ARABELLI MARIO

Nacque ad Acqualunga (ora frazione di Borgo San Giacomo, Brescia) il 14 gennaio del 1923 da Sesennio Arabelli e Caterina Cavalli. Era un ragazzo alto con i capelli castani. Celibe, era residente a Cinisello Balsamo, Cascina Vallo 1. Frequentò le scuole fino alla terza elementare, in seguito svolse la professione di operaio prima di essere chiamato alle armi.

Fu inquadrato nell’Esercito con la matricola 29526. Terminò la leva il 14 marzo del 1942; fu richiamato alle armi il 13 settembre dello stesso anno e assegnato al 2° Reggimento Granatieri di Sardegna*, 4^ Compagnia. Di stanza a Roma, dopo l’Armistizio, il 9 settembre 1943 fu catturato durante i combattimenti per la difesa della città. Venne deportato in Germania come Internato Militare Italiano (I.M.I.).

Fu dichiarato disperso nei fatti d’arme del 17 gennaio 1945**, data delle ultime notizie inviate alla famiglia. Il 9 luglio del 1948 venne rilasciato il verbale di irreperibilità.

E’ ricordato sulla tomba di famiglia nel cimitero di Cinisello.

Mario non fu l’unico Arabelli a partecipare alla guerra: anche il fratello Faustino ne prese parte. Il 25 gennaio del 1943 Faustino Arabelli fu dichiarato disperso sul fronte russo ma fortunatamente rientrò l’1 aprile di tre anni dopo, come accadde ad altri soldati italiani che dal quel fronte rientrarono anche dopo la fine del conflitto.

Il suo nome compare sulla lapide Ai dispersi della seconda guerra mondiale sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5.

PER APPROFONDIRE


*I Granatieri sono un Corpo di Fanteria dell’Esercito Italiano discendente dall’antico Reggimento delle Guardie creato nel 1659 dal duca Carlo Emanuele II.
L’appellativo Granatieri deriva dal fatto che nel 1685 re Vittorio Amedeo II assegnò a ogni compagnia del Reggimento delle Guardie sei soldati capaci di lanciare allo scoperto le granate.
Il motto a me le guardie deriva dal grido lanciato dal duca di Savoia ai Granatieri che il 30 maggio 1848 si lanciarono in un corpo a corpo contro gli austriaci a Goito, nel corso della prima guerra d’Indipendenza.
Nel 1831 la Brigata Granatieri di Sardegna era formata dal 1º Reggimento Granatieri e dal Reggimento Cacciatori; sciolta nel 1798, fu ricostituita nel 1814 da Vittorio Emanuele I.
Nel 1902 Vittorio Emanuele III fece trasferire i due Reggimenti Granatieri a Roma, lasciando le sedi di Parma e Piacenza.
Il corpo prese parte alla guerra di Crimea, alla guerra italo-turca, alle tre guerre d’Indipendenza e alla repressione del brigantaggio. Durante la prima guerra mondiale fu in prima linea sui monti Sabotino, Cengio e San Michele, nonché sul Passo dello Stelvio. Nel 1918 partecipò alla battaglia di Vittorio Veneto. Destinata al presidio di Fiume, fu in seguito allontanata dalla città. Sette ufficiali della Brigata, acquartierati a Ronchi dei Legionari (Go), inviarono a Gabriele D’Annunzio la lettera da cui scaturì l’Impresa di Fiume.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, dopo aver partecipato alla battaglia delle Alpi Occidentali, presero parte alla campagna in Albania, in Africa Orientale, in Slovenia e Croazia (Jugoslavia), in Russia e in Corsica.
Il 25 luglio 1943, con la caduta del fascismo, il 1° e 2° Reggimento della Divisione vennero incorporati nel neocostituito Corpo d’Armata Motocorazzato, formato da truppe di sicura affidabilità politica e militare che nei primi giorni del mese di settembre del 1943 furono dislocate a protezione delle vie d’accesso a Roma da possibili attacchi da parte delle forze armate tedesche.
A seguito dell’Armistizio dell’8 settembre 1943 i Granatieri di Sardegna, agli ordini del generale Gioacchino Solinas (che poi aderì alla Repubblica Sociale Italiana), si scontrarono duramente con reparti tedeschi, contendendo le posizioni presidiate per due giorni presso Porta San Paolo e al Campidoglio che si rivelerà l’ultimo baluardo della difesa di Roma. I Granatieri e le altre truppe giunte in rinforzo ebbero il forte sostegno della popolazione romana armata. Questo episodio di unione tra Esercito e popolo, assolutamente inedito, fu considerato il preludio di quella che divenne la Resistenza italiana.
Il 10 settembre, in seguito alla fuga di Vittorio Emanuele III assieme alle più alte cariche governative e militari e alla successiva resa voluta dagli alti comandi romani, la Divisione, rimasta priva di ordini, si sbandò, così come la quasi totalità dell’esercito regio, sciogliendosi.

**L’offensiva sovietica del gennaio-aprile 1945 fu una grande operazione di attacco sferrata sul fronte orientale dall’Armata Rossa a partire dal 12 gennaio 1945, nella fase finale della seconda guerra mondiale, per sbaragliare le deboli difese tedesche sulla linea della Vistola e del Narew, e irrompere in modo decisivo nel cuore della Germania.

Foglio Matricolare
Verbale di irreperibilità
Documento dei Carabinieri


GALLERIA FOTOGRAFICA

Arabelli Mario

Cimitero di Cinisello

La tomba, particolare

Combattimenti per la difesa di Roma

Roma, granatieri durante durante gli scontri con i tedeschi

Alta uniforme dei Granatieri di Sardegna