DONZELLI ONORIO

Nacque a Cinisello il 6 gennaio 1895 da Giovanni Donzelli.

Soldato arruolato nell’Esercito, fu assegnato al 202° Reggimento Fanteria, Brigata Sesia.*

Il 15 giugno 1918 venne considerato disperso sul Fiume Piave dopo un combattimento, aveva 23 anni.

Ambrogio Sioli e Luigi Giuseppe Manzoni, nati a Cinisello, furono arruolati entrambi nel 202° Reggimento Fanteria. Non sappiamo se capitò loro di incontrarsi durante i pochi mesi al fronte così da potersi dare conforto. Manzoni morì a 26 anni, il 16 maggio del 1916, Sioli avrebbe compiuto 20 anni il 17 luglio di quell’anno, ma morì l’1 luglio 1916. Anche Onorio Donzelli, un altro cinisellese, fu arruolato nel 202° Reggimento Fanteria e due anni dopo, il 15 giugno 1918, a 23 anni, perse la vita sul Piave.

Il suo nome compare:
- sulla lapide Ai caduti della prima guerra mondiale di Cinisello sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5;
- sulla lapide Ai caduti della prima guerra mondiale di Cinisello sita sul sagrato della chiesa di Sant’Ambrogio ad nemus in piazza Gramsci.

PER APPROFONDIRE

*La Brigata Sesia fu costituita nel 1916 dai Reggimenti Fanteria 201° e 202° (formato già dal 10 dicembre 1915) che, dopo un periodo di istruzione e allenamento, ricevettero l’ordine di mobilitazione il 24 febbraio 2016. La Brigata giunse in zona di guerra, alle dipendenze della 9^ Divisione, nei giorni dal 5 all’11 marzo 1916.
Dal 20 al 25 gennaio 1918 la Brigata era tutta riunita a Treviso. Dal 14 al 16 marzo sostituì la Granatieri in prima linea sul Fiume Piave, dove i Reggimenti si alternarono sino al 24 maggio. Il 25 maggio venne inviata a Breda e Vacil, in attesa di istruzioni.
Fra la fine di maggio e l’inizio di giugno ritornò a presidiare la stessa linea. Il 15 giugno 1918 (giorno in cui fu dichiarato disperso Onorio Donzelli) era schierata sull’Argine regio a C. Broli, quando venne sferrato l’attacco da parte degli austro-ungarici. Mentre il 3° Battaglione del 202° Reggimento impediva al nemico di porre piede sulla sponda destra del Piave, il 1° Battaglione del 201° Reggimento accorreva da Molino Novo al caposaldo di C. Pasqualin per rioccuparlo, difendendo l’Argine regio fino a Fagarè e Bocca Callalta. L’8^ Compagnia del 202°, accorsa in difesa di Saletto che rischiava di essere occupata, fermò l’avanzata nemica infliggendo gravi perdite e catturando quattrocento prigionieri.
Tutti i reparti si batterono a costo di gravi sacrifici di sangue. L’Argine regio fu più volte preso e perduto. Nei giorni 16 e 17 giugno la resistenza della Brigata fu pari al compito ricevuto, che era quello di sacrificarsi sul posto ma non cedere; le perdite subite sono un indice di questi sacrificio: 119 ufficiali e 3331 militari di truppa, compreso un rilevante numero di dispersi. Il contegno della "Sesia" venne citato sul bollettino di guerra del Comando Supremo e ricordato nella motivazione della medaglia di bronzo.

Nelle fasi finali della prima guerra mondiale, sul fiume Piave iniziò l’offensiva italiana destinata a concludersi con la vittoria a Vittorio Veneto.
Tra il 15 e il 22 giugno del 1918 i due comandanti in capo dell’esercito austro-ungarico (il generale Conrad e il feldmaresciallo Boroevic) scatenarono la battaglia detta Battaglia del Solstizio, l’uno sulla linea montana dell’Altipiano del Grappa, l’altro nella pianura dal Montello al mare.
L’attacco fu estremamente violento, ma l’Esercito italiano si era ormai completamente ripreso dallo scoraggiamento di Caporetto. In una settimana quella che doveva essere la sconfitta definitiva dell’Italia si risolse in una grande vittoria difensiva.
L’esercito austriaco si avvicinò alle località venete delle Grave di Papadopoli e del Monte Montello, ma fu costretto ad arrestarsi a causa della piena del fiume. In questa occasione si vide quanto importante fosse la funzione difensiva del Piave. Ebbe così inizio la resistenza delle forze armate del regno d’Italia che costrinsero gli austro-ungarici a ripiegare.

L’episodio ispirò il maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario) che nel 1918 scrisse il brano La leggenda del Piave , meglio conosciuta come La canzone del Piave, una delle più celebri canzoni patriottiche italiane. E.A. Mario rinunciò ai diritti d’autore sulla canzone e, nel novembre del 1941, donò, come Oro alla Patria, insieme alla sua fede e a quella della moglie, le prime cento Medaglie d’Oro ricevute dai comuni del Piave, da associazioni di combattenti e da privati cittadini.



GALLERIA FOTOGRAFICA

Soldati sul Piave

Ermete Giovanni Gaeta, noto con lo pseudonimo di E.A. Mario