BOSSI LUIGI

Nacque a Cinisello il 28 ottobre 1895 da Aurelio Bossi.

Soldato inquadrato nel 10° Reggimento Fanteria, Brigata Regina*, risultò disperso il 24 ottobre 1915 (sull’Albo d’Oro dei caduti della Lombardia risulta il 2 novembre 1915), durante la Terza Battaglia dell’Isonzo, a seguito della dura presa del Monte San Michele**. Dopo pochi giorni avrebbe compiuto vent’anni.

Un suo amico commilitone raccontò ai familiari che Luigi Bossi si era allontanato dalla prima trincea a contatto con il nemico per il turno di riposo. Mentre la percorreva ci fu un bombardamento. Terminato il pericolo, gli altri militari percorsero tutta la trincea per cercarlo, ma i suoi resti non furono più ritrovati.

Il suo nome compare:
- sulla lapide Ai caduti della prima guerra mondiale di Cinisello sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5;
- sulla lapide Ai caduti della prima guerra mondiale di Cinisello sita sul sagrato della chiesa di Sant’Ambrogio ad nemus in piazza Gramsci, erroneamente indicato come Rossi.

PER APPROFONDIRE

*La Brigata Regina

Venne destinata sin dall’inizio della guerra sul fronte dell’Isonzo dove rimase per oltre due anni, legando il suo nome soprattutto agli avvenimenti del Monte San Michele. Durante l’estate la Brigata aveva conquistato alcune trincee nel Bosco Cappucci, antistante l’abitato di San Martino del Carso. La vittoria fu di breve durata per l’immediato contrattacco avversario che respinse le truppe italiane sino alle trincee di partenza. Mandata a riposo, la Regina rientrò in linea il 24 ottobre (giorno in cui morì Luigi Bossi) per prendere parte alla Terza battaglia dell’Isonzo (18 ottobre-4 novembre) con obiettivo il paese di San Martino del Carso. In durissimi scontri alla baionetta, superando più ordini di trincee protette da profondi reticolati, la Brigata arrivò a circa 250 metri dall’abitato, dove si fermò su posizioni difensive. Le perdite furono elevatissime: 1500 uomini e 65 ufficiali.


**Monte San Michele

Rilievo carsico (situato a cavallo tra i comuni di Sagrado, ed in particolare nella frazione di San Martino del Carso, e Savogna d’Isonzo, nella provincia di Gorizia), per la sua posizione che dominava la bassa valle dell’Isonzo e permetteva di tenere sotto controllo la città di Gorizia, fu teatro di numerose e sanguinose battaglie durante la prima guerra mondiale.
Venne fortificato dagli austroungarici e l’Esercito italiano tentò per mesi di conquistarlo. In quell’area, il 29 giugno del 1916, ci fu il primo attacco con i gas sul fronte italiano: l’Esercito austroungarico attaccò di sorpresa i soldati italiani utilizzando una miscela di cloro e fosgene. Le estese fortificazioni, difese da reparti ungheresi, resistettero a diversi attacchi e il Monte cadde nelle mani degli italiani solo durante la Sesta Battaglia dell’Isonzo.
Ancora oggi la zona è disseminata di trincee, camminamenti, caverne e gallerie. La sommità del Monte è stata restaurata e dichiarata zona monumentale.

A San Michele è dedicato il componimento Sono una creatura del poeta Giuseppe Ungaretti che partecipò al dramma di quella guerra.

"Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte
si sconta
vivendo"

La famiglia di Luigi Bossi

Anche Aurelio Bossi, il padre di Luigi, morì durante la guerra. In quel periodo, per arrotondare le entrate familiari, faceva il carrettiere a Milano per la distribuzione del sale. Il 14 luglio 1917, mentre stava prelevando un sacco di sale dal camion, scivolò, battè la testa e morì.
Aurelio aveva avuto due figli con la prima moglie (tra i quali Luigi) e, in seguito, si era risposato con Rosa Confalonieri, detta la Rusö, dalla quale ebbe altri cinque figli (tra i quali Giuseppina che divenne la moglie di Carlo Meani, primo sindaco di Cinisello Balsamo dopo la Liberazione nel 1945).
In pieno periodo di guerra la Rusö si ritrovò vedova con sei figli da sfamare. Piena di rabbia, la prima reazione fu quella di buttare tutte le statuine dei santi che aveva in casa su un altarino. Così duramente colpita dalla morte del marito, perse totalmente la fede in Dio (fede che riacquistò solo negli anni Trenta in occasione di un pellegrinaggio al Santuario di Caravaggio).
Passato il primo sconforto, Rosa Confalonieri non si lasciò abbattere e provvide con il suo lavoro a tutti quanti. Continuò a lavorare fino alla sua morte, avvenuta nel 1956, nel bazar-cartoleria aperto in via Frova nel 1910 con il marito. Il negozio era l’ultima tappa degli alunni prima di giungere sul piazzale della Scuola Elementare Luigi Cadorna. La mitica Rusö era una donnina sempre vestita di nero, dall’aspetto amichevole e sorridente, che ascoltava pazientemente le richieste degli scolaretti che nelle varie epoche sono approdati al suo negozio. Un caro ricordo per molti cinisellesi che continuarono a chiamare il negozio con il suo nome anche dopo la sua morte, quando alla conduzione c’era il figlio Francesco.

Vai alla scheda: "Carlo Arosio".
Vai alla scheda: "Cesare Mario Rivolta".
Vai alla scheda: "Ambrogio Ronchi".

Storia Brigata Regina. Sito: www.cimeetrincee.it


GALLERIA FOTOGRAFICA

Luigi Bossi

Cimitero Cinisello

Passaporto del padre Aurelio Bossi per circolare nelle zone di guerra (1)

Passaporto del padre Aurelio Bossi per circolare nelle zone di guerra (2)

Rosa Confalonieri, detta la Rusö, matrigna di Luigi Bossi

Trincea sul Monte San Michele

Lapide sul Monte San Michele