OGGIONI DAZIO

Nacque il 14 gennaio 1898 a Cinisello da Ambrogio Oggioni e da Irene Viganò. Era un uomo di statura media con i capelli neri lisci. Sapeva leggere e scrivere e prima della guerra svolgeva la professione di tornitore.

Arruolato nell’Esercito con la matricola 17138, finì la leva obbligatoria e venne richiamato alle armi nel marzo del 1917 nel 23° Reggimento Fanteria di stanza a Novara. A fine maggio del 1917 fu inviato in zona di guerra con il 116° Reggimento Fanteria. Probabilmente fu ferito o si ammalò poiché ottenne una licenza straordinaria per uscire dal territorio di guerra per una convalescenza di sessanta giorni.

Si immolò il 27 ottobre 1918 in un atto eroico a San Giorgio del Piave (frazione del comune di San Polo di Piave in provincia di Treviso) mentre combatteva con il 122° Reggimento Fanteria Brigata Macerata. Morì in seguito alle ferite riportate in combattimento.

Venne sepolto sul posto, nel cimitero militare. La sua morte fu registrata presso il Comune di Cinisello il 12 marzo 1919.

Fu decorato con la Medaglia d’Argento al Valore Militare.
La motivazione delle Medaglie d’Argento alle Bandiere del 121° e 122° Reggimento Fanteria riporta la seguente motivazione:
"Con energia e tenacia mirabili conquistarono e saldamente mantennero importantissime posizioni sul Carso, prima ad oriente di Polazzo e di Castello Nuovo, e poi, vigorosamente ricacciato il nemico, ad oriente del Vallone (luglio-novembre 1915; agosto-novembre 1916).
Con costanza pari all’ardimento, sostennero, per più giorni, violenti poderosi attacchi del nemico e di distinsero brillantemente nella controffensiva, onde l’invasore fu ricacciato al di là del Piave. La loro fede nella vittoria e la saldezza morale delle loro truppe rifulsero ancora al passaggio glorioso del fiume, nonostante la violenta reazione avversaria (Piave, 19-26 giugno 1918; Piave-Livenza-Tagliamento, 24 ottobre-3 novembre 1918)."

Il suo nome compare:
- sulla lapide Ai caduti della prima guerra mondiale di Cinisello sita nell’atrio del Palazzo comunale in piazza Confalonieri 5, erroneamente indicato come Dario;
- sulla lapide Ai caduti della prima guerra mondiale di Cinisello sita sul sagrato della chiesa di Sant’Ambrogio ad nemus in piazza Gramsci.

PER APPROFONDIRE

La battaglia di Vittorio Veneto fu combattuta tra il 24 ottobre ed il 3 novembre 1918, tra Vittorio Veneto e le Alpi Giulie.
Venne celebrata in Italia come una delle più grandi vittorie dell’Esercito italiano, ma di fatto fu una battaglia minore in quanto l’esercito avversario era prossimo al collasso e si arrese rapidamente alle truppe italiane in avanzata. L’evento segnò la fine della guerra sul fronte italiano. Secondo la storiografia ufficiale la battaglia riuscì a unire gli sforzi e i sentimenti patriottici di tutti gli italiani, potendo così essere considerata come l’ultimo atto del Risorgimento.

Il 23 ottobre 1918 l’Esercito italiano, supportato da un piccolo contingente di truppe alleate, si lanciò all’offensiva. Nella zona Ponte della Priula-Grave di Papadopoli l’ingrossamento del Piave in piena travolse le passerelle gettate e non permise un facile sfondamento. Dopo aver attraversato il Piave, il XXIV Corpo d’Armata liberò Vittorio Veneto (al tempo il suo nome era solo Vittorio, Veneto fu aggiunto nel 1923), avanzò in direzione di Trento e mandò i reparti celeri (la cavalleria) all’inseguimento del nemico in ritirata.

La Brigata Macerata raggiunse il Piave il 24 ottobre e spinse alcune pattuglie sulla sponda sinistra. In quei giorni di combattimento perse diciassette ufficiali e settecentootto militari di truppa. Fino al 24 ottobre alternò i suoi reparti fra le posizioni di prima e seconda linea, spingendo quotidianamente delle ardite ricognizioni sugli isolotti del Piave.
Nella battaglia di Vittorio Veneto la Macerata ebbe modo di dare l’ultima prova della sua abnegazione. Passò il Piave il 27 ottobre alle grave di Papadopoli, il 28 raggiunse Ormelle e Tempio, dopo essersi abilmente sottratta a una minaccia di aggiramento del nemico. Il 29 e il 30 proseguì la sua avanzata, il 31 passò il Monticano fra Lutrano e Oderzo e raggiunse a sera la Livenza. Il 2 novembre si trovava a Fagnigola, il 3 fra Taiedo e Sbrojavacca e il 4, alla cessazione delle ostilità, era tra San Vito al Tagliamento e San Floriano.

Sulle cronache locali del 27 ottobre 1918 (giorno in cui morì Dazio Oggioni) si leggeva: "Questa notte è stata sferrata la nostra offensiva! Il bombardamento dei nostri dal Montello si prolunga fino alle due del pomeriggio. Si dice che tre brigate siano già passate al di là del Piave; però pare trovino forte resistenza. Alle tre giungono alcune granate sulla piazza di Montebelluna: la prima cade di fronte alla caserma dei Carabinieri, davanti alla casa della maestra Calèbe; la seconda cade presso la fontana di fronte al municipio e provoca due morti e parecchi feriti tra i soldati; la terza cade sulla fattoria di Bertolini e uccide un bue; altre cadono nelle vicinanze. Alle nove di sera vi è un grande traffico di aerei italiani. Il cannone tuona dal Grappa al Piave, ma cupo cupo, come da molto lontano. Ogni quarto d’ora fischia la solita granata. Poveri i nostri giovani: quante sofferenze! Quanti saranno i travolti lungo il Piave, ove annegano invocando invano la madre lontana! Madonna Santissima, fa tu da madre a quei poveri giovani e ispira loro nei supremi istanti il dolore per le loro colpe."

Foglio Matricolare 1
Foglio Matricolare 2


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