AL DEPORTATO

Opera scultorea - Sesto San Giovanni (Mi) - Parco Nord Milano - accesso da via Clerici

ISCRIZIONE

MONUMENTO IN RICORDO DEI CITTADINI
DI BRESSO, CINISELLO BALSAMO,
COLOGNO MONZESE, MILANO, MONZA,
MUGGIO’, SESTO SAN GIOVANNI
E DEGLI ALTRI COMUNI DEL CIRCONDARIO
ARRESTATI DAI NAZI FASCISTI
NELL’AREA INDUSTRIALE
DI SESTO SAN GIOVANNI
DURANTE LA RESISTENZA E DEPORTATI
NEI CAMPI DI STERMINIO NAZISTI
PROGETTO Lodovico B. Belgiojoso
Alberico B. Belgiojoso


IL SANGUE DEI DEPORTATI DILAVO’ SU QUESTE

PIETRE DELLE CAVE DI GUSEN E DI MAUTHAUSEN

8 SETTEMBRE 1943

5 MAGGIO 1945

DOVE

A Sesto San Giovanni, all’interno del Parco Nord, in cima alla collinetta sorta dalle macerie delle fonderie della Breda, in particolare della Quarta Sezione Siderurgica.

QUANDO

Il monumento fu inaugurato, davanti a un migliaio di cittadini, il pomeriggio del 28 novembre 1998, con una solenne cerimonia alla presenza, tra gli altri, del presidente nazionale dell’A.N.E.D. (Associazione Nazionale ex Deportati Politici) Gianfranco Maris, dell’A.N.E.D. di Sesto San Giovanni, del presidente della Provincia Livio Tamberi, dei sindaci di Sesto San Giovanni Filippo Penati, di Cinisello Balsamo Daniela Gasparini, di Cologno Monzese Giuseppe Milan e di Muggiò Stefano Rijoff.
Durante la cerimonia l’attore Moni Ovadia lesse alcune significative pagine del Diario di Gusen di Aldo Carpi.

Dopo l’inaugurazione, un lungo corteo si recò fino all’Auditorium del Centro Scolastico Parco Nord, dove intervenne il presidente dell’A.N.E.D. Gianfanco Maris. Seguì una cerimonia durante la quale furono consegnate le medaglie d’oro ai deportati o ai loro familiari. Per la nostra città erano presenti, con il labaro dell’A.N.E.D. di Cinisello Balsamo, Giuseppe Marfante, Maria Fugazza e Dino Brusamolin in rappresentanza della moglie Ines Gerosa, deportata ad Auschwitz.

DEDICATO A

A tutti i cittadini che lavoravano nelle grandi e piccole fabbriche dell’area industriale di Sesto San Giovanni, arrestati dai nazifascisti e deportati nei Lager nazisti, la maggior parte a seguito degli scioperi del marzo 1944, ma anche per attività antifascista, per azioni partigiane, o semplicemente a seguito di rastrellamenti.

CHI

I Comuni di Cinisello Balsamo e di Cologno Monzese stilarono un protocollo di intesa per affidare al Comune di Sesto San Giovanni la gestione dei fondi stanziati.
L’Amministrazione comunale di Cinisello Balsamo stanziò 30 milioni di lire per l’organizzazione, l’ospitalità delle delegazioni e per la cerimonia di inaugurazione; stessa cosa fece l’Amministrazione comunale di Cologno Monzese per una somma di 10 milioni di lire. Il Comune di Muggiò si impegnò invece a gestire direttamente la somma di 15 milioni di lire per spese di rappresentanza.
Il Comune di Cinisello Balsamo formalizzò l’accordo con delibera di Giunta comunale n. 416 del 5 agosto 1998, con le seguenti motivazioni: "Per ricordare nel tempo e perchè sia di monito alle nuove generazioni che non hanno conosciuto gli orrori e le tragedie dell’ultimo conflitto mondiale, i Comuni di Sesto San Giovanni, di Cinisello Balsamo, di Cologno Monzese e di Muggiò, hanno concordato di erigere un significativo monumento ai deportati (sic!), ricordando nelle lapidi che circondano il monumento i nomi dei deportati di questi Comuni.
Il Comune di Sesto San Giovanni, con l’intervento di Coop Lombardia, ha provveduto alla costruzione del monumento, alla sistemazione dell’area circostante ed alle lapidi riportanti i nomi dei quattrocento (sic!) deportati dalle fabbriche sestesi."
La spesa di 300 milioni di lire per la realizzazione del monumento fu affrontata dal Comune di Sesto San Giovanni.

Il monumento fu progettato dallo studio BBPR degli architetti Lodovico Barbiano di Belgiojoso, deportato a Mauthausen, e Alberico Barbiano di Belgiojoso (figlio di Lodovico), coadiuvati dal maestro d’arte Giuseppe Lanzani.


CARATTERISTICHE

Prima di giungere in cima alla collina si incontra un acciottolato simile alla strada che i deportati percorrevano per arrivare alla scala della morte nel Lager di Mauthausen. In questo punto, a sinistra, è collocata una grossa pietra con incisa la dedica e gli autori del progetto. Poco più avanti inizia una ripida salita con alti gradini neri che evoca scala della morte che portava alla cava di Mauthausen, luogo di morte, di tortura e di scherno verso l’uomo e l’umanità. Questo percorso fu progettato dall’architetto Francesco Borrella, come parte integrante dell’opera (mentre i gradini intermedi furono aggiunti per rendere meno difficoltosa la salita).
Per queste caratteristiche il monumento fu definito itinerante.

Il deportato è rappresentato da una figura stilizzata che affonda i piedi nei sassi e che ha altri massi al posto della testa. Questa figura ha un doppio significato: da un lato, l’espressione massima dello sfruttamento dell’uomo nel Lager, dalla testa ai piedi investito dal lavoro disumano e sovraumano che ne determina un rapido decadimento fisico e poi la morte; dall’altro, i sassi al posto della testa rappresentano il massimo della spersonalizzazione della dignità di un uomo. Il deportato non doveva pensare, ragionare, ma eseguire solo ordini.

Alla base del monumento sono posti due grandi catini contenenti sassi provenienti dalle cave di pietra dei Lager di Gusen e di Mauthausen (portate dall’A.N.E.D. nel corso dei vari pellegrinaggi) e sei teche con le ceneri e le terre dei Lager di Gusen, Mauthausen, Dachau, Auschwitz, Ebensee, Ravensbrück e del Castello di Hartheim, dove furono deportati i lavoratori.
Il borgomastro del paese austriaco di Langenstein (Gusen), ad aprile del 1999, in occasione del gemellaggio tra Langenstein e Sesto San Giovanni, venne a deporre una corona alla base del monumento.

Intorno al monumento sono collocati dei masselli in porfido, disposti a semicerchio, su cui erano stati incisi inizialmente quattrocentosessanta nomi di deportati, sia deceduti che sopravvissuti, suddivisi per fabbrica.
Successivamente alla costruzione del monumento, a seguito delle ricerche condotte da Giuseppe Valota - ora presidente dell’A.N.E.D. di Sesto San Giovanni - vennero alla luce altri nominativi, principalmente di lavoratori della Pirelli. Pertanto, nel 2004 furono aggiunti nuovi masselli per un totale di trentuno masselli con cinquecentocinquantanove nominativi incisi.

PER APPROFONDIRE

Da carte e documenti depositati presso il Comune di Sesto San Giovanni si può far risalire la storia di questo monumento al 1978.
Infatti, in quell’anno l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini donò al Comune di Sesto San Giovanni, Città Medaglia d’Oro della Resistenza e città martire per l’alto numero di vittime a seguito delle deportazioni, il progetto di un monumento, allora denominato allo schiavo di tutti i tempi, dell’architetto Lodovico Barbiano di Belgiojoso.

Il progetto, prima di essere realizzato, incontrò una serie di problemi logistici e di reperimento dei materiali pensati da Belgiojoso: Cor-ten (tipo di acciaio) per il manufatto e pietre rossastre diverse dai soliti graniti o marmi per il basamento, materiali rari e costosi a cui il progettista non voleva rinunciare.

Nel 1994, grazie all’interessamento di Angelo Gerosa, assessore all’urbanistica del Comune di Sesto San Giovanni, venne contattato Belgiojoso che, con il suo studio tecnico, garantì totale disponibilità.
Venne anche interpellato il designer Giovanni Sacchi che realizzò e donò alla città un modello del monumento in legno a dimensione 1 a 10, dimostrando che l’opera era molto più gradevole di quanto sembrava dagli schizzi.
Giuseppe Valota dell’A.N.E.D. iniziò un confronto serrato con Belgiojoso al fine di adattare il monumento alla realtà della deportazione sestese.
L’architetto Borrella del Parco Nord produsse un parere positivo anche rispetto al valore architettonico dell’opera.
L’industriale Steno Marcegaglia, acquistando la ditta Brollo, si insediò nell’area Breda e prese a cuore la sfida di costruire un manufatto in Cor-ten di quelle grandi dimensioni, che donò alla comunità.
I Melzi, proprietari dell’omonima cava, verificarono che la cava del lago di Garda, da cui aveva origine la pietra scelta da Belgiojoso, era estinta e consigliarono una pietra d’Istria, non troppo differente e recuperabile a buon mercato. Le pietre vennero trasportate a spese della Coop, che nel frattempo si era insediata nell’area ex Breda, la quale si fece carico anche delle costose opere edili.

A questo punto vi erano tutte le condizioni per tentare di realizzare l’idea di Sandro Pertini.

Si doveva procedere con la scelta del sito dove collocare il monumento. L’architetto Borrella propose tre luoghi all’interno del Parco Nord, ricadenti nel territorio di Sesto San Giovanni:
il rondò alberato in cui convergono tutti i percorsi del parco,
la piazzola a prato che domina il campo volo,
il boschetto che guarda la Breda.
La scelta definitiva avvenne nel corso di un sopralluogo effettuato con il novantenne architetto Belgiojoso, che optò per la terza soluzione.
Le motivazioni furono la visibilità del monumento dalla Breda, come segno di richiamo evocativo, e dal viale Fulvio Testi, come segno di ingresso a Milano.
Dal confronto tra l’Associazione dei deportati e l’architetto Belgiojoso, si giunse alla conclusione di mantenere l’originale significato del monumento, che richiamava la schiavitù, accompagnato però da un percorso della deportazione, realizzato con una serie di masselli con i nomi dei deportati.

I deportati di Cinisello Balsamo, lavoratori delle fabbriche sestesi, ricordati sui masselli che circondano il monumento sono:

Agliardi Raffaele | Arienti Natale | Arnaboldi Luigi | Barichella Attilio | Belloni Angelica | Beretta Aldo | Berna Cesare | Berna Giuseppe | Brancaleone Venturino | Bruschi Giuseppe | Cantiero Sigifredo | Cappelletti Ermanno | Cazzaniga Alfredo | Colombo Pietro | Corneo Maria | Crovi Rosa | Fugazza Maria | Fumagalli Fedele | Galbiati Enrico | Galbiati Giuseppe | Galbusera Leandro | Gerosa Ines | Ghezzi Dante | Ghezzi Edoardo | Guazzoni Alfredo | Limonta Carlo | Limonta Riviero | Longoni Giuseppe | Magni Carlo | Marafante Giuseppe | Merati Ettore | Molteni Giuseppe | Oggioni Anselmo | Paravisi Giovanni | Ragazzo Giovanni | Recalcati Eugenio | Remigi Rodolfo | Riva Agostino | Sala Natale | Sesti Carlo | Tesser Angelo | Vergani Giovanni | Vergani Tarcisio | Villa Severino | Visioli Addone | Zaffoni Marcello | Zanetti Luigi



GALLERIA FOTOGRAFICA

Il sentiero che conduce alla scala

Pietra con iscrizione collocata all’inizio del percorso che conduce al monumento

La scala che porta al monumento

Il monumento

Il monumento, particolare

Il monumento e i masselli

I masselli

Le pietre dei Lager alla base del monumento

Le teche con le ceneri e le terre dei Lager alla base del monumento

Le pietre dei Lager alla base del monumento

Le pietre dei Lager alla base del monumento

Le pietre dei Lager alla base del monumento

La base del monumento

Volantino dell’inaugurazione

Volantino dell’inaugurazione

Corone al monumento

Inaugurazione, il presidente dell’ANED Gianfranco Maris, il presidente della Provincia Livio Tamberi e i sindaci

Inaugurazione, intervento del sindaco Daniela Gasparini

Inaugurazione, il sindaco Daniela Gasparini consegna la medaglia al deportato Giuseppe Marafante

Manifestazione, gennaio 2010, i rappresentanti istituzionali

Manifestazione, gennaio 2010

Giuseppe Valota, presidente dell’A.N.E.D. di Sesto San Giovanni e Milena Bracesco, entrambi figli di deportati