GALBIATI GIUSEPPE

Nacque il 17 ottobre 1904 a Cinisello da Edoardo Galbiati e Maria Savini. Era un uomo di bassa statura, con i capelli e gli occhi castani. Frequentò la scuola fino alla terza elementare. Convinto antifascista, era sposato con Carlotta Vergani e aveva una figlia di nome Vittoria. Abitava in via Garibaldi 3. Da ragazzo iniziò a lavorare come apprendista maniscalco in una bottega di via Milano; in seguito fu meccanico alla Falck Unione Forgia.

Inquadrato nell’Esercito con la matricola 20207, fece il periodo di leva nella Scuola di Cavalleria di Pinerolo (Torino). Fu congedato a settembre del 1928.

La notte tra il 27 e il 28 marzo 1944 fu arrestato presso la sua abitazione per aver partecipato allo sciopero iniziato l’1 marzo 1944 e che per otto giorni aveva bloccato le più grandi fabbriche del Nord.

Con Galbiati furono arrestati altri operai di Cinisello Balsamo, un gruppo due settimane prima e un gruppo la sera stessa.
Qualcuno ricordava che la notte tra lunedì 13 e martedì 14 marzo del 1944 soffiava un forte vento. Ma il piccolo paese di Cinisello Balsamo non fu svegliato solo dal vento o dagli allarmi per i bombardamenti. Uno strano movimento di gente per strada in più punti dell’abitato mise tutti in allarme. Erano i militi fascisti e i carabinieri che, accompagnati da una lettiga per mascherare le loro vere intenzioni, stavano arrestando alcuni operai delle fabbriche di Sesto San Giovanni che avevano scioperato. Li prelevarono dalle loro abitazioni uno dopo l’altro come in una tragica Via crucis. Furono arrestati: Angelica Belloni, Rosa Crovi, Maria Fugazza, Ines Gerosa, Riviero Limonta, Giovanni Ragazzo, Rodolfo Remigi, Giovanni Vergani, Tarcisio Vergani, Addone Visioli e Marcello Zaffoni.
La stessa tragica scena si ripetè due settimane dopo, la notte tra lunedì 27 e martedì 28 marzo, quando ancora tutti si stavano domandando dove fossero finiti quei poveri malcapitati. Quella fu la volta di: Attilio Barichella, Cesare Berna, Fedele Fumagalli, Giuseppe Galbiati, Carlo Limonta, Giovanni Paravisi e Angelo Tesser. Solo Aldo Beretta riuscì a fuggire dalla sua abitazione; verrà però arrestato il 22 ottobre in un locale pubblico e deportato come tutti gli altri. Molti di loro non tornarono, lasciando a casa vedove, orfani e genitori disperati.
A quei tempi Cinisello Balsamo contava poco più di tredicimila abitanti; tutti sapevano quello che era accaduto e tutti si conoscevano, per cui la notizia di quegli arresti ingiustificati fu per il paese un vero sconvolgimento.

Nella giornata del 28 marzo Galbiati venne rinchiuso a Milano, prima a San Fedele e poi al carcere di San Vittore; il 31 marzo passò amministrativamente nel braccio tedesco dello stesso carcere. Venne in seguito condotto a Bergamo e incarcerato nella Caserma Umberto I.

Il 5 aprile fu caricato su vagoni piombati che partirono dalla stazione di Bergamo e giunsero a Mauthausen (Austria) l’8 aprile, vigilia di Pasqua. Nel Lager gli fu assegnata la matricola 61647. Infine venne trasferito in data non nota al campo di Gusen (Austria), dove morì la mattina del 30 gennaio 1945. Dai documenti risulta per: "insufficienza cardiaca e colite."

Dopo la Liberazione gli fu riconosciuta, per un periodo di otto mesi, la qualifica di partigiano operante con la 184^ Brigata Garibaldi S.A.P. (Squadre di Azione Patriottica) Luciano Migliorini.

L’Amministrazione comunale gli intitolò una via cittadina.

Il suo nome compare:
- sulla lapide Ai martiri della Resistenza e della deportazione sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5;
- su uno dei masselli del monumento Al deportato sito all’interno del Parco Nord Milano a Sesto San Giovanni;
- sulla targa A ricordo dei caduti nel campo di sterminio nazista di Gusen;
- sul monumento sito a Sesto San Giovanni in piazza Hiroshima Nagasaki;
- sul monumento sito a Sesto San Giovanni in via Giuseppe Mazzini;
- sulla lapide sita a Sesto San Giovanni su una parete del reparto Falck Unione.

Inoltre i deportati che partirono su vagoni piombati dalla stazione di Bergamo verso i campi di concentramento sono ricordati, senza indicazione del nome, sulla lapide Ai lavoratori deportati a seguito degli scioperi del 1944 nell’Italia settentrionale sita nella stazione ferroviaria di Bergamo.

Vai alla scheda: "La storia nelle strade".

Foglio Matricolare 1
Foglio Matricolare 2
Foglio Matricolare 3
L’ipocrisia della Falck, che dopo aver compilato le liste dei lavoratori da deportare, chiede informazioni alla famiglia sulla sorte del loro congiunto
Dichiarazione della Questura di Milano in merito all’arresto
Documento della Commissione Riconoscimento Qualifiche Partigiane
Documento del Comitato Internazionale della Croce Rossa, Servizio Internazionale di Ricerche
Testimonianza di Vittoria Galbiati, figlia di Giuseppe Galbiati


GALLERIA FOTOGRAFICA

Giuseppe Galbiati

Targa di Via Giuseppe Galbiati

Via Giuseppe Galbiati

Parco Nord, Monumento Al deportato, massello dove è inciso il nome di Giuseppe Galbiati

25 aprile 1946, primo anniversario della Liberazione, a destra della fotografia Vittoria, figlia di Giuseppe Galbiati, assiste alla cerimonia di posa della lapide dedicata ai deportati e ai partigiani