fu dirottata nei cosiddetti campi di lavoro, altri furono immatricolati e rimasero a Mauthausen. Con Carlo Sesti c’erano anche: Enrico Agostoni, Giuseppe Bruschi, Alfredo Cazzaniga, Carlo Magni, Eugenio Recalcati e Angelo Tesser di Cinisello Balsamo. Sesti, Magni e Recalcati furono poi trasferiti nei campi di lavoro a Wels (Austria)*, dove Sesti giunse il 5 luglio. Fu impiegato presso l’AGO Flugzeugwerke (fino al 1945 azienda aeronautica tedesca attiva nella produzione di aerei a uso civile e militare) dove rimase fino al 26/28 novembre. Il 29 novembre venne trasferito a Greinstadt (sottocampo di Mauthausen) dove rimase fino al 20 febbraio 1945. Infine, il 22 febbraio, fu deportato nuovamente a Wels.

Liberato dagli americani, partì con loro come volontario per fare l’aiuto cuoco a Monaco. Tornò a Milano il 14 luglio 1945, primo giorno di festeggiamenti dopo la fine della guerra.

PER APPROFONDIRE


Raccontava Carlo Sesti: “Mi hanno arrestato il 12 febbraio del 1944, due giorni prima c’era stato un attentato alla sede del fascio al Rondò di Sesto San Giovanni. Ci fu una delazione e ci arrestarono in più di sessanta. Il delatore era uno dei nostri, stava là in via Clerici a Bresso e indicava quelli da arrestare.
Ero anch’io del giro, ma ero giovane e mi affidavano compiti marginali, distribuivo volantini e stampa clandestina e qualche volta armi. Però non ho mai partecipato ad azioni militari, almeno non direttamente.
Alla V Sezione Aeronautica della Breda eravamo quelli più attivi e ci colpirono, sapevano che c’erano dei gappisti all’interno perchè avevano trovato armi nei magazzini dell’Unione Nazionale Protezione Antiaerea (U.N.P.A.).

E così mi sono fatto anch’io il mio calvario: Monza, San Vittore, Fossoli, Mauthausen.

Mi ricordo la salita per arrivare al campo di Mauthausen, al buio, con le SS (Schutzstaffeln - reparti di difesa) ai lati che ci bastonavano. Chi correva, chi cadeva, chi arrancava con pacchi e valigie, poi requisite.

A Mauthausen dormivamo per terra nelle baracche della quarantena. Si mangiava pane nero con la muffa e una zuppa d’orzo sporco. Intorno a noi le luci spettrali dei riflettori, il latrato dei cani, le urla della gente. Avevo vent’anni, a vent’anni ci si crede uomini, ma si è ragazzi, non si riesce a connettere.
Il 4 luglio mi fecero la foto per il libretto di lavoro. Dieci giorni dopo l’arrivo a Mauthausen mi portarono con altri a Wels nei campi di lavoro, dove mandavano anche gli internati militari. Si lavorava in fabbrica e si dormiva nel campo. Io lavoravo in una fabbrica di aerei, sempre di notte, dodici ore. Mangiavo la zuppa di rape che avanzavano i civili austriaci.
C’erano spesso bombardamenti, quasi sempre distruggevano le ferrovie. Uno dei nostri compiti era ripararle, picco e pala e via! Ricordo che un giorno c’era un treno centrato dalle bombe, semirovesciato, con molto materiale sparpagliato sui binari. Da alcuni cartoni era fuoriuscito dello zucchero che si era volatilizzato. Non scorderò mai quei deportati, malconci, con la divisa a strisce, che mangiavano i cartoni impregnati, perché sapevano di zucchero."

(Le parole di Carlo Sesti sono liberamente tratte dalla sua intervista allegata in versione integrale).

*Il campo di Wels (Austria) fu aperto il 27 dicembre 1944 e chiuso nell’aprile 1945.
All’inizio i prigionieri lavorarono alla costruzione di un magazzino; in seguito furono impiegati nella riparazione di componenti di auto e di aerei. Furono deportate a Wels 1.900 persone.

Il suo nome compare su uno dei masselli del monumento Al deportato sito all’interno del Parco Nord Milano a Sesto San Giovanni.

Libretto di lavoro della Breda
Rifiuto della domanda di indennizzo ricevuta dall’O.I.M.
Lettera della figlia Sara 1
Lettera della figlia Sara 2
Lettera della figlia Sara 3
Testimonianza di Carlo Sesti tratta dal libro Streikertransport di Giuseppe Valota, presidente dell’A.N.E.D. di Sesto San Giovanni


GALLERIA FOTOGRAFICA

Carlo Sesti, fotografia sul libretto di lavoro

Parco Nord, Monumento Al deportato, massello dove è inciso il nome di Carlo Sesti

Libretto di lavoro

Libretto di lavoro

Libretto di lavoro

Carlo Sesti

Carlo Sesti